Riflessioni sul dopo coronavirus

Quarantena e distanziamento sociale come unici strumenti di contrasto al virus. Cosa fare.
16 Maggio, 2020
Tempo di lettura: 5 minuti

Dopo i tanti giorni trascorsi nell’isolamento emergono pensieri e riflessioni che destano inquietudine. Le misure restrittive di isolamento, peraltro solo tardivamente applicate, sono state necessarie per far fronte ad una situazione di urgenza acuta sanitaria, che stava portando al collasso un sistema sanitario che aveva subìto in questi anni gli improvvidi tagli e le picconate, soprattutto per quanto riguarda la riduzione di posti in terapia intensiva e lo smantellamento dei presidi della medicina territoriale.

In particolare, la Lombardia si è ritrovata impreparata di fronte a questa emergenza, perchè governata da persone che non hanno saputo programmare misure di protezione per gli operatori sanitari e per la popolazione, che non hanno applicato le misure idonee e con adeguato tempismo in un contesto di pandemia annunciato, quali ad esempio la creazione di percorsi dedicati – cioè ospedali o strutture territoriali esclusivamente dedicati ai malati Covid-19.

Si è quindi assistito a continui aggiustamenti, a misure decretate dal governo, a correzioni delle stesse da parte delle regioni e dei comuni, spesso senza che venissero apertamente e lucidamente delineate le motivazioni alla base di queste decisioni. Come giudicare in questi ultimi giorni la poca chiarezza dei messaggi trasmessi dalle autorità, la confusione negli obiettivi futuri?

I cittadini continuano ad ascoltare pareri discordanti e contraddittori, ad esempio sulle applicazioni dei tamponi e dei test sierologici, senza riuscire a comprendere esattamente come interpretare questi messaggi sempre calati dall’alto in assenza di una vera condivisione.

Il passaggio dalla cosiddetta fase 1 alla fase 2 è sicuramente delicato, ma occorre fornire alle persone dei messaggi di maggiore chiarezza, trasparenza ed onestà.

Non è più lecito esigere solamente

Non è più lecito chiedere ed esigere ad una popolazione di obbedire a delle misure restrittive, senza offrire in cambio risposte e progetti di ripartenza compatibili con una ripresa di vita decorosa e dignitosa. Non è più accettabile ascoltare politici ripetere unicamente il messaggio rigorista “state a casa, state a casa”; va progettata invece una valutazione dell’immunizzazione della popolazione nei confronti del Covid, ampliando l’esecuzione dei tamponi (con isolamento tempestivo dei casi positivi), ma soprattutto garantendo a tutta la popolazione l’esecuzione di test anticorpali per verificare l’eventuale immunizzazione della stessa.

Se ci si eleva da un piano meramente pratico di valutazione del contesto attuale, emerge l’aspetto della Paura: paura del contagio, di un nemico invisibile, ignoto, della morte, della fragilità, dell’inadeguatezza del nostro modo di vivere e di strutturare la nostra vita.

Penso che questa esperienza sia per l’umanità un’occasione, un’opportunità di cambiamento. Quello che ci deve insegnare sono i valori di Libertà, Autonomia, Responsabilità e Solidarietà.

Sembra quasi paradossale ma è proprio ancor più vero proprio in questo paradosso. In questa situazione in cui per necessità (e tale deve limitarsi ad essere – una necessità’ contingente e transitoria) siamo stati privati della libertà, questo valore emerge nella sua preziosità e dignità come non mai. In questo senso il messaggio pro-attivo potrebbe essere formulato così.

Libertà:

mi libero dalle false necessità del prima, da schemi interiori ed esteriori, limitanti e incatenanti, e ridisegno la mia vita in maniera rinnovata.

Autonomia:

torno a considerare come necessaria l’importanza di non dipendere in maniera negativa da altri, che possono condizionare la mia libertà di pensiero, di azione, di acquisto.

Responsabilità:

colgo in questa attuale drammatica sofferenza del microcosmo umano anche la sofferenza del macrocosmo-Terra. Finalmente mi sento parte del tutto, integrato, e comprendo e so cogliere con empatia e consapevolezza che, essendo la Terra sofferente per i danni comminati da azioni scellerate di soprusi e prevaricazione umane, occorre ripensare i modelli di vita, di produzione e ridefinire quello che è veramente Crescita.

Solidarietà:

divento consapevole dell’interdipendenza tra le mie azioni e le conseguenze delle stesse su altri esseri, e sviluppo le mie doti interiori di Amore e Com-passione.

