Diario di un omeopata preso dal Covid. 1° parte. Dalla Cina con timore

28 Gennaio, 2023
Tempo di lettura: 7 minuti

Ieri ho presentato una breve relazione a un convegno. Si parlava di epidemie influenzali. Ho portato tutti i miei dati per bene, l’intervento è stato ben accolto, ma dentro di me si faceva vivo il tarlo della coscienza. Mi sono adattato volontariamente a dire quello che volevano da me.

Pensavo al fatto che l’Omeopatia affronta le epidemie influenzali in modo geniale, ma non ci sono spazi per proporre modelli diversi.

Averi voluto dire che la prevenzione primaria non è mai presa in seria considerazione come valido supporto sanitario. Che gli omeopati si occupano di epidemie da tempo immemore su un piano dinamico, studiano e osservano l’interazione tra diverse forze, comprese quelle dei virus e la loro patogenicità. Combattere il virus solo come un nemico da eliminare è una strategia poco efficace perdente alla lunga. Le mutazioni esistono, sono infinite, ci saranno sempre nuovi virus più o meno patogeni ecc. 

Però questo taciuto mi si insinua e mi destabilizza, mi crea tensione, una indignazione repressa e un nervosismo che interferisce con la concentrazione. 

Alla fine del convegno c’è stato un intervento fuori programma di un virologo nostrano sulla diffusione di Coronavirus in Cina. Sembra che la situazione sia esplosa e sfuggita di mano e che ci sia un epidemia in atto. Tutti noi addetti ai lavori sappiamo bene che questi virus danno un semplice raffreddore, ma qui sembra ci sia qualcosa di più grave.

Tornato a casa sono andato nel web a vedere che succede in Cina. Su YouTube c’era un collegamento in diretta con un ragazzo italiano a Shangai che lavora in una industria di cosmetici. È stato in contatto con un malato di influenza e l’hanno messo in isolamento, a spese dello stato. Parlava da un hotel dove era stato sistemato suo malgrado. 

Casa sua non era idonea per l’isolamento perché non aveva l’apriporta dall’interno e avrebbe dovuto scendere a ritirare la spesa.  Vive da una settimana da solo in una stanza di dodici metri quadri, è sempre collegato in rete e non si lamenta neanche troppo. Dice che in Cina c’è una città che è colpita, da dove è partito tutto, una città grossa con un sacco di casi di influenza con polmoniti gravi. 

La Cina

Non conosco bene la Cina, e poco anche i cinesi, o forse sono loro che non si fanno conoscere. A mia moglie piacciono, insegna a diversi bambini cinesi e li trova attenti e disponibili a imparare, educati e precisi. Ma tra la popolazione autoctona non sembrano raccogliere tanti consensi, almeno qui in Toscana, forse perché ce ne sono parecchi, fanno comunità a sé,  lavorano sodo ed entrano in competizione nel commercio. 

Avrei anche l’occasione di conoscere i cinesi perché lavoro in un ambulatorio come omeopata dove si pratica medicina tradizionale cinese. 

L’ambulatorio pubblico era stato concepito e voluto dai politici locali per dare la possibilità ai cinesi di curarsi con l’agopuntura e la Medicina Tradizionale Cinese in un’area densamente popolata da cinesi. In pratica però l’agopuntura i cinesi hanno continuato a farla dai cinesi stessi e non lì. 

Nello studio medico ci sono due sale d’aspetto, una con gli italiani che vanno a farsi curare da medici italiani che praticano la medicina cinese e l’altra con soli cinesi che si curano con la medicina ufficiale da medici italiani. Un vero schiaffo alla tanto agognata integrazione sia culturale che sociale. Ma pensandoci bene anche questa è una forma di integrazione.

Non sono riuscito a trovare tante informazioni sulla situazione sanitaria in Cina, si parla di un blocco delle comunicazioni tra le maggiori città cinesi, ma sono solo voci, sembra difficile per una epidemia influenzale prendere provvedimenti del genere. 

Lavoro senza sosta per la ricerca scientifica su farmaci in grado di contrastare il nuovo coronavirus. Dalla Cina arrivano notizie sull’efficacia di medicinali efficaci contro l’infezione. Ma l’Oms frena. “Non ci sono terapie efficaci conosciute contro il 2019-ncov” (coronavirus). 

La segnalazione di Wenliang

Un tale Li Wenliang, oculista che lavora in un ospedale di Wuhan, ha pubblicato un messaggio su un sito di medici e ha avvisato i colleghi che è attiva una nuova forma di Coronavirus e consiglia i colleghi di proteggersi. Dopo pochi giorni Li Wenliang viene convocato in un ufficio di pubblica sicurezza e accusato di aver diffuso false informazioni, causando un impatto negativo sulla società cinese. Ha dovuto abiurare e scrivere una lettera in cui negava l’esistenza del virus.

Se è così l’andazzo in Cina andiamo bene. Ma non mi stupisco più di tanto. Vicino alle notizie sul Covid 19, (i tassonomi l’hanno chiamato così, o meglio Sars-CoV-2) trovo un curioso articolo sui miliardari cinesi. Nella mia ignoranza non pensavo neanche che ci fossero miliardari in un paese che si professa comunista. La valuta ufficiale di Pechino e di tutta la Cina è il Renminbi (RMB),  significa “moneta del popolo” che poi è la stessa moneta del più famoso Yuan. Probabilmente essere miliardari di “denaro del popolo” dà il viatico morale al possesso indiscriminato. L’ambiguità non appartiene solo alla nostra patria, anche se noi siamo gli indiscussi maestri.

