Era un giorno di festa. Alle undici la statua del santo patrono, posta su un carro trainato da un asino, uscì dal Duomo e iniziò a sfilare per le vie del paese.
Tutta la popolazione assisteva alla processione. Solo il medico omeopata, impegnato in una visita imprevista, non riuscì a partecipare.
Un individuo si presentò nello studio accompagnato da un amico che indossava grandi occhiali da vista. L’individuo, smilzo e agitato, implorò:
– Dottore, mi aiuti. Soffro di un terribile e continuo stato d’ansia, accompagnato da prostrazione e paranoie spaventose che mi impediscono di dormire. Odo voci che mi accusano di avere commesso un’azione malvagia, un crimine talmente orribile da meritare la punizione divina.
– Chi l’accusa?- Domandò il medico.
L’individuo: – Sono voci, signor dottore, maledette voci che mi perseguitano. –
L’individuo si guardò attorno ed esclamò:- Ecco, le sente? –
Il medico:- No.-
L’individuo:- Apra la finestra e le sentirà anche lei. –
Il medico aprì la finestra e s’affacciò al balcone. Guardò in giù, verso la piazza, dove un vecchietto, stizzito e con una sega in mano, s’aggirava attorno al carro della processione fermo davanti al municipio.
Domandò: – Cos’è successo?-
Il vecchietto spiegò: – Quel maledetto ha rubato la statua del santo patrono e ferito l’asino che trainava il carro. Ma se lo prendo gli sego il mirino!-
Fu a quel punto che l’accompagnatore del misterioso individuo esclamò: – Bacio le medaglie comandante. Avete colpito ancora!-
Il medico, stupito, si accorse che l’individuo aveva dietro di sé proprio la statua del santo patrono.
Disse: – Lei è il ladro. Restituisca la statua immediatamente.-
L’individuo si mise un mirino sul becco e un berretto in testa. – E che, c’ho scritto Jo Condor?- Disse, indicando la scritta che riportava quello stesso nome sul berretto.
A quel punto, in mezzo alla piazza, si radunò un gruppo di bambini che, in coro, cantarono:- In tutto il mondo, in tutto il mondo, nessuno è cattivo come Jo Condor!-
Il vecchietto urlò: – Nessuno vorrà partecipare ad una processione dove manca la statua del patrono. –
Il coro: – Partecipava anche Lulù con i suoi occhi blu.-
Poi tutti i bambini alzarono lo sguardo verso la montagna e cantarono: – Gigante, pensaci tu. –
Il medico, scandalizzato, ordinò: – Restituisca la statua!-
Ma il condor ripeté: – E che c’ho scritto Jo Condor?-
Una mano enorme penetrò attraverso la finestra e afferrò Jo Condor.
Lui gridò: – Mi lasci! Non c’ho il paracadute, non c’ho la mutua! –
Il Gigante amico prese la statua del patrono e la ripose sul carro, poi disse: – Per trainare il carro, al posto dell’asino, ci mettiamo quel briccone di Jo Condor.-
Finalmente, con il santo patrono nuovamente sul carro, la processione riprese a sfilare. I bambini esultarono, le campane suonarono a festa e, nel paese, tutti tornarono ad essere felici. Tutti, tranne Jo Condor. Nelle sue nuove sembianze da asino, tirava il carro, sbuffava, si torceva le zampe agitate e inquiete. Disperato, tra ragli e momenti di furia alternati ad altri con vuoti di memoria, implorò il medico di aiutarlo: – Ma siamo impazziti? Hi Ho! Hi Ha! Non sono stato io a rubare la statua del patrono! Hi Ho! Hi Ha! Dottore, faccia qualcosa! Hi Ho! Hi Ha! Però, se mi osservate bene, sono il più bel somaro da tiro di tutto l’universo! Hi Ho! Hi Ha! –
Il medico gli si avvicinò e gli sussurrò nelle lunghe orecchie: – Per lei, caro Jo asino, occorre: Kali Bromatum!-