Digiuno lunare, digiuniamo insieme?

25 Giugno, 2021
Tempo di lettura: 2 minuti
Da tempo, 2 volte al mese pratico il digiuno completo e più volte alla settimana, il digiuno di 16 ore, cioè serale. Upavasa è uno dei termini in sanscrito usato per designare il giorno del digiuno, ma il suo significato è più profondo e significa: stare vicini al Supremo. È considerato più come una pratica psico-spirituale, che fisica. Sugli effetti psicofisici e salutari sono stati scritti numerosi testi. Il miglior sistema per purificarsi fisicamente e mentalmente è digiunare regolarmente, avere un’alimentazione senziente, praticare regolare attività fisica e un’igiene profonda e fare delle pratiche spirituali.

Come fare il digiuno lunare

Da un punto di vista strettamente organico, il digiuno concede il meritato riposo all’intestino, allo stomaco, al fegato e a tutti gli altri organi deputati al metabolismo. È una delle migliori medicine preventive, poiché con il riposo del sistema digerente si possono espellere e neutralizzare le tossine in eccesso. Come è ben noto da millenni in tutte le tradizioni di medicina naturale, la maggior parte delle malattie trova origine nel tratto gastrointestinale. Secondo la mia esperienza, i giorni di digiuno più strategici per la salute fisica, mentale e spirituale sono detti Ekadashi, cioà seguendo le fasi lunari. Eka sta per 1 e dashi sta per 10, cioè 11. L’undicesimo giorno dopo la luna piena e la luna nuova è il giorno di digiuno ideale secondo la tradizione yoga. Durante quei due giorni del ciclo lunare avviene un cambiamento linfatico nel nostro organismo, quando il Shukra viene trasformato in ectoplasma. Durante il digiuno, la mente porta “a galla” le tossine (pensieri confusi) per poi eliminarle. La purificazione mentale è possibile grazie all’aiuto di una mente che è più forte grazie al surplus energetico dato dall’inattività del sistema metabolico.
Negli ultimi anni, la ricerca scientifica ha posto particolare interesse nella comprensione di come l’introduzione di un regime alimentare controllato possa modellare il microbiota intestinale e interagire con malattie metaboliche.

Perché digiunare

È noto che molti interventi a livello della dieta portino a cambiamenti profondi nel microbiota e nell’immunoma. Il digiuno porta a un miglioramento delle condizioni cliniche di pazienti affetti da sindrome metabolica (SM). In particolare, tale miglioramento riguarda una significativa riduzione della pressione sanguigna, del bisogno di farmaci antipertensivi e dell’indice di massa corporea. Sono questi i principali risultati di uno studio coordinato da Michaelsen, Muller e Forslund (German Centre for Cardiovascular Research), di recente pubblicazione sulla rivista Nature Communications.
L’analisi dei dati ha permesso di evidenziare un profondo effetto sul sistema immunitario della forte restrizione calorica apportata dal digiuno.
Principalmente, gli studiosi hanno notato una riduzione di linfociti T helper (CD3+, CD4+) e un aumento di cellule dendritiche, due subset cellulari coinvolti nella patogenesi dell’ipertensione.
Oltre all’immunoma, il digiuno ha mostrato effetti sulla composizione del microbiota intestinale. In particolare, si è vista una diminuzione di batteri butirrici del genere Clostridium, inoltre, al termine dello studio, i pazienti sottoposti a digiuno preventivo presentavano una deplezione di Enterobacteriaceae (soprattutto Escherichia coli).
Tali cambiamenti erano accompagnati da una riprogrammazione generale del microbioma a favore di geni per la produzione di propionato, la degradazione della mucina e l’utilizzo di nutrienti alternativi.
La raccolta di dati clinici ha permesso ai ricercatori di dimostrare che il digiuno porta a una riduzione dell’indice di massa corporea (BMI) e della pressione sistolica.
Finalmente anche la scienza ufficiale inizia ad interessarsi e a comprendere che il digiuno praticato con regolarità può avere effetti benefici da un punto di vista organico, effetti in cui, naturalmente, il nostro microbiota non può essere esente.

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