Papà ho mal di pancia

20 Dicembre, 2019
Tempo di lettura: 3 minuti

Insieme al dottor Stefano Manera entriamo in un tema che ci capita di trascurare. Assorbiti dal mondo che gira intorno a noi e che spesso inseguiamo, ci capita di non riuscire a rispondere correttamente alle richieste dei nostri figli. Una breve riflessione sulla relazione tra sintomi e comportamenti dei nostri figli.

In questi giorni notizie terribili con bambini come vittime vengono riportate dai media (poco) e dai social (molto).
I bambini sono insicuri, sono sotto attacco, vittime indifese e innocenti di un mondo malato e perverso, dove gli adulti sembrano quasi non essere più in grado di proteggerli.
Adulti troppo spesso sballati, incoscienti e immaturi.
Adulti mai cresciuti.
Ne ho scritto giorni fa e mi auguro che l’attenzione rimanga sempre ai massimi livelli.

In tutto questo, è normale che i bambini entrino in contatto con queste notizie, che se ne parli in casa o che ascoltino un telegiornale insieme ai genitori o ai nonni, del resto vivono in questo mondo ed è giusto che sappiano, con i dovuti modi e tempi, che non tutto intorno a loro è idilliaco e che ci possono essere anche molti pericoli.
I bambini del resto sono molto più ricettivi di noi, alle loro antenne non scappa niente e queste notizie entrano per direttissima nel loro mondo senza filtri e strumenti di difesa, generando ansia e paure.

“Papà, ho mal di pancia”, Davide ogni tanto me lo dice prima di andare a scuola, me lo dice con sguardo serio, cercando di capire se io gli stia credendo o no.
E io gli credo.
L’ansia è spesso strettamente correlata a sensazioni fisiche come il mal di pancia o il vomito.
La prima cosa da chiarire è che il bambino non inventa nulla, che la pancia gli fa male davvero perché l’intestino è strettamente correlato alla mente attraverso vie nervose afferenti ed efferenti, così un disagio si traduce in mal di pancia e il mal di pancia, a sua volta, genera ancor più disagio, dando vita a un circolo vizioso.

Le famigerate “coliche”, in quanti ne abbiamo sofferto? quanti hanno figli che ne soffrono?
Ecco, questo è un sintomo primario di ansia nei bambini.
Non banalizziamo il mal di pancia, ma ascoltiamolo e accogliamolo, dedichiamogli del tempo, abbracciamolo e sciogliamolo.
La base di tutto è l’ascolto, sempre.
Solo quando avremo ascoltato nostro figlio e solo quando lui si sentirà accolto, sarà forse pronto a spiegarci cosa non va e noi potremo, a nostra volta, cercare di esorcizzare insieme a lui questa paura.

Ho usato parole come “forse” e “cercare” perché affrontare le paure infantili con rassicurazioni razionali non è sempre il modo più efficace poiché spesso fallisce di fronte alla “logica della paura”.
È importante, invece, “offrire i mattoni della sicurezza: amore, empatia e accettazione” come sostiene Lawrence Cohen nel libro “Le paure segrete dei bambini” (Feltrinelli, 2015).

E’ possibile riassumere alcuni punti chiave per la gestione dell’ansia nei nostri bimbi, soprattutto in questi periodi così difficili (lo sono per noi adulti, figuriamoci per loro!).
Ognuno di questi punti meriterebbe approfondimenti, impossibili in questo spazio. Se vorrete potrò parlarne un po’ più approfonditamente.

1) Mostriamo empatia, attenzione e ascolto.
2) Insegniamo ai bambini a ‘raffreddare’ le emozioni.
3) Bilanciamo pazienza e accettazione con una buona dose di motivazione.
4) Facciamo ogni giorno cose spaventosamente divertenti e sicure.
5) Giochiamo e ridiamo insieme! W le battaglie di cuscini!
6) Facciamo da specchio alle loro emozioni: concentriamoci su ciò che è.
7) Aiutiamo i bambini a uscire dai pensieri inquietanti rimanendo ancorati al loro corpo.
7 bis) Insegniamo ai bambini alcune tecniche di rilassamento e pratichiamole con loro!
8) Siamo coloro che infondono sicurezza.
9) Promuoviamo la tolleranza verso l’incertezza, il rischio e il disagio.
10) Concentriamoci su ogni aspetto della vita colpito dall’ansia.

Se seguiremo questi punti, potremo aiutare i nostri bimbi a gestire meglio le loro paure e le loro ansie, e quel mal di pancia diventerà sempre più tollerabile, sino a scomparire.

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