Lavoro come pediatra di libera scelta dal lontano, ahimè, 1985 quando mi ero specializzata da pochi mesi in Pediatria, abbandonato un (cosiddetto?) promettente futuro in Università e mentre stavo studiando Omeopatia, iscritta ad una scuola in Francia.
Muovevo dunque timidamente e in prima linea i primi passi nella medicina, col mio bagaglio di conoscenze fresche sia in medicina accademica che nella misteriosa e affascinante legge dei simili alla quale mi ero avvicinata per curiosità culturale, salvo verificarne stupita e incredula i sorprendenti risultati.
In quegli anni tutto era ancora in divenire non solo per la giovane me stessa ma anche per la neonata pediatria di libera scelta: uno specialista su tutto il territorio nazionale offerto finalmente dallo Stato italiano al servizio di tutti i bambini. Negli anni Ottanta era ancora (o nuovamente) in divenire anche l’Omeopatia, scienza antica di duecento anni quasi dimenticata per molti anni e allora ancora assai di nicchia nel nostro belpaese, misconosciuta ed elitaria. Come sarebbe finita? Oggi possiamo dire che sia per la pediatria sul territorio sia per l’Omeopatia è finita piuttosto bene: il pediatra di libera scelta oggi è una figura consolidata e l’uso della medicina omeopatica in pediatria è progressivamente lievitato fino a diventare una pratica di medicina complementare quasi abituale in molte famiglie.
Omeopatia come valore aggiunto
Da allora e per tutti questi lunghi anni di lavoro la Pediatria è stata per me il valore primario, l’Omeopatia un prezioso e irrinunciabile valore aggiunto.
Il lavoro del pediatra sul territorio è complesso, articolato, multidisciplinare: indispensabili non solo la competenza medica specialistica in senso stretto e la conoscenza della puericultura ma anche competenze in igiene, prevenzione, educazione sanitaria, dietologia, psicologia, scienze sociali… I Pediatri hanno la responsabilità della cura di individui che si affacciano alla vita e la cui salute va tutelata per il futuro. La capacità di attenzione e ascolto è indispensabile per i medici ma lo diventa ancor più per il medico pediatra. Il pediatra ha una relazione decisamente complessa e indiretta col suo malato, il paziente/bambino non essendo per sua natura interlocutore diretto ma necessariamente mediato dal contesto familiare. Tutti gli interventi sul paziente/bambino, dai consigli di igiene, puericultura e prevenzione fino alla terapia e assistenza in corso di malattie anche gravi devono necessariamente coinvolgere la famiglia nel suo complesso. Si tratta come appare evidente di un contesto al contempo difficile e delicato per il quale è necessaria oltre alla competenza medica l’attitudine a fare da contenitore alle aspettative genitoriali e alle loro ansie, anche quando ingiustificate. Il pediatra diventa oltre che medico in senso stretto un educatore alla salute per un’età della vita nella quale si investe su tutta la vita futura.
Omeopatia medicina multidisciplinare della complessità
In questo contesto l’approccio multidisciplinare e di apertura senza preclusioni o preconcetti nei confronti di tutte le strade terapeutiche costituiscono indubbiamente una ricchezza: diventa qui una enorme opportunità la conoscenza dell’Omeopatia con le sue leggi, le sue peculiarità metodologiche, le sue regole e il suo rispetto per l’integrità e per la capacità reattiva dell’individuo.
In quei lontani primi anni della mia attività come pediatra l’Omeopatia in Italia era davvero poco diffusa, tanto da esserci difficoltà nel reperire i medicinali omeopatici: pochi la conoscevano e molti ne diffidavano. Nonostante difficoltà e diffidenze nel mio iniziare la mia attività di Pediatra sul campo, sola con me stessa e come mi piaceva dire “primario di me stessa”, proprio quella conoscenza in più mi è stata di aiuto indispensabile, direi inconsapevolmente, grazie alla capacità di osservazione e di ascolto che la pratica e lo studio di questo tipo di medicina necessariamente mi richiedeva e sviluppava, gradatamente.
