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Parto attivo: mettere la donna al centro

Sempre più partorienti al mondo si affidano al nuovo approccio al parto in cui sono loro le vere protagoniste
26 Settembre, 2021
Tempo di lettura: 2 minuti

La donna dovrebbe essere la Domina dell’evento parto. Eppure nel corso del tempo, e in particolare dall’illuminismo in poi l’uomo, nella sua figura di medico, l’ha spogliata quasi del tutto del suo ruolo naturale, appropriandosene e rendendo il parto naturale una questione sanitaria, quando non chirurgica. Per fortuna c’è chi vuole opporsi a questa tendenza sempre più diffusa, restituendo alla donna il ruolo centrale in un evento fondamentale della sua vita.

Parto attivo: restituire alla donna il suo ruolo centrale

La prima a parlare di parto attivo, o active birth, fu Janet Balaskas, che fondò nel 1982 un movimento che porta lo stesso nome ( l‘International Active Birth Movement ). La Balaskas ha all’attivo molti libri sull’argomento, tradotti anche in italiano. Nel corso degli anni ha visto la propria notorietà, e quella del suo movimento, aumentare molto rapidamente. Tra i sostenitori più noti di questa pratica troviamo, ad esempio, Michel Odent, un noto chirurgo e ostetrico francese. Secondo Odent la donna deve avere piena libertà durante il parto, dalla posizione, ai movimenti, ai suoni.

Un approccio pensato dalla sudafricana Janet Balaskas

Del resto, parte centrale di quanto Janet Balaskas e il suo movimento sostengono è l‘innata capacità della donna di ascoltare il proprio corpo, assecondarlo e in questo modo arrivare all’evento parto nel modo meno traumatico possibile. Attraverso questa via, poi, il neonato verrebbe al mondo nel modo più naturale possibile, circostanza che permette il suo sviluppo non traumatico e in pieno equilibrio psico-fisico, con importanti ripercussioni anche nella sua vita da adulto.

Riacquisire le proprie conoscenze naturali

Assecondare il proprio corpo, in questo caso, non vuol dire solo scegliere la posizione che mette la donna maggiormente a proprio agio, ma scegliere altresì qualsiasi supporto che possa ritenere di sostegno, dall’omeopatia al parto in acqua, passando per respirazioni controllate o massaggi. E, sotto altra luce, il luogo dove preferisce partorire, che sia a casa o in una struttura ospedaliera. La donna ha in sé tutte le conoscenze di cui ha bisogno per portare avanti una gravidanza nel migliore dei modi. Del resto, la biologia umana non è certo pensata perché necessiti di farmaci e sale operatorie. È tempo per la donna di riappropriarsi del suo ruolo.

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