Gregory Bateson: verso un’ecologia della mente

18 Gennaio, 2022
Tempo di lettura: 5 minuti

GREGORY BATESON

Gregory Bateson è nato a Cambridge nel 1904 ed è morto a Los Angeles nel 1980. Figlio di un noto genetista, preferì sperimentare altre vie della ricerca e fece studi di antropologia in Nuova Guinea e Bali. Sposa l’antropologa Margaret Mead, si trasferisce in una California laboratorio di nuove idee: indagando le relazioni e come esse siano fondate sulle emozioni, si occupa di teoria della comunicazione, teoria dell’apprendimento, cibernetica, ecologia, epistemologia, psichiatria.

Ecologia della mente

Bateson ritiene che si possano considerare tre differenti mondi: quello digitale delle grandezze fisiche, quello analogico dell’evoluzione biologica, quello delle idee in relazione tra loro. La mente è un aggregato di idee, l’ecologia è quel metodo secondo il quale il tutto è prioritario alle sue parti. Come nell’evoluzione biologica, così anche nell’evoluzione delle idee ci sono ragioni per cui alcune muoiono ed altre si modificano. Il significato di un’idea si sviluppa a partire dal suo contesto. L’analisi dei dati non può prescindere da alcuni principi fondamentali.

verso un'ecologia della mente - Gregory BarisonGià da qui risulta il possibile inganno della medicina come scienza medica. La sua finalità la può indirizzare a cercare di sconfiggere la poliomielite ovvero il cancro, ma i suoi risultati rimangono alla stregua di trucchi dove manchi una saggia conoscenza d’insieme, una considerazione fondamentale di cosa sia la salute per l’uomo. Se manca una considerazione dell’unità di mente e corpo, sarà facile ragionare di patologia, sarà più difficile ragionare di guarigione e salute.

Sulla scienza moderna grava il retaggio di un divario tra ciò che è euristico e ciò che è fondamentale, tra la catena di cause ed effetti e la relazione con i principi che possano riguardare la totalità di quella catena. La spiegazione logica di un ordine non può prescindere da un racconto sulle origini, che a quell’ordine dia un senso.

Le relazioni sono più importanti delle cose. “Le parti debbono essere classificate in base alle relazioni che le legano… Le relazioni devono essere considerate in certo modo primarie, e i termini delle relazioni secondari. Inoltre, si sostiene che le relazioni sono del tipo che è generato dai processi di scambio d’informazioni.” Grazie ad uno scambio di informazioni un sistema è in grado di autocorreggersi, utilizzando il significato dei messaggi di retroazione. Il feedback è un concetto fondamentale: può incentivare la sfida o indurre un atteggiamento che riporti all’equilibrio, informare quale sia la migliore successiva azione ai fini di una relazione armonica.

Il contesto è a sua volta un messaggio, e se non viene chiarito e messo in gioco può dar luogo a comunicazioni contraddittorie e patologicamente ambigue. Il doppio legame (double blind) è un’incongruenza tra un messaggio verbale ed il suo contesto emotivo. Come della madre che rimprovera il figlio di non amarla o di non saper esprimere i suoi sentimenti, mentre a livello gestuale si sottrae ad un abbraccio e lo tiene a distanza. O del padre che ordini al figlio di non obbedirgli. Sono situazioni irrisolte che creano disagio, fino a forme gravi di patologia come la schizofrenia. “Si dice comunemente che gli schizofrenici soffrono di debolezza dell’ego. Ora io definisco questa debolezza dell’ego come una difficoltà nell’identificare e nell’interpretare quei segnali che dovrebbero dire all’individuo di che genere è un messaggio”.

Mente e natura

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Il mondo delle palle da biliardo è retto dalle leggi che regolano gli urti e le forze. Il mondo del vivente è il regno delle differenze e della bellezza, dei contorni, delle forme e delle relazioni. Natura e mente dialogano tra di loro nella conoscenza della struttura che connette. “Quale struttura connette il granchio con l’aragosta, l’orchidea con la primula e tutti e quattro con me? E me con voi? E tutti e sei noi con l’ameba da una parte e con lo schizofrenico dall’altra?”

Nella domanda Qual è la struttura che connette tutte le creature viventi? ne va della sopravvivenza di tutta la biosfera.

E sul piano epistemologico Bateson esprime la sua tesi fondamentale in questi termini: “la struttura che connette è una metastruttura”, è una struttura di strutture. E come la classe delle classi non è una classe (Bateson dialoga con la teoria dei tipi logici di Russell), così la mente è niente, è vuota, esiste solo nelle sue idee. E da quel nulla nasce l’idea di una bellezza unificatrice fondamentale.

