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Una sentenza che segna un punto di svolta contro l'inquinamento da Pfas
10 Luglio, 2025

Processo Pfas a Vicenza: storica vittoria del diritto alla salute

RedazioneRedazione
Una sentenza che segna un punto di svolta contro l'inquinamento da Pfas

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Chi ci legge con assiduità lo sa bene: il tema dell’inquinamento da Pfas ci sta molto a cuore e su queste pagine ne abbiamo parlato più volte (ad esempio qui e qui) , denunciandone la gravità e la sottovalutazione istituzionale che per anni ne ha permesso la diffusione. Oggi possiamo raccontare una svolta importante: a Vicenza si è celebrato uno dei processi ambientali più significativi in Italia, che si è concluso con la condanna di undici dirigenti legati allo stabilimento ex Miteni di Trissino, ritenuti responsabili di un inquinamento chimico tra i più vasti e persistenti mai documentati nella penisola.

Undici condanne per un disastro industriale

La Corte d’Assise di Vicenza ha emesso un verdetto che non lascia spazio a dubbi: 141 anni complessivi di carcere per gli imputati, pene individuali dai 2 anni e 8 mesi fino ai 17 anni e mezzo. Dei 15 manager sul banco degli imputati – appartenenti a Miteni, Icig e Mitsubishi Corporation, le aziende che si sono avvicendate nella gestione dell’impianto – 4 sono stati assolti. La sentenza ha stabilito inoltre ingenti risarcimenti per il ministero dell’Ambiente e per numerose parti civili, tra cui cittadini e associazioni.

La lunga battaglia dei comitati e la voce delle Mamme No Pfas

Questa sentenza arriva al termine di anni di proteste, denunce e richieste di giustizia. A festeggiare tra le lacrime c’erano in aula le Mamme No Pfas e molti attivisti che hanno seguito passo passo la vicenda, diventando un simbolo della resistenza civile. «Ce l’abbiamo fatta. Questa sentenza deve essere esemplare per chi inquina», ha dichiarato Michela Piccoli, portavoce del comitato, dedicando la vittoria alle generazioni future. È una storia che parla di cittadini organizzati, di coraggio e di tenacia contro un colosso industriale e contro la lentezza di risposte istituzionali.

Una contaminazione tra le più gravi d’Europa

L’inquinamento da Pfas prodotto dallo stabilimento di Trissino è stato definito dagli esperti una delle contaminazioni delle acque più estese d’Europa. Le sostanze perfluoroalchiliche si sono infiltrate nelle falde acquifere, rendendole inadatte all’uso potabile e irriguo in un’area di oltre 180 chilometri quadrati. I corsi d’acqua del Fratta Gorzone, del Bacchiglione, del Retrone e dell’Adige hanno portato questi composti persistenti in tutto il territorio, generando danni incalcolabili all’ecosistema, alla salute pubblica e alle attività agricole.

Se la giustizia ha fatto un passo importante, ora resta la sfida della bonifica di un sito altamente inquinato e del risanamento di un territorio che da decenni convive con la paura. Come ha ricordato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, la priorità è mettere in sicurezza le acque di falda e i corsi d’acqua superficiali, per fermare la catena di contaminazione che prosegue tuttora.

In Piemonte nasce un Osservatorio dedicato ai Pfas

Intanto, un segnale positivo arriva dal Piemonte, prima regione italiana a dotarsi di un Osservatorio per la riduzione dei Pfas. Con l’approvazione di un emendamento alla legge Omnibus, il nuovo organismo lavorerà – a titolo gratuito – per monitorare e controllare il rilascio di Pfas nell’ambiente, promuovere buone pratiche e supportare strategie di riduzione della loro presenza. È un primo passo che potrebbe fare scuola in altre regioni, indicando la via di un approccio più sistemico e responsabile.

Quella di Vicenza non è solo una vittoria locale. È un segnale forte a tutte le imprese e alle istituzioni: l’ambiente non può più essere considerato una risorsa sacrificabile in nome del profitto. Le comunità colpite da inquinamenti industriali attendono giustizia, risanamento e prevenzione. Questa sentenza storica può e deve rappresentare un modello da seguire in Italia e altrove.

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