Redazione

Il rapporto che voleva smontare l’Omeopatia ma l’ha sostenuta

22 Ottobre, 2020
Tempo di lettura: 3 minuti

Quando Inganno, assistente di Prometeo, tentò di emulare la Verità modellata dal suo maestro, non gli bastò l’argilla. Bugia, la sua creazione, venne dunque senza piedi e immediatamente riconoscibile. Da questa storia raccontata dagli Antichi viene il detto utilizzato ancora oggi secondo cui le bugie hanno le gambe corte. E, in effetti è proprio così: la verità alla lunga emerge sempre, mentre le falsità prima o poi salgono a galla. Ed è così che proprio il rapporto che voleva smontare l’Omeopatia, l’ha sostenuta.

IL RAPPORTO CHE VOLEVA SMONTARE L’OMEOPATIA MA L’HA SOSTENUTA

È il caso di un rapporto australiano sull’efficacia dell’Omeopatia elaborato dal National Health and Medical Research Council (NHMRC).  Quando, nel 2015, le conclusioni di questo studio furono messe nero su bianco e rilasciate alla stampa, sembrava che non ci fossero più chance per l’Omeopatia. Troppi gli studi convergenti che ne smontavano l’efficacia, troppo precisa e puntuale la ricostruzione fatta dall’istituto australiano. “1800 studi dicono che l’omeopatia non funziona” titolavano i giornali di tutto il mondo, sempre inclini a sparare ad alzo zero quando si tratta di sollevare accuse, ma improvvisamente afoni quando si deve aggiustare il tiro e rettificare quando strillato a colpi di prime pagine. Poi, però, sono spuntate le prime crepe nel lavoro dell’NHMRC.

QUANTI FALLE IN QUESTA RICERCA

Rachel Roberts Homeopathy Research Institute (HRI)

Rachel Roberts, Chief executive dell’Homeopathy Research Institute (HRI) di Londra, ha spiegato nel dettaglio come il rapporto australiano sia stato smontato punto per punto. “È stato detto che la valutazione rigorosa era stata fatta su oltre 1800 ricerche scientifiche. FALSO, il report si è concentrato solo su 176 articoli, senza mai chiarire al pubblico che erano stati usati dei criteri di ‘affidabilità’, come quello del minimo di 150 partecipanti al trial, che portavano a scartare la maggior parte degli studi, riducendoli a 30.

E non è mai stato detto quali altri parametri portassero all’esclusione dei trial dell’analisi. Per esempio, sul criterio del numero minimo di volontari – precisa la dr.ssa Roberts- abbiamo verificato che non esiste una soglia minima, ma in quel caso l’ha decisa il NHMRC, e che lo stesso istituto finanzia studi con meno partecipanti. Ma ci sono tante altre contraddizioni e studi scartati a priori in modo scorretto. Dunque su 179 studi discussi, alla fine il report ne ha ‘salvati’ solo 5, scartando tutta l’evidenza degli altri”.

LA MARCIA INDIETRO DEGLI SCIENZIATI AUSTRALIANI

A seguito delle nuove risultanze anche la NHMRC, committente dello studio, è dovuta tornare sui suoi passi. Nel 2016 è stato addirittura il Ceo a dover fare pubblicamente un passo indietro, sostenendo in un chiarimento pubblico che il rapporto non avesse mai concluso che l’omeopatia fosse inefficace. Piano piano, poi, è venuta a galla una strana storia riguardo un rapporto precedente volutamente insabbiato. Così, dopo una campagna pubblica sotto lo slogan “Liberate il primo rapporto” promossa da HRI,  Il NHMRC ha diffuso una prima bozza di rapporto realizzato nel 2012, che riscontrava ‘evidenze incoraggianti a favore dell’efficacia dell’omeopatia’ per cinque condizioni mediche tra cui l’otite media, l’infezione del tratto respiratorio superiore negli adulti e alcuni effetti collaterali del trattamento del cancro”.

LA QUESTIONE FINISCE IN TRIBUNALE

Quella che doveva essere la pietra tombale sulla credibilità scientifica dell’Omeopatia, insomma, è diventata presto una prova della sua efficacia. Ora il NHMRC è stato costretto ad assumere un nuovo fornitore di servizi per rivedere le conclusioni delle sue ricerche. Tutti gli studi sono stati ripetuti e ora non resta che sperare che al secondo giro le cose vengano condotte con maggior rigore scientifico. Nel frattempo però l’HRI ha deciso di rivolgersi ai giudici. “Abbiamo scelto di percorrere la strada legale con una denuncia all’Ombudsman, il difensore civico australiano – ha spiegato la Roberts – al quale abbiamo dovuto dimostrare che c’è stato un ‘intento deliberato di distorsione’ dei dati. Aspettiamo un verdetto da ben 4 anni, nonostante per questo genere di iter giudiziari di solito bastino dai 6 ai 18 mesi”.

COVID19 E OMEOPATIA

La Roberts ha detto la sua anche sull’attuale pandemia di Covid19: “penso che questa esperienza che ci abbia reso tutti più umili, perché ci siamo resi conto che la scienza non è sempre bianco o nero, non è sempre lineare, e le cose non sono così semplici come sembrano. Abbiamo scienziati eminenti che ogni giorno si trovano in disaccordo su cosa è giusto o cosa sbagliato, su cosa dice o non dice l’evidenza, ci troviamo di fronte a informazioni contrastanti o censurate, tutti cercano di parlare di scienza ma spesso il parere di alcuni non in linea con le decisioni governative non viene preso in considerazione, non viene diffuso e comunicato”.

“Davanti alla ‘infodemia’ scatenata sul Covid-19 per la prima volta tante persone mi dicono di capire ora quanto il messaggio scientifico sull’omeopatia possa essere distorto o censurato. Lo capiscono ora perché c’è qualcosa che li tocca in prima persona come il coronavirus. Spero dunque – conclude – che questa sia un’opportunità per il pubblico a capire, selezionare e discriminare le informazioni nel modo giusto, e senza faziosità”.

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