"'L' universo cospira affinché i tuoi sogni si realizzino."
Venni a contatto con questa frase durante la mia formazione all’istituto Riza di medicina psicosomatica. Una frase che negli anni ha vestito abiti dai colori diversi in relazione all’evoluzione del mio personale percorso di vita e consapevolezza. Perché è proprio così che funziona; l’universo ti semina in testa una frase, che comincia a lavorare, germoglia con i desideri e la fantasia e cresce fino a farti diventare la pianta che sei. Il terreno è tutto. E tu sei il terreno. Devi nutrirti, idratarti, drenarti, fertilizzarti, cercando sempre di evitare che piante infestanti possano toglierti energia, spazio vitale, luce.
Solamente in questo modo potrai diventare la pianta che sei. Lo spazio di accoglienza di questo seme lo si trova dentro noi stessi, riconoscendolo come proprio. Sappiamo tutti chi siamo.
Un papavero è un papavero. Una rosa è una rosa. Ad ognuno il proprio terreno, la propria luce ed il clima giusto. Non occorrono veleni per crescere ed andare contro natura.
Un papavero che vuole sentirsi una rosa, reprimerà i propri impulsi, le proprie caratteristiche, non diventando né un bel papavero né tantomeno una bella rosa. Anche per l’organismo, ad esempio, funziona così.
Tutto ciò che appartiene alla natura è dentro di noi, quindi ciò che arriva dalla natura è riconosciuto. Assumo vitamina C sintetica ed in pochissimo tempo reagisco perché non la riconosco e la elimino. Assumo Rosa Canina e la vitamina C, in essa contenuta, la trattengo.
Non possiamo rinnegare la natura che siamo e che è in noi. È per questo motivo che esprimere un desiderio a favore di ciò che siamo ci sarà favorevole. Diversamente non potrà arrivare nulla che ci permetta di stare bene con noi stessi come neanche nella vita di relazioni sociali e professionali.
Mi trovo spesso a parlare di questo con le persone che vedo in studio. Arrivano quasi sempre riportando malesseri fisiologici, rigidità muscolari, sovrappeso, stati ansiosi, inquietudini, problemi dermatologici e molto altro. Quello che mi si riporta è soprattutto “cosa” si sente, e non “come” ci si sente. Il come è comunque la risposta in relazione al cosa.
Quando, per tanti anni, abbiamo evitato di guardarci nel nostro specchio interiore, nascondendolo per poter continuare a non vedere, difficile scoprirsi o ri-scoprirsi. A volte succede spontaneamente riguardando una foto di quando eravamo piccoli, il luogo o gli amici che abbiamo amato e con cui siamo cresciuti, un oggetto dal quale non ci separavano, un insegnante al quale eravamo legati e del quale ci siamo fidati o affidati.
Ma se questo non accade, solo un sintomo, o una cascata di sintomi potrà arrivare a risvegliarci, scuotendoci e riportandoci, in modo forzato, a guardarci dentro. Chi sei? Cosa pensi? Cosa desideri, tu? Cosa stai facendo per il tuo benessere? Ti ami? Ti piace la persona che sei oggi?
Hai mantenuto le tue caratteristiche, quelle che ti rendono un essere unico ed irripetibile, o qualcosa ti ha “inquinato”?
In quel momento, la nostra caduta, sarà sostenuta solo dalla forza nascosta che non ricordavamo di avere, quella che appartiene al nostro io “autentico”, alla nostra matrice, che risulterà l’unica vera guarigione, in un percorso di consapevolezza.
Desiderare di diventare chi siamo. Riaccendere quella luce che abbiamo dentro e si riflette nei nostri occhi. Ritornare a noi stessi, attraverso l’azione.
“Il Cosa deve trovare il Come per esplicitarsi e concretizzarsi. La Sostanza deve sempre associarsi alla Forma più idonea alla sua essenza.
L’Essere per potersi arricchire ed evolvere deve fluire nel Divenire.”
Cit. G.Peccarisio
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