Natrium muriaticum

COLLANA MATERIA MEDICA. Quintessenza del medicamento omeopatico. Dynamis, Virtù e Potere Curativo del rimedio omeopatico Natrium muriaticum

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6 Agosto, 2024
Tempo di lettura: 12 minuti

Comune sale da cucina.

Mantiene l’equilibrio osmotico dei liquidi nell’organismo. È il sale vitale per eccellenza. È quello che permette la conservazione di tutti gli altri sali necessari all’organismo.
Modifica la nutrizione generale, l’assimilazione e il mancato assorbimento di tutti gli alimenti e quindi ha a che fare con l’anemia, la clorosi, lo scorbuto, la magrezza o la malnutrizione.

Altera il sangue e tutti i fluidi umorali, tutte le mucose, causando catarro di secrezione abbondante ma di qualità normale.
Colpisce la pelle, le ghiandole sebacee. Tutto diventa grasso. È infatti una delle cause dell’acne, che si localizza soprattutto su viso, naso, attaccatura dei capelli e fronte.
Altera il sistema nervoso provocando e curando una forte depressione muscolare, fisica e mentale.

Migliora sempre all’aria aperta e rinfrescandosi. Peggiora molto se si fa uno sforzo fisico o mentale. Non sopporta il mare.

Quintessenza: Amaro, triste e risentito. Perseguitato dal passato. Bilioso linfatico. Emaciato. Collo d’oca. Pelle grassa e sporca. Cardiopatico.

Amaro: pieno di afflizione, sgradevolezza, dispiacere, pesantezza, malinconia. Spesso l’amarezza è il risultato di un risentimento.

Tristezza: stato d’animo prodotto da un evento sfavorevole che di solito si manifesta con mancanza di gioia, malinconia, pessimismo e tendenza al pianto.

Risentimento: il ricordo doloroso e radicato di una particolare ferita, per la quale si pretende soddisfazione. È una lamentela, un reclamo.

Tormentato: chi prova una grande e continua angoscia con sentimenti e pensieri che torturano e fanno soffrire.

Linfatico bilioso: temperamento paziente e passivo, ben educato ma che tende ad accumulare in silenzio. Piuttosto apatico, svenevole, a metà, con la tendenza a diventare irritabile e irascibile.
Deperimento: una forma di dimagrimento estremo e sproporzionato che prosciuga il grasso corporeo. La sindrome da deperimento, nota anche come wasting syndrome, è la perdita involontaria di oltre il 10% del peso corporeo (in particolare della massa muscolare).

Collo d’oca: una particolare forma di assottigliamento del collo che lascia la pelle cadente e invecchiata.

Pelle grassa e sporca: aspetto oleoso della pelle con punti neri e brufoli o eruzioni cutanee che conferiscono alla persona un aspetto sporco anche se è giovane.

Cardiopatica: con problemi che interessano il cuore e il sistema circolatorio.

Caratteristiche predominanti

È una persona che “striscia”. Malessere generale, con stiramenti, rigidità e dolori qua e là. E dolori dovuti a cellulite e accumuli fibrosi in varie parti del corpo.

Ha facilmente palpitazioni violente o sensazioni sgradevoli come una pulsazione in tutto il corpo con una sensazione di svenimento a ogni passo. Peggiora molto quando è sdraiato e sul lato sinistro.
Ha sensazioni particolari, come “freddo intorno al cuore”, soprattutto quando è sovraffaticato e dolorante.

Provoca e cura una profonda anemia dovuta alla perdita di liquidi e allo scompenso elettrolitico di varia provenienza. Ma è sempre accompagnato da magrezza, dispnea da sforzo, cefalea latente e molta tristezza.

Piange incessantemente e il pianto peggiora tutto e lo fa soffrire anche fisicamente, non si consola mai e vuole stare da solo a ruminare il suo dolore a suo piacimento. È avvilito e si dispera quando pensa alla sua vita e al futuro. Nulla lo interessa perché è immerso nel suo sconforto che lo assorbe completamente.

È molto distratto e smemorato e non sa cosa sta succedendo perché ha difficoltà a pensare. In effetti, ha sonno tutto il giorno e ancora di più nel pomeriggio. Ma il sonno è agitato, pieno di incubi e di angoscia. Sogna l’acqua, il mare, sempre la stessa cosa e tanti eventi cupi:, assassini, morti, ladri al punto che se si sveglia non riesce a riaddormentarsi, tormentato. Logicamente si sveglia esausto.
Questa situazione è spesso innescata da tradimenti, delusioni d’amore, maltrattamenti da parte della famiglia o di partner in cui l’unione si rompe in malo modo.

