Molte delle conseguenze della sindrome metabolica riguardano anche l’apparato urogenitale. Dunque, disfunzione erettile e ipertrofia protatica benigna, ma anche tumore della prostata, del rene e della vescica, aumentano con l’aumentare della presenza della sindrome metabolica. Si stima (dati Istat) che nella popolazione adulta la percentuale di italiani in sovrappeso sia prossima al 40% (con una netta prevalenza maschile), mentre le persone obese superano il 10% (più 6 milioni). Per quanto riguarda il diabete di tipo 2 i dati italiani evidenziano una progressiva crescita dell’incidenza nel corso degli ultimi decenni superando ormai il 5% della popolazione (più di 3,2 milioni di italiani).
L’ipertensione colpisce nel nostro paese più di un italiano su 3, con una diversa distribuzione geografica e con punte nel Sud Italia anche del 45%. Da molti anni è noto che la sindrome metabolica aumenta significativamente il rischio non solo di eventi cardiovascolari (infarto miocardico, ictus), ma anche di molte neoplasie e di patologie cosiddette ‘funzionali’, tra cui quelle urologiche. Non a caso il tema è oggetto di numerose campagne di sensibilizzazione, tra cui quella della Società Italiana di Urologia, che con #Controllati, ogni anno, apre le porte degli studi di urologia per attività di informazione e prevenzione. Anche nel 2018 Controllati vedrà molte iniziative che si svolgeranno nel mese di novembre.
“Potremmo definire la disfunzione erettile ‘il metro di misura della sindrome metabolica‘ – spiega il prof. Vincenzo Mirone, responsabile comunicazione della SIU e direttore del dipartimento di urologia all’Università Federico II di Napoli – perché lo dicono i numeri, inequivocabili, ma anche la nostra quotidianità. Ad ogni visita richiesta per risolvere un problema urologico come la disfunzione erettile, nella grandissima maggioranza dei casi il paziente è in sovrappeso o obeso, ha la pressione alta, il colesterolo alle stelle e in molti casi un diabete di tipo 2 non diagnosticato. Nonostante vi siano in alcuni casi cause in parte genetiche – spiega infatti il prof. Mirone – a farla da padrone sono una dieta ricca di zuccheri semplici e grassi associati ad uno stile di vita non sano, sedentarietà, vizio del fumo di sigaretta, a determinare la comparsa della sindrome metabolica. Dunque, il primo intervento è proprio rimettere in sesto lo stile di vita, l’alimentazione, ripristinando anche un minimo di attività fisica”.
La disfunzione erettile non è solo l’unico dei campanelli di allarme, e conseguenza della sindrome metabolica. Ve ne possono essere di assai peggiori, come il tumore del rene, della vescica, o quello della prostata. Ma è proprio dalla visita per problemi sessuali che si riesce ad individuare la sindrome metabolica come causa di base, e avviare il paziente ad una serie di esami di prevenzione e controllo anche per altre patologie urologiche.
Articolo apparso su Terranuova