Hahnemann e lo studio dei miasmi

Per guarire un male comprendi l'origine
21 Ottobre, 2019
Tempo di lettura: 2 minuti

Samuel Hahnemann, fondatore della medicina omeopatica, ad un certo punto del suo lavoro si trovò ad avere a che fare con problema ricorrente, grave e di non facile soluzione: i pazienti, tanto quelli curati con l’omeopatia che quelli curati con l’allopatia, in molte occasioni tornavano dopo un periodo più o meno lungo a manifestare i sintomi della stessa malattia, che pure sembrava ormai alle spalle. Capì quindi che quella che sembrava essere la patologia principale, e sulla quale il dottore interveniva, in realtà non lo era: era, in realtà, la manifestazione di un problema sottostante, che l’organismo esteriorizzava e rendeva evidente nel tentativo di combatterlo. Affrontare l’aspetto superficiale del male, che Hahnemann chiamò miasma riprendendo un termine molto in uso nell’800, risultava essere una battaglia coi mulini a vento, incapace di offrire una vera soluzione. Il dottore, in altre parole, andava ad agire sulla fase acuta della malattia, non arrivando invece ad intaccare quella cronica, che della prima era la causa. Rimuovere la punta dell’iceberg, facilmente identificabile, non rimuoveva certo l’iceberg stesso, che purtroppo però è quasi sempre molto più difficile da identificare.
Da questa osservazione iniziale cominciò il suo viaggio nello studio dei miasmi, che potremmo considerare la predisposizione della persona ad ammalarsi di una malattia piuttosto che di un’altra.
Hahnemann identificò tre tipi diversi di miasmi: quelli per difetto, detti psora, caratterizzati da un ridotto funzionamento dell’organismo, e che portano debolezza e insicurezza sotto l’aspetto mentale; quelli per eccesso, detti sicosi, che portano alla formazione di verruche, noduli e fibromi, e sono spesso accompagnati da stati di angoscia e nervosismo; i miasmi distruttivi, infine: detti lue, che comportano il cattivo funzionamento degli organi interni e possono portare atteggiamenti aggressivi o violenti.
Non dobbiamo commettere l’errore di pensare che queste tre “condizioni” si escludano, o siano di per sé patologiche. In realtà, in ognuno di noi questi tre miasmi coesistono e raggiungono equilibri diversi, che possono cambiare anche nel corso della vita della persona. Il ruolo del medico sarà perciò quello di valutare quale sia quello prevalente nel paziente in un dato momento, così da poter predisporre una cura ben calibrata e che possa combattere il male alla radice.

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