Per quanto si sforzi di risolvere i problemi emotivi con il pensiero, non ci riesce, perché è vero che “il cuore conosce ragioni che la mente non può mai comprendere”.

I mal di testa sono continui. Possiamo dire latenti. Sono dolori come martellate, persistenti per tutto il giorno, che si attenuano se si dorme. Altre volte è un mal di testa accecante con vomito che costringe a sdraiarsi. Al punto che percepisce la testa ingrossata ed è accompagnata da violente vertigini quando la muove o cambia posizione.
Colpisce la profonda fessura che spacca il labbro inferiore e superiore con estrema secchezza della bocca e delle labbra. E la tendenza ad ammalarsi ripetutamente di herpes labiale.

In Natrum gli occhi sono un importante punto di sofferenza. Si sentono deboli, tesi, gonfi e doloranti come se i bulbi oculari fossero ingranditii.
Soffre facilmente di amaurosi o paralisi del nervo ottico con perdita improvvisa del campo visivo. Può essere parziale o totale, persistente o momentanea, ma è molto caratteristica e accompagnata da fosfeni o luci brillanti e persino da distacco della retina e da molte lesioni corneali, scotomi, macchie con fotofobia.

Vive con una bocca secca e pastosa, anche se sembra umida e con le commissure piene di bolle di saliva schiumosa. Deve mangiare bevendo acqua per deglutire e con una continua sensazione di avere un pelo sulla lingua.
È un mangiatore insaziabile che non mette su un grammo. Con il cibo si sente pesante e assonnato e suda molto quando mangia.

La secchezza generale delle mucose si estende al retto e all’ano. Sempre lacerato, sanguinante con dolori acuti e brucianti. Molto stitico. Trattiene tutto sia nel corpo che nelle emozioni. Non lascia uscire nulla.

Durante le mestruazioni la stitichezza è molto più grave. Sente peso nel basso ventre al punto di doversi sedere per evitare il prolasso ed è accompagnata da dolori riflessi ai reni. La secchezza impedisce rapporti sessuali soddisfacenti perché molto dolorosi.

Negli uomini, l’impotenza è presente con un’eiaculazione ritardata e persino un aumento del desiderio sessuale, ma con un’incapacità molto frustrante.
L’uomo urina molto, giorno e notte. Ma si blocca se c’è qualcuno nei paraggi. Spesso bruciore all’uretra dopo la minzione. Perde urina quando tossisce o quando sente l’acqua dal rubinetto o quando starnutisce.

Respira male, sempre con catarro con starnuti e sensazione di ostruzione delle narici, e quando tossisce sente come esplodere la testa o ha un prurito intenso che provoca lacrime agli occhi.

È dolorante dappertutto. Gli arti si sentono deboli, le braccia e le gambe si torcono facilmente. La schiena fa male e migliora solo quando si appoggia su qualcosa di duro. Gli oggetti cadono dalle mani.
Le articolazioni tendinee fanno male come se fossero troppo corte e diventa invalido. In breve, ha una sensazione di gonfiore doloroso in tutto il corpo, con grande ipersensibilità nervosa e dolori paralitici, ottusi e lancinanti.

È un rimedio importante per le febbri “rovinate” da un cattivo trattamento, come le febbri intermittenti della malaria soppressa.
Gli aspetti caratteristici sono due: in primo luogo, la comparsa di brividi tra le 10 e le 11 del mattino, con grande calore e sete bruciante che aumenta con la febbre e i caratteristici brufoli sulle labbra. In secondo luogo, il miglioramento totale con la sudorazione.

Caso di Andrea: maschio in un ineludibile sistema matriarcale

Quando ho conosciuto Andrea, era già un uomo di 54 anni. Gli era stato diagnosticato un tumore al retto e doveva decidere cosa fare. Radioterapia, chemioterapia e soprattutto accontentare i suoi sei figli e la sua famiglia?

La proposta era, ovviamente, quella di evitare una possibile occlusione intestinale, una colostomia e di vivere con il sacchetto delle feci al fianco per il resto della sua vita. Questo provocò un vero e proprio rifiuto e una posizione personale più decisa, nonostante il mondo di dubbi che lo travolgeva.

In realtà, ascoltando il linguaggio del corpo, anche senza conoscerne la storia, Andrea alimenta la decisione inconscia di rifiutare di perdonare, di lasciare andare e di dimenticare e, allo stesso tempo, non sa quale sia il suo vero posto. Il posto che ha oggi nella vita, dentro di sé, è totalmente alterato, carico di una sofferenza antica, cronica e mortale.

