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Il carico mentale domestico: un lavoro non pagato

Lo sciopero delle donne avvenuto a ottobre in Islanda è un ottimo punto di partenza per ridiscutere i ruoli all'interno della coppia
7 Gennaio, 2024
Tempo di lettura: 3 minuti

Il 24 ottobre 2023 resterà scolpito nella storia dell’Islanda come il giorno in cui le donne islandesi, per la settima volta, hanno incrociato le braccia nel quadro di uno sciopero senza precedenti. In questa giornata di mobilitazione, le donne non hanno svolto le consuete attività domestiche, dal bucato alla spesa, ribadendo il concetto che il carico mentale delle faccende domestico è tanto gravoso quanto quello fisico. Sebbene il cuore dello sciopero non fossero certo le faccende domestiche – si scioperava infatti contro la disparità i trattamento lavorativo tra uomini e donne e sulle violenze di genere – questo sciopero è stato importante per fare aprire gli occhi agli uomini su quanto sia gravoso il compito, quasi sempre affidato alle donne, della gestione della casa e dei figli, e di come troppe volte venga dato per scontato.

Cos’è il carico mentale domestico

Il termine “carico mentale” si riferisce al lavoro invisibile coinvolto nella gestione di una casa e di una famiglia. Contrariamente ai compiti fisici, il carico mentale riguarda la supervisione di queste attività. Le donne si trovano ad essere coloro che devono costantemente monitorare una lista interminabile di cose da fare, ricordare cosa deve essere fatto e quando, assegnare compiti ai membri della famiglia e assicurarsi che vengano effettivamente eseguiti. Uno studio pubblicato nell’American Sociological Review ha descritto il carico mentale come la responsabilità di “prevedere bisogni, individuare opzioni per soddisfarli, prendere decisioni e monitorare il progresso”. In altre parole, le donne non solo si occupano delle attività fisiche, ma sono anche le custodi non ufficiali della pianificazione familiare e delle attività quotidiane.

Un lavoro a tutti gli effetti, dato per scontato

Questo tipo di lavoro è estenuante e spesso dato per scontato. Le donne non ricevono riconoscimenti per questo impegno, anche quando altri membri della famiglia contribuiscono fisicamente alle attività domestiche. Inoltre, il carico mentale è associato a una minore soddisfazione nella vita di coppia e ad uno stress maggiore, come evidenziato da ricerche condotte dalla psicologa Lucia Ciciolla presso l’Oklahoma State University. Nonostante i cambiamenti positivi per quanto riguarda la partecipazione degli uomini, molte donne riconoscono di continuare a portare il peso mentale della gestione familiare. Questa realtà ha un impatto sul benessere delle loro vite da madri e sulla qualità delle relazioni di coppia.

Il problema del “Dovevi Chiedere!”

Un aspetto evidente del carico mentale si manifesta quando il partner di una donna le dice, ad esempio, “Fammi sapere se hai bisogno di aiuto!” Questo atteggiamento trasmette implicitamente l’idea che spetti alla donna gestire tutte le faccende domestiche e che il partner sarà disposto ad aiutare solo se gli viene chiesto. In realtà, ciò riflette il rifiuto di assumersi una parte equa del carico mentale. Spesso, quando le donne esprimono il peso che sentono, i partner rispondono con frasi del tipo “Avresti dovuto chiedere! Avrei aiutato!” Questo atteggiamento colloca la donna come il manager delle faccende domestiche, responsabile di sapere cosa deve essere fatto e quando. La realtà è che le donne non hanno solo bisogno di aiuto nel compiere ogni singolo compito domestico, ma anche di sollievo dal carico mentale di essere responsabili della pianificazione e dell’organizzazione.

Come Condividere il Carico Mentale

Per affrontare il carico mentale, è necessario un dialogo aperto e diretto tra i partner. Invitare il proprio partner a leggere articoli che spiegano il concetto di carico mentale può essere un primo passo utile. Condividere con il partner parte del carico mentale aiuta a rendere tangibili le sfide quotidiane. Le donne potrebbero spiegare che desiderano condividere la gestione familiare non solo nei compiti fisici, ma anche nella pianificazione e nell’organizzazione. L’obiettivo è creare un ambiente in cui entrambi i partner siano coinvolti nella gestione della casa senza la necessità continua di richieste esplicite.

Il cambiamento richiede tempo, ma la consapevolezza e l’impegno reciproco possono portare a una distribuzione più equa del carico mentale. Attraverso il dialogo continuo e la condivisione delle responsabilità, le famiglie possono creare un ambiente in cui entrambi i membri della coppia si sentano coinvolti e supportati, riducendo il peso del carico mentale sulle spalle delle donne. In questo contesto, lo sciopero delle donne in Islanda diventa una chiamata all’azione per riconoscere e affrontare il carico mentale domestico e promuovere la parità di genere.

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