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Il 2023: un anno bollente e un enigma per gli scienziati
5 Aprile, 2024

Il 2023: un anno bollente e un enigma per gli scienziati

RedazioneRedazione
Il 2023 si è classificato come l'anno più caldo degli ultimi 100mila anni, con un'anomalia di +1,48 gradi rispetto alla media

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Che il surriscaldamento globale esista è un fatto, non un’opinione. Negli ultimi anni si è dimostrato anche più grave di quanto tutti i nostri studi avessero suggerito. Il 2023 si è classificato come l’anno più caldo degli ultimi 100mila anni, con un’anomalia di +1,48 gradi rispetto alla media preindustriale (1850-1900). Questo dato, riportato in un articolo pubblicato su Nature da Gavin Schmidt, scienziato e direttore del dipartimento di scienze atmosferiche della NASA, ha acceso un faro inquietante sulle preoccupanti traiettorie del riscaldamento globale. La temperatura record del 2023 non solo ha superato di 0,17 gradi il precedente record del 2016, ma ci ha portato pericolosamente vicini alla soglia di +1,5 gradi stabilita dagli accordi di Parigi. La rapidità con cui ci siamo avvicinati a questa soglia, in soli 4-5 anni anziché nel corso del secolo come si sperava, rende la situazione ancora più grave e urgente.

Il timore di un punto di discontinuità

La causa di questo caldo senza precedenti è ancora un enigma per gli scienziati. Il Niño, un fenomeno climatico noto per causare un aumento delle temperature globali, non è stato particolarmente forte nel 2023. Inoltre, ha avuto inizio solo nella seconda metà dell’anno, mentre i record di calore sono stati toccati già da febbraio, ben prima del suo innesco. Se le temperature non dovessero calare dopo la fine del Niño e l’inizio della Niña, un altro fenomeno climatico che causa un raffreddamento delle temperature globali, saremmo di fronte a un punto di discontinuità, un “tipping point” climatico. Questi eventi, come ad esempio la diminuzione dei ghiacci artici o lo scioglimento del permafrost, possono accelerare il riscaldamento globale in modo imprevedibile e con conseguenze devastanti.

Un monito per il futuro e una chiamata all’azione

La comunità scientifica è mobilitata per comprendere le cause del caldo record del 2023 e per trovare soluzioni concrete per mitigare il riscaldamento globale. Nell’articolo di Nature, Schmidt sottolinea l’urgenza di accelerare gli sforzi nella ricerca e di mettere in atto misure drastiche per ridurre le emissioni di gas serra e promuovere la transizione verso energie rinnovabili. Il 2023 rappresenta un monito inquietante per il futuro del nostro pianeta. Se non agiamo tempestivamente e con decisione, le conseguenze del cambiamento climatico potrebbero essere catastrofiche. La riduzione delle emissioni di gas serra, la tutela del patrimonio naturale e la transizione verso un modello di sviluppo sostenibile sono solo alcune delle azioni che possiamo intraprendere per contrastare il riscaldamento globale. Il tempo è prezioso e non possiamo permetterci di sprecarlo.

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2 commenti

  • Maria Emanuela Giacomuzzi

    Del clima qui in montagna (Trentino) del 2023 ricordo chiaramente l’estate più fredda della mia non breve vita. Dopo un inverno con poca neve ma freddo, dopo Pasqua ha iniziato a piovere per giorni con pochi intervalli tanto che le fioriture del giardino, meli, albicocco, piccoli frutti, noci, sono gelate. A fine maggio non avevo ancora spento il riscaldamento (da ottobre) e i contadini non poterono tagliare il primo fieno, abbondante per la pioggia, perché pioveva ogni giorno. Solo a fine giugno ci furono un paio di settimane di caldo ma il fieno era giallo come paglia. Ad agosto ricordo mattine a 11 gradi. A settembre un po’ meglio ma qui l’estate finisce presto. Tra noi dicevamo che un’annata così 100 anni fa sarebbe stata di carestia……leggevo queste notizie di calore incredibile e mi chiedevo di quale pianeta parlassero, perché tutto il nord Italia non ha avuto estate.

    • Generiamosalute

      Le medie che vengono considerate sono di tutto il pianeta terra e lo scioglimento dei ghiacci, la desertificazione che avanza, purtroppo non sono delle interpretazioni, ma delle realtà.

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