Andrea è nato in quella parte bassa del Mediterraneo dove i sentimenti più tragici sono rimasti come patrimonio fondamentale del linguaggio della vita quotidiana: quel mondo dove “ricordare il danno” è sentire ed essere giusti, è onorare la propria storia, personale e familiare, che è “una cosa sola”. Un luogo, quindi, dove inconsciamente “perdonare, dimenticare, è tradire” perché la vita richiede giustizia e la giustizia richiede un regolamento di conti e, quindi, la vendetta. La vendetta acquista lo status di “dovere” individuale, familiare e sociale e costituisce un autentico “valore” vitale.

Pur essendo una delle prime parti del mondo ad essere intensamente cristianizzata, la Legge del Taglione, scritta col sangue sulle loro anime, non è stata finora sconfitta dalla Legge dell’Amore. “Occhio per occhio e dente per dente” continua a essere l’ordine di giustizia ampiamente accettato in questo gruppo umano, in questa particolare società. Il vecchio detto secondo cui “la grandezza di un uomo non si misura dalla violenza della sua vendetta, ma dalla magnanimità della sua clemenza” non ha ancora preso forma in questo mondo. Un mondo in cui la confusione primordiale tra dignità, orgoglio, dominio e conservazione, che per secoli ha giustificato ogni violenza, rimane ancora quasi immutata.

Senza rendersene conto, si sta trasmettendo il messaggio generazionale di vendicare l’onore di qualsiasi membro della famiglia, presente o passato, segnalando con questo slogan il futuro delle nuove generazioni. Si trasmette il messaggio che, soprattutto, l’offesa non deve mai essere dimenticata. È la dignità della propria vita personale e familiare.

Come in tutto il mondo, i messaggi ereditari e familiari si trasmettono attraverso le donne. Così, contrariamente alle apparenze, il mondo primordiale è un grande matriarcato totalitario senza discussioni. Comandano le nonne, poi le madri, poi le mogli, poi le figlie, poi tutte insieme. Quindi, “la femmina” governa senza alcuna discussione. Lei, che dà la vita, si sente in diritto di manipolare la vita, sia nella vita quotidiana che nelle questioni amministrative, economiche e organizzative, in tutti i sensi, anche e soprattutto nei sentimenti.

Il maschio ha una funzione fortemente servile. È predeterminato al servizio involontario, naturalmente; lo è fisicamente e, soprattutto, inconsciamente: fa di tutto, in ultima istanza, per essere accettato dalla saga delle femmine della sua genealogia. Per lei ruba, uccide, si vendica, prega o combatte. Tutto per “lei”. Tutto per poter deporre ai piedi di questo totem primordiale, forte come la vita stessa, il trionfo della sua conquista e, soprattutto, “il suo diritto di esistere”.

Le “donne”, quell’eterno gineceo, mantengono la loro liturgia e il loro culto costante, con tutta la molteplice tragedia che si è scatenata per generazioni: la dualità di offrire allo stesso tempo lutto e vita, debito e ricompensa, colpa e riconoscimento, accettazione o esilio. Un mondo duale di sentimenti ancestrali, di una forza tale che l’uomo, il “maschio”, non è in grado di superare, tanto meno di sciogliere. È soggiogato. Ha davanti a sé solo una via inconscia e definitiva: la sfida.

La lotta tra gli uomini della casa per essere il preferito è una lotta senza esclusione di colpi e ha poche possibilità: il preferito lo è da prima della nascita, anche senza sapere perché, nel cuore delle donne. È una scelta erotico-ancestrale, con molta forza incestuosa. Con questo piccolo prescelto sono permesse molte manifestazioni erotico-affettive che non sono permesse nemmeno con il proprio marito.

La lotta per cambiare questi arcani è praticamente inutile. Sarebbe un buon motivo per raggiungere la vera libertà, ma non lo è: scatena le guerre più crudeli e spietate tra i propri fratelli e sorelle, e persino tra genitori e figli; guerre intestine di massima servitù. Sorprendentemente, il vincitore è colui che riesce a essere “il più fedele dei servi”, cioè il più servile e, senza saperlo, il più asservito alla “femmina madre”. Il più servile della saga, anche se appare sempre davanti agli altri applaudito e coperto di gloria.

Sì, il potere sta nell’appartenere a “lei”, perché è intorno a lei che ruotano la vita e la morte e le possibilità di vita o di morte, individuali e sociali. I grandi poli del mistero dell’esistenza.

