Vitamina D: cos’è e a cosa serve

25 Dicembre, 2021
Tempo di lettura: 2 minuti
Cari amici,
ormai si sente sempre più parlare della VITAMINA D e a ragione.
La vitamina D è un nome generico per un gruppo di 5 pro-ormoni liposolubili tra i quali si riconoscono l’ergocalciferolo (D2) e il colecalciferolo (D3).
Metabolizzati dal fegato si trasformano, ad esempio in 25-idrossivitamina D o (25(OH)D), la principale forma circolante di vitamina D, la quale viene poi trasformata nella forma bioattiva (1-25OH) a livello renale (detto anche calcitriolo o 1,25-diidrossicolecalciferolo – 1,25(OH)2D)
La vitamina D è ancora troppo poco conosciuta, sottovalutata e prescritta malamente.
È tuttavia essenziale per molti processi fiosiologici:
  • la forma attiva della vitamina D regola l’omeostasi calcio-fosfato attraverso l’interazione con il recettore della vitamina D (VDR);
  • ha un enorme impatto sul corretto funzionamento dei sistemi muscoloscheletrico, immunitario, nervoso e cardiovascolare;
  • gli effetti immunomodulatori della vitamina D attiva includono il passaggio dalla risposta cellulo-mediata (Th1) all’immunità umorale (Th2);
  • attiva i macrofagi e la produzione di sostanze antimicrobiche da parte delle cellule immunitarie, che sono essenziali nell’eradicazione delle infezioni batteriche o virali;
  • regola il corretto funzionamento del SNC.
La carenza di vitamina D, oltre a poter causare patologie dei sistemi muscoloscheletrico, immunitario, nervoso e cardiovascolare, è spesso associata a diverse malattie neurologiche, poiché il recettore della vitamina D è espresso in diverse strutture cerebrali tra cui l’ippocampo, l’ipotalamo, la substantia nigra e il talamo.
La sintesi cutanea rappresenta la principale fonte di vitamina D per l’organismo e dipende in maniera significativa dall’esposizione solare.
Considerato che al giorno d’oggi stiamo troppo poco all’aria aperta e che consumiamo pochi alimenti ricchi di vitamina D (per la maggior parte consumiamo cibi raffinati), ne consegue che il consumo di alimenti arricchiti e/o integratori può essere necessario per mantenere adeguati livelli sierici di vitamina D nella sua forma attiva.
Attenzione però, la sua disponibilità per l’organismo non dipende però soltanto da quanta se ne introduce.
Infatti, l’assorbimento della vitamina D può variare considerevolmente a seconda di molti fattori quali:
  • la forma molecolare della vitamina ingerita;
  • la composizione del cibo che consumiamo;
  • l’interazione con altri composti liposolubili;
  • le secrezioni biliari;
  • presenza di malattie caratterizzate da malassorbimento (IBD, epatopatie, celiachia, ecc.)
  • infiammazione intestinale;
  • eventuale leaky gut;
  • disbiosi intestinale;
  • il pH luminale gastrointestinale;
  • fattori associati (età, stato infiammatorio, obesità).
Nell’integrazione, oltre all’assunzione quotidiana, è quindi fondamentale trovare un prodotto che offra un’elevata biodisponibilità (normalmente soluzione in olio EVO).
Un aiuto per rendere la vitamina D ancora più al servizio del nostro organismo potrebbe venire da particolari ceppi batterici (probiotici) in grado di interagire con sostanze lipidiche aumentando, per esempio, la solubilità.
In uno studio (condotto dall’università di Padova in collaborazione con l’università di Milano, di recente pubblicato su Annals of Microbiology) i ricercatori hanno testato alcuni ceppi batterici appartenenti alla famiglia delle Lactobacillaceae: L. paracasei, L. rhamnosus, L. reuteri e L. acidophilus.
I batteri lattici non solo contribuirebbero a ripristinare l’eubiosi, ma avendo proprietà tensioattive, favorirebbero l’assorbimento della vitamina D attraverso la mucosa intestinale.
I risultati di questo studio preliminare pre-clinico sono stati molto interessanti poiché hanno dimostrato che il L. paracasei DG aumenta considerevolmente la biodisponibilità della vitamina D e suggeriscono che la somministrazione combinata del probiotico L. paracasei DG + colecalciferolo può contribuire al mantenimento di adeguati livelli sierici di calcitriolo in gruppi di popolazione a rischio di carenza di vitamina D.
E voi, vi ricordate di controllare i valori della vostra vitamina D almeno 1 volta all’anno?

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