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27 Febbraio, 2020

Isteria coronavirus, alla fiera dello sciacallaggio mediatico

RedazioneRedazione
Esperti di molti settori ridimensionano i rischi e invitano alla calma

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La frittata è fatta. Il panico da nuovo coronavirus dilaga in una larga parte della popolazione italiana, mostrando al mondo scene di isteria collettiva, supermercati saccheggiati, esercizi commerciali vuoti e ignobili atti di violenza sui cinesi, che siano residenti nel nostro Paese o altrove.
La colpa non è certo solo degli italiani, che pure ci mettono il loro. I media nostrani, infatti, si sono lasciati andare a uno degli spettacoli più disgustosi che la storia della nostra informazione ricordi: clickbait selvaggio, titoli ad effetto che facessero più leva possibile sulle paure della gente (una menzione speciale per la capacità di pescare nel torbido va al Post Internazionale con l’apocalittico “Armageddon Italia”), aggiornamenti minuto per minuto su ogni singolo nuovo contagio, e, capolavoro finale dei nostri sciacalli su carta stampata, un macabro bollettino delle persone decedute col virus. A questo quadro generale già disastroso, si aggiunge l’eterno desiderio della nostra classe politica di ritagliarsi uno spazio mediatico, su qualsiasi argomento, senza alcun rispetto per le persone coinvolte, i loro interessi, e soprattutto per la verità. Tutto ciò ha già avuto pesanti ripercussioni dal punto di vista economico, con la borsa italiana che ha subito la peggior contrazione degli ultimi 10 anni, attività che sono state costrette a chiudere, o, c’è da giurarci, lo saranno presto.

L’opinione degli esperti in prima linea

Ma questa isteria collettiva ha qualche base scientifica? A sentire gli esperti non sembrerebbe. I numeri, almeno qui in Italia, sono piuttosto esigui, e di certo non giustificano le misure draconiane adottate dal governo cinese, e richieste da qualcuno anche qui da noi. La prima ad aver denunciato l’inutile allarmismo creato artificiosamente dai media è stata Maria Rita Gismondo, direttrice responsabile di Microbiologia clinica, Virologia e Diagnostica Bio-emergenze dell’ospedale Luigi Sacco di Milano (https://generiamosalute.it/mondo/coronavirus-per-gli-esperti-il-panico-e-ingiustificato/), che in un post su Facebook ha ridimensionato enormemente l’argomento: «si è scambiata un’infezione appena più seria di un’influenza per una pandemia letale. Non è così – ha dichiarato – guardate i numeri. Questa follia farà molto male, soprattutto dal punto di vista economico». Tanto è bastato per fare scoppiare la polemica con medici di opinioni contrarie, di cui il più famoso è (almeno per l’attivismo social)  Roberto Burioni.

Il contagio potrebbe esaurirsi in primavera

A suffragare l’opinione della dottoressa dell’ospedale Sacco, però, sono presto giunti molti e autorevoli pareri scientifici. Anche Giulio Tarro, virologo di fama internazionale e allievo di Albert Sabin (l’inventore del vaccino contro la poliomielite), ha voluto gettare acqua sul fuoco del panico diffuso. «È assurdo – sostiene il professore – siamo passati dal succede tutto al non succede nulla». Secondo Tarro è probabile che il contagio vada naturalmente a esaurirsi in primavera, dato che il nuovo coronavirus, come i coronavirus precedenti, pare soffrire le alte temperature, che ne inibiscono la trasmissibilità.

Bassa mortalità

Il professor Giuseppe Iovane, ordinario di Malattie Infettive alla Federico II di Napoli e direttore della Scuola di Specializzazione in Malattie Infettive e Polizia Veterinaria, riporta l’attenzione sui numeri fin qui a disposizione, sottolineando che «il tasso di mortalità è basso, intorno al 2-3%.  L’ indice di riproducibilità stimato è del 2.2 , basti pensare ad esempio che per il  morbillo è 20-27% e per l’afta epizootica 7%. Per adesso sono colpiti più gli uomini over 55 anni.L’incubazione resta per ora da due a dodici giorni».
Insomma, nessuno vuole dire che l’epidemia vada presa sotto gamba, dal momento che per tante persone anziane o con precedenti, gravi problemi il nuovo coronavirus può effettivamente essere pericoloso. È bene però riportare tutto alla giusta considerazione, evitando che i nostri comportamenti possano peggiorare la situazione, invece di migliorarla (la corsa all’approvvigionamento di mascherine, ad esempio, potrebbe impedire a chi ne ha realmente bisogno di trovarne in giro), e adottare la principale norma igienica che sempre viene citata in questi casi: lavarsi frequentemente e a lungo le mani.