È in questo ambiente profondamente mediterraneo che Andrea è il primogenito di cinque, lui, il fratello e tre sorelle. Non nasce voluto, né cercato, nasce come la maggior parte degli esseri umani, senza preavviso e all’improvviso e, quindi, creando grande sconcerto, dispiacere e fastidio nei genitori, finché non viene accettato (ma mai scelto).

Non è stato così per il secondo figlio, Salvador – il suo nome è molto significativo – che era atteso e, come tale, è nato già “graziato”: prima di dire una parola era già stato “scelto”.

Le figlie femmine arrivate dopo non contavano più di tanto, perché come tali facevano già parte della forza matriarcale. La lotta per essere “la caporala” si sarebbe svolta tra loro, ma erano già automaticamente assorbite nella trama della simpatia e della “scelta del secondo maschio”, con tutto ciò che questo significava eroticamente e affettivamente.

Tutto questo è stato, fin dall’infanzia, il conflitto esistenziale di Andrea, che lo ha portato ad ammalarsi fin da piccolo, dando origine a problemi, apparentemente normali o comuni, ma che lo facevano apparire come un bambino problematico e, quindi, ancora meno aggraziato.

Inizia con l’enuresi notturna, come manifestazione inconscia della sensazione che qualcosa lo separi dal posto che gli spetta. In seguito, ha iniziato a soffrire di colite, dimostrando la sua grande suscettibilità, insicurezza e incapacità di superare i conflitti, essendo anche incapace di dimenticarli, fino ad arrivare a una grave meningite. Una situazione in cui si sentiva attaccato, non valorizzato e non amato, anche dalla madre, al punto da aver paura di morire. Sentiva che la madre non lo difendeva mai, non si prendeva mai cura di lui in modo adeguato, non lo sosteneva e spesso lo censurava, umiliava e offendeva, scegliendo il fratello.

Il padre ha mantenuto il comportamento storicamente “stabilito”: duro, severo, assente, né attaccato né legato, separato, e con Andrea rifiutante e competitivo. Questo, nel linguaggio maschile, significa molto, perché si tratta di atteggiamenti emulativi degli uomini, per mantenere la loro egemonia. Ne consegue la rottura della continuità e della comunicazione tra loro e, quindi, un aumento esponenziale della competitività, della sfida, dell’inimicizia, della solitudine e del disorientamento.
Con l’altro ragazzo, Salvador, il padre è stato complice e solidale. Si è visto riflesso in lui. Ben rappresentato e amato da tutta la saga delle donne della famiglia e non solo.

Non è facile compensare tutto questo, e così l’esistenza di Andrea si è sviluppata con tutte queste carenze fondamentali per una buona vita, piena di ferite, rabbia, indignazione, impotenza, insicurezza e disprezzo di sé.
Per tutti questi motivi, ancora oggi i ricordi di Andrea sono pieni di ingiustizie, divieti, rifiuti e svalutazioni. In altre parole, amarezza, rabbia repressa, ingratitudine, malinconia e assenza.

Si è unito due volte a donne dalle quali si è separato. Con entrambe ha avuto dei figli e, di conseguenza, la sua vita si è riempita di responsabilità che lo hanno completamente distolto dalla sua vita professionale, dalla sua vera vocazione. La sua professione di contabile era stata scelta per dedicarsi a cose che gli avrebbero permesso di mangiare e nutrirsi rapidamente. Si allontanò, senza volerlo, da se stesso, rifiutandosi involontariamente, seguendo il messaggio familiare che aveva ricevuto.

Durante la giovinezza, suo fratello, il “bello”, gli portava spesso via le fidanzate.
Sceglieva sempre donne che lo torturavano o che lui stesso creava le condizioni per essere torturato. Fin da bambino ha accumulato una fame d’amore per la madre, tanto che non ha mai saputo affermarsi come uomo maturo, un uomo che sa gestire la sua vita, la sua prole e la sua famiglia. La sua attività virile si è esercitata a livello politico, militando nei campi più ribelli e pretendendo dagli altri ciò che lui stesso non poteva e non sapeva dare. In questo ambito, proiettava la competitività fallimentare che aveva sperimentato con il fratello fin dall’infanzia.

Questa mancanza di pulsazione vitale e virile, che dovrebbe essere la cosa più naturale del mondo, non lo è e scatena nel mondo femminile il rifiuto, il disprezzo, l’umiliazione, la derisione e il tradimento (la più grande umiliazione possibile), perpetuando così, nella storia di Andrea, il conflitto primordiale del tradimento della madre che sceglie l’altro ragazzo, senza essere il primogenito, confrontandolo sempre, anche pubblicamente, e minando la ricchezza della sua persona.

