La recente pandemia, ha collocato i paradigmi riduzionisti e protocollari, basati unicamente su parametri misurabili (tipo EBM), sul banco degli imputati perché estremamente limitati, nel linguaggio e nella comprensione dell’individuo per affrontare, nella totalità, una realtà complessa come l’essere umano.
L’evidenza che sia necessario fare ricorso sistemi terapeutici capaci di valutare anche i parametri soggettivi del paziente (e in questo l’Omeopatia avrebbe tanto da dire) stride con l’ennesima me…lma che il “prestigioso” CICAP (comitato italiano per il controllo delle affermazioni sulle pseudoscienze) si premura di rovesciare sulla medicina omeopatica.
Il comitato, prendendo spunto dalla iniziativa dei sodali tedeschi, il GWUP, (che ha indetto un concorso sul tema “Analisi critica di uno studio clinico sull’omeopatia”, aperto a singoli o gruppi di studenti in Medicina, Scienze della salute, Farmacia, Psicologia, Odontoiatria e Veterinaria) si premura di affermare, nel prologo dell’articolo Promuovere una lettura critica sull’omeopatia: un concorso degli scettici tedeschi le solite trite e ritrite falsità, che cercherò, ove mai ce ne fosse bisogno, di confutare.
Andiamo quindi di getto ad esaminare le ennesime balle che il comitato si ostina a propinarci.
- Questa pratica (la medicina omeopatica) continua ad avere una certa diffusione, sebbene non abbia alcun fondamento scientifico, anche per gli interessi economici di alcune grandi aziende che operano in questo settore…
Le basi, o meglio le evidenze scientifiche della Medicina omeopatica esistono, basta andare a cercarle nei database che ho più volte citato (Pubmed, RDI , FIAMO), certo la ricerca è allo stadio iniziale, il numero di lavori non è enorme, si pùo pertanto dire che esistano alcune evidenze, affermare che non ci siano evidenze è falso.
Riguardo gli interessi economici di alcune grandi aziende, malgrado il mercato omeopatico sia in espansione, siamo, se paragonato alle multinazionali del farmaco come una formica vicino ad un elefante; una delle maggiori multinazionali farmaceutiche omeopatiche ha fatturato, in tutto il mondo, nel 2019, 557 milioni di euro, la Pfizer, nello stesso anno, 563 milioni di euro solo in Italia (totale mondo 52miliardi di dollari). Sembra evidente che gli interessi economici nel settore salute, pendano più sul mondo allopatico che su quello omeopatico.
- la figura del medico omeopata, che consiglia prodotti che hanno un effetto pari a quello di qualsiasi altro placebo, in contraddizione con anni di studi di materie basate sul metodo scientifico…
É stato dimostrato da alcune metanalisi (a, b) e da RTC (c, d, e) che il Medicinale Omeopatico ha un effetto superiore a quello del placebo.
- È quindi indispensabile informare su questa pratica, che poco ha a che fare con la medicina, non solo i pazienti, ma anche i medici che li consigliano..
Oltre a sottolineare come sia responsabilità del medico scegliere, in scienza e coscienza, la terapia adeguata al suo paziente, va fatto notare all’autore dell’articolo che la Medicina omeopatica sia stata riconosciuta dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri. come atto medico da oramai quasi 20 anni (f).
Riguardo la necessità che il medico sia informato su questa pratica la, FIAMO – Federazione Italiana delle Associazioni e dei Medici Omeopati, ricorda che “Per la qualifica di esperto in Omeopatia è richiesto, come per l’iscrizione negli elenchi presso gli Ordini Provinciali dei Medici, il conseguimento di un diploma di formazione triennale presso una delle Scuole che rispettano i criteri formativi inclusi nell’accordo Stato regioni del febbraio 2013, che all’articolo 4 prevede un corso triennale di almeno 400 ore di formazione teorica a cui si aggiungono 100 ore di pratica clinica. Ovviamente verrà tenuto conto di particolari percorsi di formazione antecedenti all’Accordo del 2013 o a percorsi formativi conseguiti all’estero” (g). Si può pertanto ritenere che 400 ore di formazione consentano al medico di essere correttamente informato sulla Medicina Omeopatica.
Sull’aspetto, fondamentale per chi scrive, dell’informazione del paziente, va tenuta presente la Legge 145 del 28 maggio 2001, che ratifica la Convenzione sui diritti dell’uomo e sulla biomedicina, firmata a Oviedo il 4 aprile 1997: questa convenzione stabilisce il principio, sacrosanto che “Un intervento nel campo della salute non può essere effettuato se non dopo che la persona interessata abbia dato consenso libero e informato. Questa persona riceve innanzitutto una informazione adeguata sullo scopo e sulla natura dell’intervento e sulle sue conseguenze e i suoi rischi. La persona interessata può, in qualsiasi momento, liberamente ritirare il proprio consenso” (h) . A chi scrive risulta che la maggioranza delle associazioni e dei medici omeopati richiedano al paziente questo consenso, anche in forma scritta. Chissà se avviene altrettanto negli ospedali italiani?
Nella speranza di aver fornito sufficienti argomentazioni per consentire a chi legge di stabilire chi sia dalla parte delle pesudoscienze, concludo soffermandomi, per un attimo, sull’autore di questo articolo, il coordinatore del Cicap Lazio Stefano Ruia, ingegnere meccanico. Difficile comprendere quali correlazioni esistano tra le competenze scientifiche del volenteroso coordinatore e le complessità dell’arte del guarire, a meno che non consideriamo noi stessi e il nostro corpo come una macchina senz’anima a cui è sufficiente riparare in officina (ospedale) le parti difettose o consumate.
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