“Gli alberi sono lo sforzo infinito della terra per parlare al cielo in ascolto.”
Rabindranath Tagore
L’albero è un simbolo possente del regno vegetale, con le sue radici profonde si nutre degli alimenti del terreno guardando al cielo e al calore della vita.
I grandi alberi secolari sono dei veri e propri santuari, monumenti naturali, la cui bellezza e solennità non ha niente da invidiare alle grandi opere umane. Si dimentica l’importanza che hanno le foreste nel rinnovare l’aria che respiriamo, nel combattere lo squilibrio di anidride carbonica, nel rendere il clima più fresco d’estate, nell’impedire che i terreni franino, nell’offrire rifugio a migliaia di specie animali, che proprio in conseguenza della nostra indifferenza nel curarli, vedono ridursi continuamente il loro ambiente ideale e finiscono per estinguersi.
La quercia è da sempre considerata come il re degli alberi, simbolo di durata nel tempo, di vita lunga, prosperità, dignità, maestosità, e soprattutto forza. Gli antichi romani la consideravano sacra, inserendola in un elenco di piante “che recano buoni auspici“. Come i greci anche i romani consideravano la quercia, così come la vite, sacra a Giove, facendola assurgere a simbolo di virtù, forza, coraggio, perseveranza, ritenendolo il più grande, il più forte e il più utile degli alberi, come l’albero della creazione prediletto da Zeus.
A Roma l’albero di fico, era sacro a Marte, vero fondatore della città eterna. Si sostiene che Romolo e Remo siano nati proprio dalla sua unione con Rea Silvia, dopo che il dio della guerra aveva posseduto con la forza la giovane vestale di Alba Longa. Fin dall’antichità, il fico fu così collegato alla costruzione di Roma e considerato un albero propizio. Era venerato soprattutto dai pastori, che vi si recavano con offerte di latte. Anche nell’antico Egitto lo ritroviamo tra gli alberi sacri.
Nei geroglifici il simbolo dell’albero è il disegno del sicomoro (nehet). Il sicomoro (Ficus sycomorus) nel Libro della Morte è l’albero che sta fuori dalla porta del Cielo dal quale ogni giorno sorge il dio del sole Re o Ra.
Nell’Antico Testamento il fico insieme con la vite è simbolo non solo di fertilità, ma anche di vita gioiosa.
“Nessuna nazione alzerà la spada contro un’altra nazione e non impareranno l’arte della guerra. Sederanno ognuno tranquillo sotto la vite e il fico, e più nessuno li spaventerà”.
“In quel giorno ogni uomo inviterà il suo vicino sotto la sua vite e il suo fico”.
Gli alberi sacri simboleggiano la forza universale di natura femminile. Per tale motivo sono associati alle grandi dee cosmiche quali Nut, Hathor, Iside, ecc.
Molte sono le raffigurazioni di alberi come il ficus o il sicomoro, su papiri e bassorilievi.
Anche per costruire i sarcofagi veniva utilizzato il legno di sicomoro.
Che dire dell’olivo a noi così caro, l’olivo benedetto viene distribuito durante la Domenica delle Palme, la domenica che viene prima della Pasqua. L’olivo è anche la pianta da cui si estrae l’olio, necessario all’uomo e indispensabile per i riti religiosi: sacerdoti e vescovi vengono consacrati con l’olio, con l’olio santo si impartisce la Cresima e si imprime anche l’Estrema Unzione o l’Unzione degli infermi: Cristo, Christhòs, in greco, significa ”unto”. E ancora, è proprio un ramoscello d’ulivo che la colomba riporta dopo il diluvio universale in segno di pace fra Dio e gli uomini.
Il ramoscello d’ulivo è dunque simbolo della rigenerazione, perché, dopo la distruzione causata dal diluvio, la terra tornava a fiorire.
