Le nuove economie si muovono verso le medicine non convenzionali.

11 Febbraio, 2020
Tempo di lettura: 3 minuti

Le dinamiche mondiali non sono più eurocentriche. Il planisfero stesso, non è più rappresentato dalla centralità del vecchio continente. L’Asia ed il Sud America hanno guadagnato posizioni in economia ed in molti ambiti sociali e culturali. Non stupisce che India e Brasile, due economie in espansione, abbiano siglato un corposo accordo di cooperazione. In esso sono toccati moltissimi aspetti volti al miglioramento delle rispettive situazioni socio-economiche.

Uno dei punti di maggiore interesse, almeno per il nostro campo, è quanto contenuto nei punti 38 e 39, riferiti all’accordo di cooperazione nel settore sanitario. L’accordo infatti, prevede il reciproco impegno a  promuovere lo scambio di conoscenze per favorire l’accesso, come si legge nel testo:  di medicinali sicuri, efficaci, di qualità e convenienti.

Un’attenzione particolare è dato alla medicina omeopatica ed alle medicine non convenzionali. Strategie terapeutiche storicamente molto popolari  in India, ma che trovano  in America Latina non pochi sostenitori, e catalizzano l’interesse degli stessi governi. E’ certamente molto interessante notare come siano soprattutto le nuove economie ad essere maggiormente interessate all’adozione di sistemi terapeutici diversi dalla medicina convenzionale. Percorsi che possono consentire, in moltissimi casi, un miglioramento complessivo delle condizioni di salute a costi decisamente inferiori a quelli sostenuti  per terapie che si basano esclusivamente su farmaci di sintesi.

Un equilibrio degli strumenti terapeutici

L’accordo in questione ci da lo spunto per una più ampia riflessione sulla propensione delle  “giovani” economie nel costruire sistemi sanitari integrati, dove convivono in maniera sinergica diversi approcci terapeutici. Nonostante ciò che se ne dica, le medicine non convenzionali costituiscono una componente fondamentale per il mantenimento della salute e della  prevenzione. E’ un comportamento più che assennato, quello di potenziare il contributo delle medicine complementari. Promuoverne l’utilizzo, sicuro e consapevole. Approfondire la ricerca e la formazione di medici e personale sanitario specializzato. Il tutto per inserirlo con sempre maggiore forza ed efficacia nei sistemi sanitari nazionali. A dirlo non è un gruppo di fanatici, tanto meno degli sprovveduti, ma lo propone la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel programma 2014-2023 sulle medicine tradizionali e complementari.

I vantaggi dell’utilizzo delle medicine tradizionali e complementari, associate alla medicina convenzionale, investono svariati ordini di motivi, e non possono essere ridotti alla sterile polarizzazione alla quale ci siamo abituati in Italia. Non si tratta di essere d’accordo o meno, non esistono i pareri, ma si tratta di pianificare con la massima serietà le migliori strategie in favore del benessere collettivo, al costo minore possibile per la collettività. Nel campo della salute pubblica non ha senso stabilire una supremazia assoluta di una strategia terapeutica a svantaggio di tutte le altre. Forse ne ha per la realizzazione di utili economici di alcuni player, ma non incide positivamente sui bilanci sociali.

Ne sono la prova le motivazioni per cui moltissime persone nel mondo scelgono di avvalersi di percorsi terapeutici alternativi. Tralasciando quelle di carattere culturale o tradizionale, i motivi principali sono:  una crescente insoddisfazione verso i servizi sanitari esistenti.  Oltre ad un rinnovato interesse per “l’attenzione alla persona nella sua globalità”. Caratteristica quest’ultima maggiormente associata alle medicine complementari. Se ciò non bastasse, si pensi al  Royal London Hospital for Integrated Medicine, dove la maggioranza delle persone che vi accede, lo fa dopo aver provato altre cure che non hanno sortito i risultati sperati.

Gli obiettivi strategici

Le medicine complementari costituiscono una potente leva per il miglioramento della salute collettiva. Intervenendo proprio in quei casi, tutt’altro che sporadici, in cui la medicina convenzionale non è capace di rispondere efficacemente. E’ questo certamente un punto dal quale partire, nella ricerca di sempre più alti livelli di cura e prevenzione al minor costo possibile. Spesso questa relazione con i costi porta ad un taglio delle somministrazioni sanitarie, quando potrebbe essere applicata la stessa riduzione sostituendo, o integrando strategie terapeutiche differenziate. Ne è un esempio l’integrazione tra medicina convenzionale e medicina omeopatica, dove quest’ultima potenzia i trattamenti della prima. O ancora, per molte patologie croniche, nelle quali le cure omeopatiche si sono dimostrate più efficaci e spesso meno dispendiose, dei trattamenti di medicina convenzionale.

Si tratta di utilizzare il buon senso da una parte, e mettere in pratica quei piani strategici volti a valorizzare le reali potenzialità delle medicine complementari. Lo stesso programma dell’ OMS indica tre obiettivi strategici prioritari finalizzati ad un intervento positivo delle medicine tradizionali e complementari per migliorare l’efficenza dei sistemi sanitari nazionali. Un cammino ancora molto lungo, su cui i paesi in via di sviluppo e le nuove economie già si muovono con ragguardevoli risultati positivi.

 

 

 

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