Febbraio 2016, Museo delle Arti Sanitarie dell’ospedale degli Incurabili a Napoli
Inaugurazione dell’“Angolo” della Omeopatia voluto dal Professor Gennaro Rispoli, direttore e realizzatore del Museo
Mi è sembrato doveroso inserire in questo notiziario omeopatico l’opera di un insigne medico chirurgo e storico della medicina, il Prof. Gennaro Rispoli, ideatore, realizzatore e Direttore del Museo delle Arti Sanitarie dell’Ospedale degli Incurabili in Napoli; ospedale in cui è stato primario chirurgo.
Il Rispoli, nella sua visione laica dell’Arte medica ha sempre sostenuto la pari dignità della ricerca e della applicazione di metodologie rivolte alla cura dell’uomo ed ha raccolto nel suo Museo le testimonianze, spesso dimenticate, del travaglio della medicina e della sua evoluzione storica.
Ad un certo punto si accorse, ripercorrendo la storia di un accademico, primario chirurgo nel suo stesso ospedale degli Incurabili e Professore di chirurgia, Cav. Cosmo Maria de Horatiis, che lo stesso professava l’omeopatia ed era stato il medico omeopatico di Francesco I di Borbone. Da qui scaturì il desiderio di Rispoli di approfondire l’argomento omeopatia e dedicare uno spazio alla medicina dei simili partendo proprio dalla figura del “de Horatiis”.
In questo progetto realizzativo partito dall’estate del 2015 furono coinvolti Francesco Negro, presidente del Museo dell’Omeopatia di Roma, Fondazione A. Negro, Giuseppe Spinelli, responsabile Pubbliche Relazioni e Attività Formative del CeMON e il sottoscritto allora Segretario e docente della LUIMO.
Il progetto consisteva nel recuperare la figura storica del “de Horatiis” e nel ricostruire la portata storica della omeopatia nel Regno di Napoli fino ai giorni nostri. Il tutto oggettivato da un “Angolo” nel Museo dedicato all’omeopatia con esposti i riferimenti e le testimonianze di questa medicina nella città partenopea e nel Regno soprattutto durante le epidemie di colera.
Inoltre, si stabilì di sottoscrivere un “gemellaggio” tra il Museo delle Arti sanitarie, il Museo della omeopatia di Roma e la LUIMO; cosa che avvenne al termine della inaugurazione di detto “Angolo” della medicina omeopatica.
Di seguito riporto la notizia pubblicata dal Bollettino dell’Ordine dei medici di Napoli in data 23.03. 2016
Tratto da:
ATTUALITÀ Bollettino OMCeO Napoli – Marzo 2016 pag.17
Cura dei simili, Napoli crocevia
Nel 1790 in Germania, nasce l’omeopatia, come coronamento degli studi di F.S. Hahnemann (Meissen1755 – Parigi1843). L’espansione fu veloce. Dalla Germania all’Austria; poi a Napoli; da qui in Francia ed in Inghilterra; dalla Francia in Sicilia ed in Brasile e poi nel resto del mondo.
Napoli, prima città europea, recepisce l’omeopatia. Già nel 1801 l’Osservatore medico di Napoli pubblicò notizie sulla efficacia della Belladonna omeopatica nelle epidemie di scarlattina. Nel 1821 l’omeopatia arrivò a Napoli con le armate austriache venute a sedare i Moti Carbonari. I medici militari austriaci erano ufficialmente omeopatici.
Marenzeller, il medico capo delle armate austriache, era omeopata e Carlo Filippo, principe di Schwarzenberg, Feld-Maresciallo, si curava omeopaticamente. Al suo arrivo il barone Von Koller dona alla Accademia Reale delle Scienze di Napoli l’ “Organon dell’arte del guarire” e la Materia Medica di Hahnemann.
il Prof. Giacomo Tommassini, eminente allopata, successivamente medico omeopatico della famiglia reale, intervistato dal Cav. Prof. Cosmo Maria de Horatiis, sul sistema medico di Hahnemann, così si espresse in una solenne seduta all’Accademia:«…che in principio egli aveva ritenuto assurde le pretenzioni di Hahnemann, ma poi molti fatti lo avevano convinto che con il metodo omeopatico si vincono ostinate affezioni ribelli a tutti gli altri tentativi, e si frenano pur anche alcune acute infiammazioni…».
«Il movimento riformatore meridionale» animato dal filosofo illuminista Melchiorre Delfico da Giulianova (TE) fece proprie le teorie di Hahnemann e coinvolse Francesco Romani da Vasto e il molisano Cosmo Maria de Horatiis direttore della Clinica chirurgica dell’Università di Napoli e medico personale di Francesco I.