Il piatto delle libertà individuali piange

La trasformazione della Paura fa parte del compito a cui siamo chiamati come Uomini. Se si valuta invece lo scenario attuale, domina la tendenza a inculcare e nutrire nelle persone una paura che blocca, che impedisce di evolvere, che fa addormentare e paralizzare le coscienze. I quattro fondamenti citati prima: Libertà, Autonomia, Responsabilità, Solidarietà vengono sconfessati, contraddetti e negati ad ogni istante. Predomina una visione totalmente materialistica dell’essere umano. Si sta affermando sempre più potentemente un pensiero dirigista, per cui la popolazione deve assoggettarsi ai diktat imposti dall’alto.

L’Uomo, deprivato delle sue fondamentali componenti psico-affettivo-emozionali e spirituali, come potrebbe sopravvivere? E soprattutto qual è il costo non solo sanitario (in termini di disturbi della sfera affettiva, relazionale e psicologica) ma anche sociale e umano del perdurare di queste misure restrittive?

Il messaggio lanciato dalle autorità e dai media può essere sintetizzato nel seguente modo: l’infezione da Covid non è trattabile con armi terapeutiche valide, e pertanto sino all’ottenimento di un vaccino, su cui si proiettano tutte le aspettative di ben-essere, non sarà’ garantita agli Umani (se, così deprivati di diritti fondamentali, ancora si potranno definire tali) la possibilità di una vita “normale” – a ciascuno la libertà di definire ciò che è normale dopo una esperienza psicologicamente così lacerante.

Domina una visione dell’emergenza e del contesto di tipo guerreggiante (anche nel linguaggio della comunicazione vengono utilizzati i vocaboli come guerra, lotta, nemico, vittoria, sconfitta, armi). Questo a significare che “il nemico“ sta al di fuori di noi e che noi non abbiamo strumenti per comunicare e interagire con lui.

Passa un’immagine di uomo sempre deresponsabilizzato nelle proprie possibilità, opportunità, scelte di vita, completamente soggiogato al caso (fortuna o sfortuna), inerme di fronte al destino, condizionato da decisioni prese al di sopra di lui, incapace di esercitare la propria libertà di pensiero e di azione.

L’Uomo come essere integrato nelle sue dimensioni fisico-psico-mentale-spirituale è completamente libero e responsabile delle sue scelte. Fondamentale quindi la scelta della propria modalità di vita: l’alimentazione, il movimento, la meditazione, la preghiera, il dedicarsi ad esperienze di arte e creatività, coltivare pensieri ed emozioni positive e costruttive, assumere rimedi e integratori naturali che possano rinforzare il proprio sistema immunitario in senso aspecifico.

Questa visione dell‘uomo ridà linfa e senso al nostro vivere, ridona entusiasmo, gioia ed obiettivi al nostro agire. L’importanza della medicina preventiva proprio ora emerge in maniera drammatica: non si può più pensare la medicina solo come intervento farmacologico, e unicamente farmacologico, nell’urgenza. Si vedano i costi – in termini sanitari, sociali, economici, umani – di una visione del genere. Va ridefinito nel profondo il concetto di salutogenesi. Ogni essere umano è dotato di risorse interiori, di strumenti sia fisici sia spirituali per far fronte alle sfide imposte dall’esterno.

Nei secoli l’uomo ha interagito con virus e batteri e ha imparato a convivere con essi. Si va sempre più affermando la visione di un mondo paurosamente “igienizzato”. Dopo il Covid ci saranno altri virus, altri superbatteri, che sfideranno il nostro sistema immunitario.

Qual è la risposta più corretta per far fronte a queste sollecitazioni?

L’umanità davvero sarà disposta d’ora in poi ad assoggettarsi a tali “attacchi esterni”, continuando a disinteressarsi in maniera imprudente e improvvida del proprio orto prezioso da coltivare? Siamo liberi, siamo autonomi, siamo responsabili di noi e degli altri esseri viventi con cui interagiamo, siamo solidali e amorevoli. Lo dobbiamo a noi stessi e ai nostri figli. Che mondo altrimenti consegneremo nelle loro mani?

Un mondo in cui non sarà più possibile giocare con i coetanei liberamente, abbracciarsi, sorridersi, stringersi la mano? Un mondo igienizzato, rigorosamente controllato, nel quale che tipo di Vita sarà consentita? Che parte di noi sopravviverà? Forse solo una parte ormai automatizzata. Che prezzo stiamo facendo pagare ai nostri giovani, già fin troppo intrisi di tecnologia, di falsa connessione, di informazioni e non di conoscenza? Con che diritto decidiamo in base all’età anagrafica chi entro la fine dell’anno potrà liberamente uscire di casa? Sulla base di quale evidenza scientifica o studio clinico sono accettabili tali misure restrittive, che violano le libertà costituzionali?

Di chi è il compito di definire lo stato di necessità che consente tali violazioni?

A ciascuno di noi quindi spetta il difficilissimo compito di una presa di coscienza coraggiosa e di una conseguente decisione per scegliere di imboccare la Via che porta all’Umano.

 

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