Napoleone era stato sconfitto e, con il suo esilio, tutte le guerre sembravano finite. Hahnemann decise di partecipare alla festa di pace e di serenità che rallegrava la città di Lipsia.
Salì sul suo calesse, afferrò le briglie e disse al cavallo: – Vai, bello!- Il cavallo, un vecchio ronzino bianco e un po’ spelacchiato, non si mosse di un centimetro. Il medico tedesco provò a sollecitarlo, prima con parole gentili, poi con irripetibili imprecazioni tedesche. Finché, persa la pazienza, iniziò a frustarlo con violenza. Fu a quel punto che, da una strada laterale, sbucò Nietzsche.
Il filosofo andò vicino al cavallo, lo accarezzò sul muso e scoppiò a piangere. Hahnemann: – Che fate? Siete impazzito?-
Nietzsche: – “Meglio esser pazzo per conto proprio, anziché savio secondo la volontà altrui.” –
Hahnemann: – Oh mio buon cristiano, allontanatevi dal cavallo, potreste farvi male.-
Nietzsche: – Io condanno il cristianesimo, levo contro la Chiesa Cristiana la più tremenda di tutte le accuse che siano mai state sulla lingua di un accusatore.-
Hahnemann: – Non siate blasfemo!-
Nietzsche: – Dio è morto. Dio resta morto. E noi l’abbiamo ucciso.-
Hahnemann: – Insomma signore, cosa state cercando di dimostrare?-
Nietzsche: – Io vi insegno il superuomo. L’ uomo è qualcosa che deve essere superato.-
Hahnemann, sarcastico: – E voi sareste in grado di mostrarmelo questo superuomo?-
Nietzsche annuì e salì sul calesse accanto al medico tedesco. Da pietoso l’atteggiamento del filosofo si trasformò in crudele: frustò, brutalmente, il povero ronzino. L’animale ebbe un sussulto e si lanciò al galoppo, trascinando il calesse lungo le vie della città. Fu il caos. I passanti fuggivano terrorizzati per non essere investiti dal traballante veicolo trainato da un cavallo imbizzarrito.
Hahnemann, sconvolto: – Smettete di frustare il mio cavallo!-
Nietzsche: – Talvolta guardo la mia mano, pensando di avere in mano il destino dell’umanità: lo spezzo invisibilmente in due parti, prima di me, dopo di me.-
Hahnemann, con le mani davanti agli occhi, dopo che il calesse aveva sfiorato una quercia secolare: – Basta, pietà, signore. Se in voi c’è ancora un briciolo di umanità fermate questo calesse!-
Nietzsche: – La mia umanità non consiste nel partecipare ai sentimenti degli uomini, ma nella capacità di sopportare questa partecipazione. –
A quel punto il cavallo salì sul marciapiede. Le ruote urtarono contro il cordolo e il calesse, a causa della velocità, si alzò da terra. I due vennero lanciati, come proiettili, all’interno dei giardini pubblici. Nietzsche urlò: – Adesso sono lieve, adesso io volo, adesso vedo al di sotto di me, adesso é un dio a danzare, se io danzo.-
Rimbalzarono tra i rami degli alberi, caddero su ispide siepi, rotolarono sull’erba appena tagliata. Dopo alcuni lunghissimi minuti, Hahnemann si rialzò e, zoppicando per il dolore, si avvicinò al filosofo.
Gli consegnò una bottiglietta: – Questa è per voi, pazzoide mezzo angelo e mezzo diavolo, molto blasfemo e tanto misantropo; essa contiene Anacardium orientalis e sono sicuro che possa servirvi.-
Nietzsche, prima di svenire:-La speranza: essa è in verità il peggiore dei mali, perché prolunga le sofferenze degli uomini.-
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