Un blog ideato da CeMON

15 Maggio, 2025

La psicologia scientifica prova a spiegare l’Omeopatia

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Ogni lunedì riceverai una ricca newsletter che propone gli articoli più interessanti della settimana e molto altro.
Tempo di lettura: 4 minuti

Nel campo del sapere umano, ogni intuizione che abbia trovato riscontro nella realtà, prima o poi trova una sua spiegazione nei campi dei saperi che si sviluppano successivamente, e parlando come psicologa, indubbiamente l’Omeopatia, per quanto attiene la salute mentale ha i suoi effetti indiscutibili. Ancora non conosciamo i motivi per cui questo avvenga.

Ora c’è da considerare che: Hahnemann tradusse dall’inglese la Materia Medica dello scozzese Cul- len nel 1780, quando “la materia psicologica” era inclusa nella materia medica, in quanto la psicolo- gia scientifica nasce un secolo dopo nel 1879 con Wundt e i suoi studi sulla percezione, separandosi così dall’ottica pertinente esclusivamente quella medica.

Nelle prime materie mediche gli aspetti psicologici vengono trattati sotto la denominazione: “men- tale o morale” e su questa parte si sofferma la mia attenzione, in quanto psicologa, per quanto mi compete, su cui da diversi anni rifletto nel tentativo di dare una spiegazione teorico-scientifica, basandomi a dire il vero su un campo applicativo limitato, ovvero una sperimentazione su me stessa, o su animali di mia proprietà, da questa applicazione sperimentale deduco che l’Omeopatia non ha un “effetto aspettativa” altrimenti detto effetto placebo, qualcosa di più profondo dev’esserci.

Fatta questa premessa c’è da dire che nella contemporaneità si sono sviluppate diverse “materie psicologiche” chiamate “materie mediche” ma va considerato come sopra precisato che la psicologia nasce come scienza qualche decennio dopo l’Omeopatia. La psicologia è una scienza autonoma dalla fine del secolo XIX e solo successivamente si scorpora dando più spazio ai sintomi di natura psicologica a: “materie mediche comparate” dal repertorio di Kent sui sintomi mentali, Candega- be…, mentre dagli US, nel 1995, Bailey più correttamente chiama la sua “materia psicologica” “Homeopathic Psychology: personality profiles of the major constitutional remedies”, e la scorpora dalla materia medica.

Penso, che per una questione di dignità scientifica, e non vi sto a dimostrare qui in cosa consiste la psicologia scientifica, dalle sperimentazioni sulla percezione di Wundt del 1800 al cognitivismo degli anni ’90, alle neuroscienze dei giorni nostri, che l’ “Homeopathic Psychology” debba trovare l’interesse degli psicologi, i quali si stanno disinteressando, con una certa aria di sufficienza, di questo campo del sapere. Ora è sotto gli occhi di tutti che la maggior parte dei medici ritiene l’Omeopatia qualcosa da non considerare in quanto non sostenuta da certezze scientifiche, e questo è anche l’atteggiamento dei miei colleghi psicologi, percorrere vie già validate da altri e non occuparsi di ricerca.

Ora il numero di pazienti che dicono di aver risolto il loro problema di salute con l’Omeopatia, sta crescendo in parallelo con il grosso lavoro di divulgazione fatto da parte di Cemon, e chi rifiuta di vedere questa evidenza porta in se un pregiudizio scientifico contro l’Omeopatia, il che non è degno di una professione scientifica come quella medica e quella psicologica.
L’atteggiamento più corretto sarebbe invece di capire il motivo per cui qualcosa di intangibile, co- me una sostanza dispersa in soluzione acquosa tanto da “sparire”, possa avere effetti maggiori rispetto la stessa sostanza ad alta concentrazione.

A mio parere nel campo della fisica teorica contemporanea possiamo cercare qualche cosa che spieghi questo, ma ogni professionista medico, o psicologo, per quanto riguardano le “malattie mentali-morali”, dovrebbe sentirsi in dovere di approfondire piuttosto che di respingere in modo pregiudizievole qualcosa non perfettamente in linea con il proprio sapere, e piuttosto prendere in considerazione quello che viene riferito dai pazienti che si sono curati con l’Omeopatia, i quali affermano di avere avuto effetti.

