Articolo originale del Dott. Diego Tomassone, pubblicato su International Journal of Homeopathy & Natural Medicines, editato per la pubblicazione su Generiamo Salute. Puoi leggere qui il testo originale.
Introduzione e contesto storico
Sono passati ormai 180 anni dall’ultimo intervento di Samuel Hahnemann sulla vaccinazione, in particolare quella contro il vaiolo — l’unica disponibile nel suo tempo. Alla luce delle recenti campagne vaccinali globali, come quella contro il Covid-19, e del riemergere di malattie come il vaiolo delle scimmie, è utile ripercorrere cosa pensava davvero il fondatore dell’Omeopatia riguardo alla vaccinazione. Questo articolo si propone di chiarire il suo punto di vista attraverso una rilettura completa dei suoi scritti.
Nel 1796, anno in cui Hahnemann cominciava a codificare la medicina omeopatica, Edward Jenner sviluppava il vaccino contro il vaiolo, utilizzando materiale pustoloso prelevato da mucche infette dal cosiddetto vaiolo bovino. Questa forma di virus forniva una protezione incrociata contro il più pericoloso vaiolo umano. Nonostante le incertezze sull’origine esatta di questo vaccino, la sua efficacia è stata riconosciuta e ne ha fatto la base delle future campagne di vaccinazione di massa.
Il punto di vista di Hahnemann: scientifico, non ideologico
Analizzando le sue opere, emerge con chiarezza che Hahnemann fu favorevole alla vaccinazione. Il suo era un approccio scientifico, fondato su osservazione, sperimentazione e attenzione ai fatti, senza ideologie. Riconosceva i benefici della vaccinazione, ma ne comprendeva anche i rischi. Per questo cercava di migliorarne l’efficacia e ridurre gli effetti collaterali con rimedi omeopatici specifici.
Le fonti principali: gli scritti hahnemanniani sulla vaccinazione
Tra i documenti in cui Hahnemann esprime il suo pensiero, troviamo:
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1805 – La Medicina dell’Esperienza
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1808 – Sulla grande necessità di una rigenerazione della medicina
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1825 – Lettere a Von Gersdorff e a Stapf
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1828 – Le malattie croniche
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1831 – Lettera a Schreeter
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1842 – Organon della Medicina, 6ª edizione
La vaccinazione come espressione della legge di similitudine
Un’affermazione precoce e netta
Nel suo scritto La Medicina dell’Esperienza del 1805, Hahnemann riconosce che la cosiddetta “malattia vaccinale” segue un percorso simile alla malattia naturale. Nel 1808 è ancora più chiaro: considera la vaccinazione una delle poche scoperte mediche realmente efficaci dalla nascita della medicina, e la collega direttamente al principio cardine dell’Omeopatia: similia similibus curentur (i simili si curano con i simili).
Sostegno alla vaccinazione malgrado le critiche
Lettere e difese accese
Nel 1825, in una lettera al collega Stapf, Hahnemann paragona la critica alla vaccinazione a quella subita dall’Omeopatia. Entrambe, afferma, vengono attaccate perché mettono in crisi il sistema medico dominante e riducono i profitti dell’allopatia. Le sue parole sono taglienti ma fiduciose: “La verità segue il suo corso tranquillo. Continuiamo sulla buona strada.”
In un’altra lettera dello stesso anno, indirizzata a Von Gersdorff, ribadisce che le critiche alla vaccinazione non hanno avuto alcun effetto negativo, anzi: hanno stimolato ulteriori ricerche che ne hanno confermato l’efficacia.
Verso una vaccinazione più sicura: gli esperimenti di Hahnemann
Nel 1831, Hahnemann scrive al dottor Schreeter riconoscendo i possibili danni della vaccinazione, soprattutto nei soggetti più sensibili. Per questo inizia a consigliare l’uso preventivo di rimedi omeopatici come Sulphur e Thuja occidentalis, in particolare alla diluizione 30c, per ridurre gli effetti collaterali nei bambini. Un esempio concreto: suggerisce di vaccinare un bambino solo dopo aver somministrato Sulphur per due giorni, così da ridurre il rischio di trasmissione della psora, un concetto omeopatico legato alla malattia cronica.
Il Barone Clemens von Boenninghausen, uno dei più noti discepoli di Hahnemann, seguì i suoi consigli sull’uso di Thuja occidentalis contro il vaiolo. Nei suoi Scritti Minori, pubblicati sulla rivista Allgemeine homoeopatische Zeitung, racconta i risultati positivi ottenuti sia nella prevenzione che nel trattamento, anche nei casi più gravi e deturpanti.
L’ultimo contributo: l’Organon della Medicina
Nel § 46 dell’Organon, uno dei paragrafi rimasti invariati nelle sei edizioni, Hahnemann conferma il valore della vaccinazione antivaiolosa. Nel § 56, tuttavia, mette in guardia contro l’uso scorretto della vaccinazione: sottolinea che va praticata solo quando c’è reale similitudine tra il rimedio (in questo caso, il vaccino) e la malattia da prevenire.
Nonostante l’apprezzamento per l’efficacia della vaccinazione, avverte che, se mal utilizzata, può causare malattie iatrogene, cioè indotte dai trattamenti stessi.
Omeoprofilassi: un altro pilastro del pensiero hahnemanniano
Infine, Hahnemann non ha mai abbandonato l’idea dell’omeoprofilassi: l’uso di rimedi omeopatici specifici per prevenire le epidemie. Nei paragrafi §§ 99-103 dell’Organon, rimasti inalterati, insiste sull’importanza di identificare il genio epidemico, ovvero il rimedio più adatto a trattare e prevenire ciascuna epidemia.
Conclusione
Il messaggio di Hahnemann è chiaro: ogni intervento medico, inclusa la vaccinazione, deve essere valutato con spirito scientifico, basandosi sui fatti e non su pregiudizi. Pur sostenendo la vaccinazione contro il vaiolo come coerente con la legge di similitudine, non ha mai rinunciato alla ricerca di soluzioni complementari come l’omeoprofilassi, convinto della potenza dei rimedi unitari diluiti e dinamizzati.
Il suo approccio equilibrato e razionale rimane oggi più che mai un punto di riferimento per affrontare le questioni mediche con spirito critico e scientifico.
Di seguito i link ad altri articoli del dottor Tomassone pubblicati su Generiamo Salute:
L’Omeopatia sta alla medicina allopatica come la meccanica quantistica sta alla meccanica newtoniana
Dimostro che l’Omeopatia NON è assolutamente effetto placebo
2 commenti
SERGIO SEGANTINI
Grazie è un articolo chiaro e sintetico che mette in evidenza parecchi aspetti anche degni di essere considerati attualmente come quanto espresso nella lettera a Stapf nel 1825. Napoleone aveva già da tempo reso obbligatoria l’antivaiolosa a Parigi e lui stesso proponeva di curare il suo esercito con l’omeopatia. Questo a indicare che non c’erano apparenti pregiudizi da parte sua ma invece questi arrivarono come ora (Hahnemann fece una valutazione marxiana) dal fronte economico. Il vaccino veniva attaccato non tanto per la sua efficacia ma come l’omeopatia, per la minaccia e la scarsa rendita commerciale come dice il magister: “Entrambe, afferma, vengono attaccate perché mettono in crisi il sistema medico dominante e riducono i profitti dell’allopatia”.
Ma poi si sono abbondantemente rifatti…
Generiamosalute
Grazie per l’interessante commento