Quando un calciatore che segna come una macchina da gol parla di ciò che mangia e beve, tutti vogliono dire la loro. È proprio ciò che è accaduto quando Erling Haaland, attaccante del Manchester City, ha mostrato nel suo canale YouTube di bere latte crudo, cioè non pastorizzato. Il video è diventato virale e ha acceso discussioni tra sostenitori della naturalità del prodotto e chi invece lo considera pericoloso.
Il latte crudo non è né miracolistico né pericoloso per definizione: è un alimento con caratteristiche nutrizionali particolari e con rischi concreti, seppur molto bassi quando la filiera è controllata. D’altra parte, il latte pastorizzato, più sicuro dal punto di vista microbiologico, risulta in parte impoverito di alcune sostanze bioattive presenti originariamente. Per comprendere davvero il dibattito, serve andare oltre le semplificazioni.
Che cos’è il latte crudo e perché se ne parla di nuovo
Il latte crudo non subisce trattamenti termici come la pastorizzazione. Haaland racconta di berlo quotidianamente, sostenendo che lo aiuti a livello digestivo, muscolare e cutaneo. Questo latte può essere venduto solo da aziende agricole registrate, sottoposte a controlli sanitari regolari, con animali esenti da malattie come tubercolosi e brucellosi. Non lo troviamo nei supermercati: si acquista direttamente dal produttore. Il suo fascino deriva dall’idea di “naturalità” e dal fatto che mantiene una microflora complessa e attiva, assente nel latte industriale.
I rischi: quali e quanto sono probabili
Le agenzie sanitarie ricordano che il latte crudo può contenere batteri come Campylobacter, E. coli o Salmonella. Il rischio non è costante: varia in base alle condizioni dell’allevamento, alla salute degli animali, alla pulizia della mungitura e alla temperatura di conservazione. Il consumo è sconsigliato per bambini piccoli, anziani, donne in gravidanza e persone immunodepresse. Negli adulti sani, se il latte proviene da aziende controllate e viene conservato correttamente, il rischio si riduce notevolmente. Questo è il punto cruciale: non è un alimento che si può comprare “a caso”.
Cosa cambia con la pastorizzazione
La pastorizzazione ha rappresentato un enorme passo avanti nella sicurezza alimentare, riducendo drasticamente la diffusione di malattie. Tuttavia, il calore modifica alcune componenti del latte. Studi sul Journal of Dairy Science mostrano una riduzione di enzimi come la lattoperossidasi e la fosfatasi, oltre a una diminuzione di alcune vitamine termolabili. Anche alcune proteine subiscono denaturazioni che potrebbero influire sulla digeribilità per alcune persone sensibili. Nulla di grave, ma significativo nel lungo periodo per chi consuma latte quotidianamente.
Latte crudo e microbiota intestinale: cosa dice la ricerca
Uno degli aspetti più discussi è il rapporto tra latte crudo e microbiota. Alcuni studi europei indicano che la microflora naturalmente presente nel latte crudo può favorire una maggiore diversità batterica intestinale, elemento associato a un miglior equilibrio immunitario. Non esistono prove definitive, ma la questione è considerata scientificamente rilevante: il latte pastorizzato è più sicuro, ma più “povero” da questo punto di vista.
Il problema non è Haaland. Il problema è chi lo imita senza sapere da dove provenga il latte che consuma. Imitare una dieta senza comprenderne il contesto significa esporsi a rischi evitabili. Bere latte crudo può essere una scelta consapevole, ma solo quando si conoscono provenienza, modalità di conservazione e limiti.
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Redazione