“L’uomo è come un albero e in ogni suo inverno levita la primavera che reca nuove foglie e nuovo vigore.” V. Pratolini
L’Albero della vita
Dalla Cabala agli Egizi, passando per le filosofie orientali e i racconti mitologici: non c’è simbologia più potente di quella dell’albero della vita. Il significato dell’albero della vita, come fonte generatrice e mezzo di interconnessione tra tutti gli esseri viventi e il ciclo della vita, emerge direttamente attraverso le sue caratteristiche:
Le radici, profonde e tenaci, rendono l’albero solido e stabile. Richiamano i valori e le relazioni che consentono all’essere umano di ancorarsi a tutto ciò che rappresenta la propria origine: la famiglia, appunto, ma anche un luogo dell’anima, un legame indissolubile.
Il tronco, non troppo grande né esile, rappresenta il collegamento tra cielo e terra. Simbolo della resistenza e della forza, è dal tronco che dipartono i rami e a loro volta le foglie. Rispetto alle radici, rappresenta l’estensione del sé più solida e tangibile.
La chioma, rami protesi verso il cielo, frutti di diverso tipo e foglie rigogliose. Sinonimo di prosperità, è il prodotto della forza della vita che nasce, cresce, si evolve. Proprio come l’albero è il prodotto di una vita che lo ha generato, così i rami devono la loro esistenza all’albero stesso. Infine, il frutto: il simbolo massimo della ricchezza e dell’abbondanza.
L’Albero della Vita è presente in biologia, filosofia, religione e cultura popolare e quattro sono i suoi significati principali:
– raffigurazione della crescita di una persona, ogni seme infatti è un albero in potenza;
– espressione di crescita e forza, il seme deve farsi largo dalla terra per emergere;
– albero della Vita come simbolo di rinascita, perde le foglie e sembra morire per poi germogliare e rinvigorirsi a primavera;
– connessione con il tutto, le radici affondano dentro madre Terra e vi trovano nutrimento, i rami cercano la connessione con il sole fonte di vita e trasformazione.
La teoria della ghianda
La teoria della ghianda dello psicanalista e filosofo americano James Hillman racchiude l’accettazione di un mistero, di qualcosa di innato che chiede solo di poter uscire allo scoperto rispettandone tempi e modalità, diverse per ognuno di noi.
Nel celebre saggio “Il codice dell’anima” James Hillman espone la teoria della ghianda spiegando come essa influisca sulla nostra vita. Dentro ognuno di noi, già alla nascita, vi è un seme unico e distinto che ci chiama a realizzare qualcosa di altrettanto unico e distinto: è la ghianda che racchiude in sé il potenziale destino di quercia. In alcuni la chiamata sembra più forte che in altri, ma anche se non la ricordiamo, anche se la sua voce si è persa nelle maglie della vita adulta, in realtà non ci abbandona mai.
L’albero nei sogni
In tutte le culture l’albero ha rappresentato e rappresenta il simbolo della sacralità della vita, esso è un archetipo, per l’uomo il tronco rappresenta il fallo, mentre la chioma è l’immagine protettiva del grembo femminile; il bosco rappresenta l’inconscio e l’ignoto. Sognare un albero e decifrarne il simbolismo significa tenere in considerazione la sua struttura fisica, le foglie, il tronco, le radici e la sua particolare caratteristica. È comunque sempre simbolo di forza e potenza creatrice, di rinnovamento, solidità e stabilità.
“Dalle radici traggo il sostentamento per elevarmi al cielo”, questo è il messaggio dell’albero.
Lo aveva osservato e ben capito il Dott. Pol Henry, medico omeopata belga, che all’inizio del secolo scorso, è stato il primo a proporre l’ipotesi che il meristema poteva contenere sia l’energia che le informazioni biochimiche necessarie allo sviluppo degli alberi e che queste potevano avere effetti curativi. Nel 1959 Pol Henry elabora un nuovo metodo terapeutico e pubblica i risultati dei suoi lavori nel 1970 con il titolo di Fitoembrioterapia.
Nella visione psicosomatica utilizzare la fitoembrioterapia, nelle sue principali indicazioni, significa infatti intervenire sia sul disturbo fisiologico (soma), sia su ciò che rappresenta il disturbo a livello simbolico-mentale (pensieri).
