Un blog ideato da CeMON

6 Dicembre, 2024

Antibiotici: impatto a lungo termine sul microbiota

RedazioneRedazione

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Ogni lunedì riceverai una ricca newsletter che propone gli articoli più interessanti della settimana e molto altro.
Tempo di lettura: 2 minuti

Uno studio pubblicato su medRxiv ha gettato nuova luce su un fenomeno prima solo parzialmente compreso: l’impatto a lungo termine degli antibiotici sul nostro microbiota intestinale. Questo studio, condotto dai ricercatori dell’Università di Uppsala, ha rivelato come un singolo ciclo di antibiotici possa alterare profondamente l’equilibrio della nostra flora batterica per un periodo sorprendentemente lungo, fino a otto anni dopo il trattamento. La scoperta rappresenta un punto di svolta nella comprensione delle conseguenze dell’uso degli antibiotici, andando ben oltre le preoccupazioni immediate sulla resistenza batterica.

La metodologia dello studio si è basata su un’analisi approfondita di tre studi precedenti, coinvolgendo un campione significativo di oltre 5.700 adulti di età compresa tra i 20 e i 70 anni. Di particolare interesse sono stati i 1.400 partecipanti che avevano assunto antibiotici per periodi inferiori alle due settimane, da quattro a otto anni prima della raccolta dei campioni. Questa vasta base di dati ha permesso ai ricercatori di tracciare un quadro dettagliato degli effetti a lungo termine di diverse classi di antibiotici.

Chi aveva assunto macrolidi (usati per infezioni da Streptococco o respiratorie) nei 4-8 anni precedenti aveva in media 56 specie batteriche in meno rispetto a chi non aveva assunto antibiotici. Chi aveva assunto cefalosporine (usate per infezioni urinarie, polmoniti e meningiti) aveva in media 43 specie batteriche in meno. Una perdita simile si riscontrava nelle persone che avevano assunto clindamicina (usata per infezioni del cavo orale, dentali o della pelle), anche a distanza di anni.

Questa perdita di biodiversità microbica ha implicazioni profonde per la salute umana. Il microbiota intestinale, infatti, non è semplicemente un insieme di batteri che abitano il nostro intestino, ma un complesso ecosistema che interagisce costantemente con il nostro sistema immunitario e influenza numerosi aspetti della nostra salute. La riduzione della diversità batterica può alterare questo delicato equilibrio, creando le condizioni ideali per lo sviluppo di varie patologie.

Una delle conseguenze più preoccupanti è l’aumentata vulnerabilità alle infezioni da Clostridium difficile, un patogeno che può causare gravi forme di diarrea, particolarmente pericolose in ambiente ospedaliero. La perdita di circa cinquanta specie batteriche può creare un vuoto ecologico nell’intestino, permettendo a batteri normalmente controllati di proliferare in modo eccessivo e potenzialmente dannoso.

Le implicazioni di questa ricerca si estendono anche al campo delle malattie metaboliche. L’alterazione del microbioma è stata infatti collegata a una serie di condizioni croniche, tra cui obesità, diabete e malattie infiammatorie intestinali. Il fatto che questi cambiamenti possano persistere per così tanti anni suggerisce che anche un singolo ciclo di antibiotici potrebbe avere ripercussioni sulla salute metabolica a lungo termine.

Questi risultati sollevano importanti questioni sulla pratica medica corrente. Mentre gli antibiotici rimangono strumenti essenziali nel trattamento delle infezioni batteriche, la consapevolezza dei loro effetti a lungo termine sul microbiota dovrebbe portare a un approccio più cauto e selettivo nella loro prescrizione. I medici potrebbero dover considerare strategie preventive o alternative per proteggere il microbiota, come l’uso di probiotici specifici o altri interventi mirati a preservare la diversità batterica.

 

Lascia il primo commento