Verso un’epistemologia del sacro. Dove gli angeli esitano

Prima di morire Bateson inizia a scrivere un libro a quattro mani con la figlia Mary Catherine. Scrive la figlia: “Gregory si era via via reso conto che l’unità della natura da lui asserita in Mente e natura era comprensibile forse solo attraverso il genere di metafore cui ci ha abituato la religione”.

Dove gli angeli esitano - Gregory BarisonLa ricerca di un nuovo discorso su quella cosa sacra che è l’unione tra mente e natura deve andare oltre i vecchi paradigmi. “Queste due superstizioni, queste epistemologie rivali, la soprannaturale e la meccanicistica, si alimentano a vicenda.” L’una è ciarlataneria, l’altra è soffocante. “Il dualismo mente/materia viene visto come uno strumento per eliminare la metà difficile del problema dall’altra metà, più facilmente spiegabile.”

Né meccanica, né sovrannaturale: siamo dunque sul crinale, nel luogo di confine in cui si trovò Hahnemann quando cercò di definire la Forza vitale, che è come sappiamo un principio fondamentale dell’Omeopatia.

Un capitolo del libro Dove gli angeli esitano è dedicato ai placebo. “L’efficacia dei placebo dimostra che la vita, la guarigione e la sofferenza umane appartengono al mondo del processo mentale, in cui le differenze, cioè le idee, le informazioni, e perfino le assenze, possono fungere da cause.” Noi sappiamo che il rimedio omeopatico non è un placebo, ma diamo anche la giusta importanza all’effetto placebo di una terapia. Nel senso che un medico non può escludere la mente come principio esplicativo. “E’ vero, i dottori fanno presto a tagliare o a prescriverti farmaci che hanno effetti materiali prevedibili o in parte prevedibili. Ma resta sempre il problema di come queste sequenze di causa ed effetto si accordino e interagiscano con le sequenze tanto più complicate della Creatura”. La Creatura è per Bateson il mondo del vivente, che interagisce con la Mente e che si distingue dal Pleroma (termine che Bateson riprende da Jung che a sua volta lo aveva ripreso dallo gnosticismo), cioè dal mondo materiale. 

 Quando a Bateson diagnosticarono un cancro non operabile: “a dispetto del niente da fare, accaddero un bel po’ di cose e diciotto mesi dopo ero ancora vivo e vegeto.”

L’Umorismo nella comunicazione umana

I paradossi, in una cornice adatta e consapevole, possono dar luogo a forme creative di comunicazione: il gioco, l’umorismo. “C’è dunque un saper comunicare che corrisponde all’arte difficile di stare in bilico in una situazione che ogni volta si sdoppia e dove il dentro e il fuori si danno continuamente il cambio”: scrive Pier Aldo Rovatti nella introduzione all’edizione italiana di un seminario che Bateson nel 1952 organizzò sul tema dell’umorismo.

lumorismo-nella-comunicazione-umana-Gregory BarisonL’umorismo può avere un ruolo importante nell’equilibrare le relazioni umane. All’accordo implicito sul significato delle parole si aggiunge un livello ulteriore di condivisione di un metalinguaggio, di come liberamente ed emotivamente interpretare quel significato. In questo senso un sorriso tra due persone può essere il segno di una comunicazione efficace, un elemento rassicurante del fatto che l’uno capisce ed è in empatia con quello che l’altro sta dicendo.

L’umorismo è in questo senso anche terapeutico, la mancanza di esso è un ostacolo alla guarigione. “La persona priva di senso dell’umorismo vede le cose solo in una cornice di riferimento molto ristretta, e perciò non è capace di cambiare”.

Uno dei partecipanti di quel seminario, Frank Fremont-Smith, prende in considerazione in particolare il punto di vista della medicina: insiste su quanto sia rilassante ridere e sulla contagiosità del riso. 

In un blog che si chiama Generiamo salute mi sembra di poter concludere: se la risata è contagiosa, sia pure magari ridendo per emulazione senza aver capito la barzelletta che è stata raccontata, in un comune allargamento degli orizzonti di pensiero potremmo aver fiducia che anche la guarigione sia contagiosa.

Letture di approfondimento consigliate:

Aldo Cichetti – Ripensare la bellezza. Oltre Bateson – Mimesis 2019

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