Preso atto che l’Omeopatia si è sviluppata proprio considerando i tratti di personalità associati ai vari rimedi, definendoli nel contesto ottocentesco in cui è nata: morale, mentale; appurato che non si tratta di descrizioni di natura psichiatrico patologica, ma di caratteri temperamentali di un rimedio, in considerazione del fatto che tale tradizione terapeutica inizia dall’antica Grecia, non solo Aristotele, ma anche Teofrasto (IV secolo) e molti altri filosofi, va riconosciuto che la dove nell’antica Grecia i saperi non erano differenziati: medicina/anima, avendo l’Omeopatia le proprie radici in questi saperi antichi, non è scientificamente coerente dissociarsi dalle radici del sapere antico, circa la salute della persona, per quanto ogni cosa debba essere fatta in modo critico, e in considerazione del fatto che anche in Omeopatia, molto rispettosa della tradizione, è presente “l’aspetto caratteriologico” della persone, altrimenti definito “personalità con relativi tratti specifici” su cui gli psicologi hanno indubbiamente più competenza rispetto ai medici.

Qual è il problema su certa psicologia improvvisata? Il problema fondamentale, tanto ignorato dagli pseudo-psicologi, è che se viene fatta una attribuzione psicologica da una persona autorevole o significativa per il soggetto, è che il soggetto si identifica nell’attribuzione in relazione al suo rapporto di fiducia con la persona attribuente, questo determina la creazione di un “falso se” che può esse- re desiderabile per chi attribuisce ma incoerente con il “se autentico”, l’incoerenza con il se autentico o falso se è ciò che determina disturbi psichici poco controllabili dal soggetto in quanto per lo più di natura non consapevole o per dirla con gli psicoanalisti di natura inconscia.

Ma non solo la psicologia improvvisata crea questo problema, tra l’altro molto diffuso, a causa della scarsa tutela della psicologia da parte degli psicologi stessi, ma anche certa psicologia direttiva, come il comportamentismo, anche se chiamato “cognitivo-comportamentale” se mal fatto contribuisce a produrre più “malattia mentale” che salute mentale.

Se solo gli psicologi, che hanno più strumenti conoscitivi, in campo psicologico di maggiore utilità se applicato all’Omeopatia , cercassero di approfondire e capire, il motivo per cui l’intangibile omeopatico, ha effetto sull’intangibile psichico (o dell’anima che per sua natura è intangibile) potremmo, evitare di più dare spazio a preconcetti pseudo scientifici o effetti aspettativa di non utilità, e occuparci come dovremmo fare, di dare una spiegazione scientifica dell’Omeopatia, rendendola come merita più riconosciuta a livello istituzionale e quindi più accessibile ai pazienti.

Questa cosa si fa in India dove i pazienti psichiatrici possono scegliere un eventuale ricovero dove si applicano metodi omeopatici o tradizionali, e va detto che i risultati sono positivi dove si trattano metodi omeopatici e i pazienti scelgono in percentuale maggiore di andare in questi ospedali di cura psichiatrica dove si cura con l’Omeopatia.(Galassi, corso FAD-ECM IRMSO gennaio 2025)

Ora tale separazione dei due campi di psicologia: sperimentale-empirico, iniziata alla fine del 1800 da Wundt a Lipsia, andrebbe riconosciuta anche dall’Omeopatia italiana, in quanto permette all’Omeopatia di ampliare i propri orizzonti scientifici anche su un piano intangibile, piano con cui la psicologia ha molta familiarità, e questo anche in relazione ai più recenti studi di fisica quantistica che potrebbero essere i più pertinenti per spiegare scientificamente il perchè degli effetti terapeutici di sostanze talmente diluite, da perdere ogni traccia “chimicamente tangibile” della sostanza stessa.

Da qui la necessità che la psicologia s’interroghi sugli effetti psicologici che indubitabilmente i rimedi omeopatici producono negli esseri viventi, persone e animali, e sulla relazione che esiste anche se non quantificabile con l’osservazione e con strumenti di osservazione indiretta, fra ambiente e esseri viventi, ovvero fra rimedi omeopatici e esseri viventi.

2 commenti

  • Articolo molto interessante e tesi sicuramente da approfondire. Corpo e mente, ma anche ambiente circostante interagiscono continuamente e l’uomo così come l’animale (portatore come dicono recenti studi di una sua aurea) sono”macchine perfette” nelle quali stessi con la giusta stimolazione possono trovarsi soluzioni di cura e autocura senza ingrassare le multinazionali del farmaco. Studiando Tesla, ma anche l’esoterismo si vede che quello che è in alto è in basso e quello che succede nelle leggi naturali fuori succede dentro al corpo umano e alla psiche. È chiaro che ogni cosa va contestualizzata anche sul soggetto.

Lascia il tuo commento