Il medico che conosce e applica l’approccio al paziente che l’Omeopatia insegna, indipendentemente dalle valutazioni finali di scelta terapeutica, fa dell’osservazione e del prendersi cura del malato nella sua globalità la propria struttura di pensiero. La capacità di ascolto e di visione globale è ciò che gli individui malati e le famiglie dei malati quasi sempre richiedono al medico e al pediatra, approccio che la semeiotica accademica troppo spesso sottovaluta. In pediatria l’indagare e dare attenzione ad aspetti alle quali le mamme sono molto attente e che spesso non raccontano al medico perché considerati banali o superflui facilita sicuramente l’instaurarsi di un rapporto di fiducia: “Ti posso raccontare anche queste sciocchezze: dunque mi ascolti, sopporti le mie scempiaggini. Di te mi posso fidare!”. L’attenzione ai minimi particolari peculiare e indispensabile in Omeopatia, la minuziosa classificazione e gerarchizzazione di ogni sintomo anche sfumato o bizzarro ma che possa rivelare un disagio sia fisico sia psicologico, diventano abituali per il medico anche esperto in Omeopatia, quasi applicati in automatismo. Sempre.
Rapporto medico paziente individualizzato
Quando l’attenzione del medico è rivolta al malato in quanto individuo unico e irripetibile e non solo alla malattia in quanto tale, si manifesta un sentimento di relazione umana che il malato coglie perfettamente. Tutto ciò rende il rapporto medico-paziente più completo e profondo arricchendolo di molte soddisfazioni personali ed umane, vicendevolmente.
Per tutte queste ragioni, e non solo per la sua sorprendente efficacia in innumerevoli casi, la conoscenza dell’Omeopatia mi è stata preziosa in questi lunghi anni di pediatria sul territorio, affiancata dagli indispensabili strumenti diagnostici della medicina scientifica e indipendentemente dalla scelta finale di intervento terapeutico, scelta da valutare sempre senza preclusioni, particolarismi o dogmatismi. Dopo un’approfondita diagnosi il percorso terapeutico va valutato e proposto dal medico da caso a caso, non assecondando le mode o, nel caso di medico esperto in Omeopatia, non certo ritenendo di essere un cattivo omeopata se e quando diventano indispensabili i farmaci del contraria.
Grazie Hahnemann
Se il fine ultimo è la guarigione, grazie ad Hahnemann possiamo sfruttare un punto di vista diverso per capire, curare e guarire il nostro paziente, studiando e sfruttando tutte le opportunità che ci offrono sia la razionale e meccanicistica scienza moderna che il mistero dei simili e la potenza della vis medicatrix naturae.
Per quanto mi riguarda la scoperta di questa strada terapeutica e di questo approccio al paziente mi ha facilitato il lavoro, mi ha arricchita umanamente, mi ha permesso di sventare la terribile sindrome di burnout e, da ultimo ma non ultimo, mi ha permesso di prendermi cura con l’Omeopatia della gran parte dei miei piccoli pazienti in modo sicuro, efficace e scevro da effetti collaterali a breve e a lunga distanza.
Grazie, Hahnemann!
1 commento
Tiziana Di Giampietro
Complimenti alla collega pediatra e omeopata Luisella Zanino che ha espresso le speranze e le convinzioni che accompagnano la vita professionale del medico pediatra sul territorio, tutore della salute dei suoi pazienti nell’arco della vita infantile e adolescenziale, dunque attento alle sue caratteristiche fisiopatologiche, alle sue “tendenze morbose” e alla prevenzione di queste ma soprattutto ad evitare di nuocere alla sua salute con terapie che possano creare effetti tossici o di resistenza farmacologica. E alcuni lo fanno dedicando anni di studio ad altre conoscenze, quelle omeopatiche, che arricchiscono il bagaglio di medicinali ma soprattutto la capacità di interpretare le modalità sintomatologiche attraverso le quali il corpo malato esprime il suo disagio, indicando anche la similitudine con la sua personale cura.