Un blog ideato da CeMON

i farmaci distruggono una generazione
15 Giugno, 2025

Ricette false, danni veri: i farmaci distruggono una generazione

RedazioneRedazione
Il fenomeno crescente delle false ricette e dell'abuso di psicofarmaci rivela una crisi sociale profonda che coinvolge sempre più adolescenti

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Ogni lunedì riceverai una ricca newsletter che propone gli articoli più interessanti della settimana e molto altro.
Tempo di lettura: 3 minuti

Viviamo in una società che ha sviluppato una relazione distorta con il concetto di benessere immediato. L’idea che ogni disagio, fisico o emotivo, debba essere risolto rapidamente attraverso una soluzione farmacologica ha creato una generazione abituata a cercare nel medicinale la risposta a ogni problema.

Questa mentalità si è radicata tra i giovani, che crescono in un contesto dove l’ansia, la depressione e i disturbi dell’umore sono sempre più comuni, ma dove spesso mancano gli strumenti per affrontare queste difficoltà in modo costruttivo e duraturo.

Oxycontin, Rivotril, Depalgos: i nomi della nuova dipendenza

Dietro questi nomi incomprensibili ai più si nasconde una realtà inquietante: sono i farmaci più ricercati dai giovani nel mercato illegale delle false ricette. Una lista che i farmacisti ora conoscono a memoria, perché rappresenta l’allarme quotidiano di una generazione in fuga dal dolore emotivo.

Il fenomeno ha assunto proporzioni tali che gli Ordini professionali hanno dovuto stilare veri e propri elenchi di allerta, trasformando farmacie e ambulatori in presidi di controllo sociale. La Fofi – Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani – ha raccomandato di “continuare a verificare, con la massima attenzione, le prescrizioni mediche all’atto della dispensazione, con particolare cautela alle prescrizioni che provengono da altre Regioni e alle casistiche di acquisto da parte di soggetti giovani”. Quello che emerge dalle cronache recenti non è solo un problema di sicurezza sanitaria, ma il sintomo di una crisi culturale profonda che attraversa la società occidentale.

La società dell’anestesia emotiva e il mercato nero delle emozioni

Il terribile caso di Andrea Prospero ha acceso le luci su una realtà inquietante. Quello che emerge dalle cronache recenti è l’esistenza di un vero e proprio mercato parallelo di farmaci, alimentato da false ricette e dalla complicità involontaria di un sistema sanitario che fatica a tenere il passo con questi fenomeni emergenti.

I farmaci più ricercati – ossicodone, benzodiazepine, ipnotici – rappresentano una via di fuga apparente da dolori emotivi che richiederebbero ben altri approcci terapeutici. La facilità con cui questi medicinali possono essere contraffatti e ottenuti illegalmente li rende particolarmente appetibili per chi cerca sollievo immediato da un’esistenza che non è in grado di affrontare con le sue gambe.

I nuovi disturbi dell’adolescenza digitale

L’era digitale ha portato con sé nuove forme di disagio giovanile. I social media, la pressione costante della connessione, l’ansia da prestazione amplificata dalle piattaforme online hanno creato disturbi che le generazioni precedenti non conoscevano. La ricerca di una soluzione farmacologica rapida diventa quasi inevitabile.

Dietro ogni caso di abuso farmacologico giovanile si nasconde una rete di relazioni familiari e sociali compromesse. La mancanza di comunicazione, l’assenza di figure di riferimento stabili, la pressione sociale eccessiva contribuiscono a creare quel vuotoche i giovani tentano di colmare attraverso l’automedicazione.

La responsabilità non è solo individuale, ma collettiva. Una società che normalizza l’uso di psicofarmaci per ogni difficoltà esistenziale crea le premesse perché i più fragili – spesso i giovani – scivolino verso forme di dipendenza sempre più pericolose.

Il ruolo delle famiglie e della società

La strada per affrontare questo fenomeno richiede un cambiamento culturale profondo. Non basta aumentare i controlli sulle prescrizioni o inasprire le pene per chi falsifica le ricette. È necessario ripensare completamente il nostro approccio al benessere mentale e fisico.

Questo significa, prima di tutto, introdurre l’educazione emotiva nelle scuole, per fornire ai giovani strumenti utili a riconoscere e gestire le proprie emozioni. Serve poi un accesso più facile e capillare al supporto psicologico, che non dovrebbe essere un privilegio ma un diritto. Vanno attivati programmi di prevenzione realmente efficaci e pensati per intercettare il disagio prima che si trasformi in dipendenza. Occorre anche promuovere alternative terapeutiche non farmacologiche, capaci di restituire centralità alla persona e non solo al sintomo. Tutto questo all’interno di un processo che coinvolga famiglie, scuole e istituzioni.

LEGGI ANCHE: Prevenzione e supporto per le malattie mentali nei giovani

Lascia il primo commento