Figlio del movimento fu il cellinese Rocco Rubini, artefice della “canfora Rubini” usata nella cura del colera. Egli fondò una “speciale farmacia omeopatica” in via Chiaia n.154 e diresse l’ospedale della Cesarea nel1861-62 dove si distinse nelle cure delle febbri tifoidi. Già nel 1834 i medici omeopatici del Regno saranno 500.
Le prove di efficacia:
Già dai dati di mortalità nelle epidemie di colera in Italia ed in Europa si evince che le cure convenzionali dell’epoca causavano una mortalità del 50-70% laddove le cure omeopatiche avevano una mortalità del 6%. Rubini curò dal 27 luglio all’11 settembre 1854 nell’Albergo dei Poveri (che ospitava 1.268 degenti) 200 colerosi, senza registrare alcun decesso.
In una dichiarazione del Comando del Reggimento Svizzero di Wolf n. 3, in data 14 dicembre 1855 risulta che il Rubini curò e guarì, senza registrare alcun decesso, 166 soldati affetti da colera. Nel 1863 si insedia alla direzione degli Ospedali Riuniti di Napoli Antonio Ciccone, medico legale e feroce oppositore dell’omeopatia. Da quel momento Rocco Rubini ed altri omeopati furono destituiti “per economizzare le risorse finanziarie”. Lentamente le istituzioni renderanno difficile la pratica della omeopatia ed il numero dei medici passerà da 500 a 183. Tommaso Cigliano, allievo del Rubini, fu l’unico medico della nostra città ad avere una cattedra di omeopatia all’Università. Per il suo lavoro sulla leucemia nell’infanzia di 40 casi trattati con l’omeopatia ebbe la laurea honoris causa in omeopatia nelle Facoltà mediche di New York e di Philadelphia. Dopo un lungo periodo in cui l’omeopatia a Napoli resterà affidata solo a medici benemeriti, Ruberto, Mundo ed altri, nel 1971, con la fondazione della LUIMO da parte della dott.ssa Rodriguez, del prof. A.Negro, il dott. T.Paschero ed il dott. S.Ortega, l’omeopatia ripartendo proprio da Napoli avrà una nuova rinascita.
Tratto dalla relazione di Carlo Melodia. Medico, biologo, docente LUIMO, alla inaugurazione del Museo delle Arti Mediche dell’Ospedale Incurabili il 20/02/2016
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Museo degli Incurabili
C’è anche l’Omeopatia
Il 19 febbraio 2016, l’inserimento dell’omeopatia nel Museo delle Arti sanitarie e di Storia della medicina di Napoli, ha confermato l’importanza della cultura napoletana in genere e di quella medica in particolare. L’omeopatia arriva a Napoli con l’esercito austriaco nel 1821. I medici dell’esercito asburgico sono omeopatici e portano con sé, in dono, all’Accademia medica napoletana, due testi del fondatore dell’omeopatia, Samuel Hanhemann (Organon, nella sua seconda edizione e la Materia medica). Il mondo medico partenopeo, prima incuriosito poi interessato, invia medici napoletani a studiare in Germania l’omeopatia. Nel 1824 verrà tradotto l’Organon dall’archeologo napoletano Prof. Quaranta. È la prima edizione mondiale dal tedesco.
Il museo dell’omeopatia di Roma ha affidato con prestito permanente questa rara edizione al Museo delle Arti Sanitarie. A questo si aggiunge una medaglia commemorativa di De Guidi, medico partenopeo che, giunto a Napoli dalla Francia, dove era esule per ragioni politiche, ottenuti importanti risultati terapeutici con questa nuova metodica, ritorna in Francia dove diffonde l’omeopatia.
Quindi è l’Italia, e Napoli in particolare che, all’epoca fanno scuola in questa nuova terapeutica. L’omeopatia si diffonde nel mondo medico napoletano a tal punto che il Prof. de Horatiis, cattedratico accademico divenuto omeopatico, assurge a medico della corte borbonica.
La modernità e l’apertura dei governanti aveva permesso nei confini del regno, già anni prima, la vaccinazione antivaiolosa di Jenner. Che lo stesso Hahnemann cita nell’Organon come utilizzatore della legge dei simili su cui si basa l’omeopatia. Questa cooperazione tra Museo di Roma e Museo di Napoli prospetta nuovi interessanti studi storici. Un ringraziamento particolare va al Prof. Gennaro Rispoli e al dott Giuseppe Spinelli. Senza il loro entusiasmo tutto questo non sarebbe potuto avvenire.
Francesco Eugenio Negro – Museo dell’Omeopatia Roma