All’età di 54 anni, quando Andrea tornò a casa con un cancro al retto, lui stesso definì inspiegabile la sua situazione con l’ultima donna che lo aveva distrutto: senza sapere perché, il suo rifiuto creò in lui la stessa ossessione della madre, una dipendenza ossessiva sempre crescente.

La gelosia raggiunse un livello folle e umiliante. Una relazione che consumava la vita invece di farla fiorire. Una giostra di passione e rifiuto. Un mondo di silenzi, tradimenti, bugie, umiliazioni che lo prostravano e consumavano ogni giorno e coltivavano la morte non solo dell’amore ma della sua esistenza. Ogni incontro era devastante. Come lo è ancora qualsiasi pensiero o ricordo.

Sono passati diversi anni dalla separazione con quest’ultima donna, che ha veramente incarnato la mitica figura femminile crudele, la mitica Medusa, l’immagine insopportabile che ti attrae inesorabilmente fino a sferrarti ogni giorno un colpo mortale. Che ti fa finire la giornata in fin di vita.

Quell’immagine, nonostante la consapevolezza della situazione e la lontananza, continua a perseguitarti con il pensiero persistente dei suoi molteplici rifiuti. Sì, si è allontanato, umiliato, devastato, ma sogna di tornare. Si tormenta al pensiero di ripetere quello che è già successo tante volte con altre donne, quella cosa imperdonabile che crea un meccanismo perverso di sfida incessante: il tradimento del fratello. Il tradimento delle mogli, tutte con il fratello, come prima e sempre, per tutta la vita, lo hanno tradito la madre e le sorelle.

Logicamente molto preoccupato per la situazione e per la decisione di non sottoporsi alla colostomia, perché sarebbe la massima umiliazione come essere umano e come uomo, soffre dei seguenti sintomi:

– Dopo l’evacuazione molto dolore bruciante.
– Espulsione difficile con sangue.
– Può avere movimenti intestinali involontari, che lo imbarazzano terribilmente.
– Dimagrimento nonostante la fame.
– Desiderio di cose salate.
– Sete intensa.

Questo conferma quanto detto prima di conoscere la sua storia: una decisione inconscia di rifiutare il perdono, di lasciar andare e di dimenticare.

Dopo aver preso Natrium Muriaticum 6LM, 3 in granuli, ogni giorno, per una settimana, ha cominciato a districare il gomitolo ingarbugliato che era la sua vita quando si è presentata per la prima volta.

“In uno degli ultimi sogni mi sembra di avere una lite con mio fratello, faccio a pezzi la casa e voglio ucciderlo. Vedo tutte queste donne che mi deridono, che afferrano provocatoriamente mio fratello per diverse parti, pantaloni, camicia, capelli…. e vado in una rabbia incontenibile, con il desiderio di uccidere. Al risveglio, però, sento solo depressione, amarezza, silenzio, tormento e dolori fisici al retto, con secchezza e bruciore”.

All’interno delle difficoltà, fisicamente sta meglio, i sintomi fisici sono meno intensi e frequenti. Moralmente, sta capendo molte cose sulla sua dipendenza ed è riuscito ad allontanarsi da quest’ultima donna, che ancora egoisticamente lo cerca per avere conforto per i suoi problemi personali, come se nulla fosse successo.

Andrea si sente più “padrone” di se stesso e, pur sentendo molto intensamente la solitudine, l’abbandono e l’immensa amarezza di una vita intera. A poco a poco entra, con maggiore maturità, in quella frase realistica di Margherite Yourcenar quando scrive: “la vita è una sconfitta accettata”. Una profonda comprensione della realtà, che fa di ogni essere umano un uomo saggio, pieno di maturità, capace di vivere e ricominciare la sua vita ogni giorno.

Deve “scacciare” per poter guarire. Questo sarà il grande salto. Questa è la grande forza nascosta nell’impotenza quando si chiude un ciclo di vita.

Andrea è ancora nel pieno della vita. Ha molti anni davanti a sé. Bisogna fare tutto il possibile perché possa concentrarsi, capire, dimenticare e riconoscersi nello splendore che ha da vivere. Natrium muriaticum continuerà a fare spazio e a recuperare progressivamente capacità, integrità, maturità e salute fisica. Ciò che si chiama GUARIGIONE.

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