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Antibiotici fluorochinoloni, effetti gravi emersi troppo tardi
7 Luglio, 2025

Antibiotici fluorochinoloni, effetti gravi emersi troppo tardi

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Quante volte, di fronte a una febbre insistente o a una tosse che non passa, ci sentiamo rassicurati quando il medico ci prescrive un antibiotico “per sicurezza”? È una scena quotidiana negli studi medici, specialmente in inverno: il paziente solleva le sopracciglia, chiede «Ma non sarebbe meglio fare qualcosa di più forte?» e il professionista si trova a mediare tra cautela e aspettative. Il problema è che dietro ogni prescrizione inappropriata si nasconde un rischio che spesso non si vede subito, ma che può rivelarsi molti anni dopo.

L’esempio dei fluorochinoloni: effetti gravi emersi dopo decenni

Gli antibiotici fluorochinolonici sono stati a lungo considerati armi preziose contro le infezioni batteriche resistenti. Eppure, nonostante decenni di utilizzo, solo di recente si è cominciato a comprendere la portata di alcuni effetti collaterali gravi. Nel 2024, un’analisi europea ha confermato che questi farmaci possono causare reazioni anche sul sistema nervoso centrale: ansia, attacchi di panico, ideazione suicidaria. Effetti che si aggiungono a quelli già noti, come tendiniti invalidanti, dolori muscolari e neuropatie.

La storia dei fluorochinoloni non è un’eccezione, ma un promemoria del fatto che non sempre si conoscono appieno i rischi di un farmaco al momento della sua approvazione. Alcuni eventi avversi compaiono solo dopo anni di osservazione su grandi numeri di pazienti.

Quanti campanelli d’allarme ignorati

Nonostante gli avvertimenti, in Italia i fluorochinoloni continuano a essere prescritti più della media europea. Secondo il rapporto OsMed 2023, questi antibiotici rappresentavano in quell’anno il 9,7% delle prescrizioni totali, in calo rispetto al 10,5% del 2022, ma comunque superiori alla media europea del 6,9%. I consumi restano particolarmente elevati tra gli over 65 (14,1%) e le donne tra i 20 e i 59 anni (5,2%), con picchi ancora più alti al Sud.

Spesso questi antibiotici vengono usati per infezioni lievi o autolimitanti che non li richiederebbero affatto. Il problema non riguarda solo questa classe: l’abuso e l’uso scorretto degli antibiotici in generale alimentano il fenomeno dell’antibiotico-resistenza, rendendo più difficile trattare infezioni che un tempo erano banali. E a questo si somma il rischio di effetti collaterali sottostimati o non ancora del tutto noti.

Farmacovigilanza e informazione: il ruolo chiave dei medici

Per invertire la tendenza serve una comunicazione chiara e onesta tra medico e paziente. È necessario spiegare quando l’antibiotico è davvero utile e quando no, illustrando i rischi a breve e lungo termine. Strumenti come la farmacovigilanza consentono di raccogliere segnalazioni preziose su reazioni avverse, migliorando la conoscenza sui farmaci già in commercio.

Proprio l’attenzione a queste segnalazioni ha permesso di aggiornare le indicazioni sui fluorochinoloni, limitandone l’uso ai casi in cui non esistono alternative valide. Un segnale di quanto sia fondamentale la prudenza nella prescrizione.

Il valore di un approccio più attento e personalizzato

Oggi più che mai, la sfida è evitare la scorciatoia del “prescrivere per non sbagliare”. Un approccio attento e personalizzato significa valutare i rischi individuali, considerare terapie alternative e riservare l’antibiotico solo ai casi in cui è davvero necessario. In contesti di medicina integrata, come l’Omeopatia, si sottolinea l’importanza di rispettare la specificità di ogni paziente e di evitare trattamenti inutili o potenzialmente dannosi.

I rischi dei farmaci non sempre si vedono subito. Ciò di cui abbiamo bisogno è un cambio di mentalità: meno prescrizioni facili, più consapevolezza.

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