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I dolcificanti inducono pubertà precoce nei bambini?
20 Novembre, 2025

I dolcificanti inducono pubertà precoce nei bambini?

RedazioneRedazione
Un recente studio suggerisce un legame tra consumo di dolcificanti e sviluppo puberale anticipato, con implicazioni per la salute pubblica e la prevenzione

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Immagina una scena familiare: la colazione del mattino con cereali dolcificati, il succo “senza zucchero aggiunto” che però contiene edulcoranti artificiali, la merenda con una bevanda light o una caramella alla liquirizia. Gesti quotidiani, spesso scelti con l’idea di ridurre lo zucchero e promuovere la salute. Ma e se questi stessi alimenti potessero alterare lo sviluppo naturale dei nostri figli?

È questa la domanda scomoda che emerge da una nuova ricerca presentata all’ENDO 2025, il congresso annuale dell’Endocrine Society a San Francisco. Lo studio, condotto su larga scala a Taiwan, accende i riflettori su un possibile legame fra il consumo di dolcificanti — non solo quelli artificiali più noti, ma anche composti naturali come la glicirrizina della liquirizia — e l’aumento dei casi di pubertà precoce centrale.

Lo studio che mette sotto accusa i dolcificanti

Il Taiwan Pubertal Longitudinal Study (TPLS) ha seguito dal 2018 oltre 1.400 adolescenti, raccogliendo informazioni dettagliate sulle loro abitudini alimentari, analizzando campioni di urina per misurare l’assunzione effettiva di dolcificanti e valutando la predisposizione genetica a sviluppare la pubertà precoce.

Fra i 1.407 ragazzi studiati, ben 481 hanno ricevuto una diagnosi di pubertà precoce centrale. Una percentuale che ha destato preoccupazione tra i ricercatori. Il team ha usato speciali “polygenic risk scores”, basati su 19 geni noti per il loro legame con l’inizio precoce della pubertà, per determinare quanto la genetica potesse contribuire al rischio.

I risultati hanno mostrato che il consumo di dolcificanti come aspartame, sucralosio, glicirrizina e zuccheri aggiunti era significativamente associato a un aumento del rischio di pubertà precoce, soprattutto nei bambini geneticamente predisposti. In altre parole, dieta e genetica non agiscono separatamente ma possono sommarsi, con effetti potenzialmente dirompenti sullo sviluppo.

Differenze di genere e meccanismi biologici

Un aspetto particolarmente interessante dello studio riguarda le differenze di genere osservate nei rischi. Nei ragazzi, il sucralosio è emerso come il principale indiziato, con un legame significativo con la pubertà precoce centrale. Nelle ragazze, invece, il pericolo aumentava con il consumo di glicirrizina (presente in caramelle e tisane alla liquirizia), sucralosio e zuccheri aggiunti.

Secondo il professor Yang Ching Chen, responsabile dello studio presso il Taipei Municipal Wan Fang Hospital e la Taipei Medical University, queste differenze evidenziano la necessità di approcci personalizzati nella prevenzione.

Ma come agiscono questi dolcificanti? La ricerca precedente di Chen aveva già indicato alcuni meccanismi: l’acesulfame K, per esempio, può stimolare i recettori del “gusto dolce” nel cervello e attivare vie di segnalazione che portano al rilascio di ormoni legati alla pubertà. Altri composti, come la glicirrizina, sembrano alterare la composizione del microbiota intestinale, influenzando l’espressione genica in modi che accelerano la maturazione sessuale.

Questi meccanismi complessi mostrano che gli effetti dei dolcificanti non si limitano alle calorie risparmiate o al gusto dolce privo di zucchero, ma possono interferire con i sistemi endocrini e nervosi in fasi critiche della crescita.

Le implicazioni per la salute pubblica

La pubertà precoce centrale non è un fenomeno banale né raro: è un problema clinico in crescita, che può avere conseguenze significative sul benessere dei bambini. Oltre alla difficoltà psicologica di affrontare cambiamenti corporei prematuri, c’è il rischio di una statura adulta ridotta e di maggior vulnerabilità a disturbi metabolici e riproduttivi in età adulta.

Per i pediatri e gli operatori sanitari, questi risultati suggeriscono la necessità di maggiore attenzione all’anamnesi alimentare e alla valutazione del rischio genetico. Le famiglie potrebbero essere invitate a limitare il consumo di alimenti e bevande contenenti dolcificanti artificiali o zuccheri aggiunti, specialmente nei bambini con familiarità per la pubertà precoce.

Chen ha sottolineato che, sebbene non esistano ancora linee guida ufficiali mirate a questo problema, i risultati dello studio potrebbero servire da base per sviluppare raccomandazioni dietetiche o strumenti di screening che aiutino a proteggere la salute dei più piccoli.

Un richiamo alla prevenzione e alla consapevolezza

In attesa di ulteriori studi che confermino e approfondiscano queste evidenze, il messaggio che possiamo ricavare dal congresso è chiaro: ciò che i bambini mangiano e bevono ha un’influenza reale e talvolta sottovalutata sul loro sviluppo.

Per chi guarda alla salute con un approccio olistico — inclusa l’Omeopatia, che da sempre invita a considerare la persona nella sua totalità — queste scoperte rafforzano l’idea che la prevenzione comincia dalle scelte quotidiane.

Ridurre l’esposizione a dolcificanti non è solo una questione di contare calorie o di evitare la carie, ma può diventare un investimento sul benessere fisico ed emotivo dei nostri figli. È un invito a riscoprire la semplicità di un’alimentazione più naturale e consapevole, capace di accompagnare la crescita senza forzarne i tempi.

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