Il tessuto vegetale in stato embrionale in pieno potenziale di crescita, dunque di rigenerazione, racchiude in sé tutte le informazioni, nonchè l’energia vitale della pianta, nella sua totalità, ed è capace di rilanciare i meccanismi fisiologici propizi alla salute psico fisica dell’uomo regolando le disfunzioni (senza effetto collaterale).
“Ci sono forze diverse nelle gemme, nelle foglie, nei bocci, nei frutti acerbi, nei frutti maturi (…) Quindi si deve rivolgere la propria attenzione dal primo germogliare sopravvenuto, all’ultimo, giacché così è la natura (…) Così c’è una maturazione per i piccoli germogli, una per le fronde, una per i fiori, una per le fibre, una per i succhi, una per le foglie, una per i frutti”.
Paracelso (1493- 1541)
Anche gli Alchimisti, preparavano gli Elisir di primavera con le gemme, sfruttando l’energia vitale della pianta, Paracelso e la mistica medievale Santa Ildegarda di Bingen ne consigliavano l’utilizzo per gli effetti curativi.
Ma vediamo e riconosciamo le attività delle piante sopra citate quando utilizzate come fitormbrioestratti – fee:
La Quercia
La quercia rappresenta la nascita, i semi di quercia vengono spesso donati infatti perché di buon auspicio. Il fito-embrio-estratto di Quercia sostiene nei momenti di debolezza vissuti nel corso della vita, come la senescenza, gli stati di shock o di convalescenza. Utile nell’affaticamento psico-fisico-sessuale, favorisce la fertilità. Dona la forza dell’individuazione, tenacia delle proprie convinzioni e tranquillità dello spirito nel manifestarsi.
La Vite
La vite è una pianta con valenza particolarmente simbolica; ha un forte bisogno del sole per “crescere”, come l’uomo. Anche il sole, con la sua simbologia, rappresenta il nutrimento primo, la luce interiore, il calore, che permette alla pianta di passare da seme a frutto, in tutte le sue fasi. Andare verso la luce significa crescere, alzarsi, realizzare il disegno che siamo chiamati ad “essere”. La luce ha un’importanza fondamentale per il tessuto cerebrale e per le ossa. Il fito-embrio-estratto di Vite viene quindi consigliato nel trattamento delle articolazioni, della pelle, della mucosa gastro-intestinale poiché dona sollievo. Rappresenta il desiderio di verità e saggezza.
Il Fico
Il Fico è un ottimo “ritmicizzante”, adatto alla persone che soffrono di una mancanza di armonia nelle funzioni più basilari come il sonno e la digestione. Il ritmo ci indica un ciclo, un intervallo nel tempo tra la luce e il buio, la fame e la sazietà, l’alternanza delle stagioni. Questo fito-embrio-estratto facilita l’integrazione tra i ritmi dell’ambiente con quelli dell’individuo, nei disturbi con tendenza allo spasmo (ansia, algia e astenia). Utile per ristabilire un equilibrio neuro-sensoriale, per persone con scarsa capacità di adattamento agli stimoli esterni o per ristabilire un equilibrio temporaneamente perduto. Migliora la funzionalità intestinale e lo stimolo peristaltico. È quindi un valido anti-stress, facilita non solo la “digestione” nello stomaco ma anche di situazioni sul piano mentale. Favorisce il risveglio spirituale e sentimentale.
L’Olivo
Questo albero della vitalità, oltre che della vita, ci regala un’ energia infinita. Archetipo del rinnovamento, del cambiamento, della rinascita e della forza vitale, protegge il sistema vascolare, soprattutto cerebrale e nervoso. Rigenera i pensieri ed è utile nelle nevrosi fobico-ossessive.
“Gli alberi sono santuari. Chi sa parlare con loro, chi sa ascoltarli, percepisce la verità. Essi non predicano dottrine e ricette ma predicano, noncuranti del particolare, la legge primordiale della vita.”
Hermann Hesse
1 commento
Andrea Brancalion
Brava Sabrina! Ottime riflessioni.