I miliardari cinesi – un flash sulla società

La stampa cinese osserva che i miliardari della Repubblica Popolare Cinese sembrano perlomeno sfortunati: dal 2003 ne sono morti prematuramente 72, oltre a un tale Weng. Le malattie ne hanno portati via 19 (12 di infarto o ictus), tutti abbastanza giovani, perché avevano una età media di 48 anni (sarà lo stress, anche lì non si scherza).  Forse il cibo, forse fanno come Berlusconi che mangia quattro bistecche alla volta per recuperare gli anni di povertà e prima o poi il metabolismo si intasa. 

Secondo un luminare della medicina consultato dal «Global Times» molti capitani d’industria cinesi sono così impegnati nell’accumulare ricchezza da condurre una vita malsana, con pochissimo riposo.

Da Internet alla finanza: ecco chi sono i miliardari cinesi morti prematuramente: 17 suicidi, 15 assassinii, 14 condanne a morte. 

Quattordici miliardari cinesi condannati a morte negli ultimi anni… o si condanna a morte con una certa facilità o in Cina ci sono tantissimi miliardari, o forse i miliardari in Cina delinquono più facilmente. Condannare a morte un miliardario negli USA credo che sia piuttosto raro. Qui da noi sono loro che ci condannano a morte sicura con i loro business liberisti. Chissà cosa dice Xi Jinping Presidente del Partito Comunista Cinese.

L’epidemia dilagante

Gran parte dei virologi ed epidemiologi sostiene che ogni persona infetta da Coronavirus potrebbe trasmettere il virus a 2-3 persone in condizioni di frequentazione “normale” di posti pubblici. Ciò ha prodotto il risultato di un “tasso di attacco” del 60-80%, ovvero almeno il 60% della popolazione mondiale sarebbe potenzialmente infettabile da questo ceppo di Coronavirus. 

Come omeopata mi sono dato subito da fare con i miei colleghi. Siamo cercando dei rimedi adatti all’epidemia e già le esperienze sia Italia che nel mondo sono confortanti. La più interessante è quella indiana dove nello stato del Kerala somministrano gratuitamente alla popolazione Arsenicum album.

Secondo l’Omeopatia classica il primo a doversi curare è proprio l’omeopata che dovrebbe, prima che l’epidemia si propaghi, prendere il rimedio più adatto secondo i sintomi comuni dell’onda epidemica.

Il lavoro collettivo tra omeopati sta dando i suoi frutti. Nel mondo oltre al già citato Arsenicum album, emergono altri rimedi efficaci: Bryonia e Gelsemium sono quelli prevalenti.

Intanto nessuno compra più la birra Corona. Da quando il Coronavirus è diventato argomento di massa, in Rete sono comparsi decine e decine di immagini che lo hanno associato alla birra Corona. Foto per lo più bizzarre, che mettono in correlazione due temi in stretta antitesi: le preoccupazioni per un virus più o meno sconosciuto, e la goliardia di una bevuta. Fatto sta che secondo un sondaggio che ha coinvolto 737 bevitori, il 38% degli americani non acquisterebbe la birra Corona “in nessun caso” a causa dell’epidemia, mentre un altro 14% non ordinerebbe una Corona in pubblico.

L’epidemia in Italia

Si comincia a parlare anche in Italia dell’influenza cinese. Sembra che il virus sia passato da uomo ad animale, forse dal pipistrello a un animale selvatico che i cinesi adorano, è coperto di scaglie ma è un mammifero, si chiama pangolino. È un incrocio tra un armadillo e un formichiere. Li vendono al mercato (vivi?) e così dicono che il virus ha acquistato forza patogena attraverso di loro, lo dicono i virologi e non i facchini dei mercati cinesi.

Ma già la gente guarda i cinesi di traverso e questi si nascondono in casa a lavorare.

Il Consiglio dei ministri, in considerazione dell’emergenza sanitaria connessa con l’epidemiologia del Coronavirus ha decretato per sei mesi lo stato di Emergenza sanitaria. Lo hanno fatto dopo i due casi che si sono registrati in Italia. Tutti sono perplessi. Emergenza, come in guerra.

Emergenza sanitaria, vado a vedere in rete e non vedo tracce di emergenze, tranne che per i terremoti, ma non per un virus. Allora ci siamo, è arrivato il super-virus contagioso, altro che mollusco, che ci castiga, e ci stermina come dei peccatori inveterati. Sicuramente qualcuno la pensa così, non solo tra i religiosi nostrani forse anche i seguaci di qualche altra religione pensano alla meritata punizione divina. Non c’è tanto da scherzare, sulla salute non si scherza, si investe.

La chiusura temporanea dei voli diretti da parte dell’Italia irrita Pechino. La Cina auspica che l’Italia possa avere una valutazione “obiettiva, razionale e fondata sulla scienza” all’epidemia di Coronavirus nel Paese asiatico e che si trattenga dal prendere misure eccessive, ha detto il portavoce del Ministero degli Esteri di Pechino, Geng Shuang.  Sembra comunque che il 95% dei cinesi che arriva dalla Cina faccia uno scalo altrove e quindi non si tratta di voli diretti.

Ma perchè solo l’Italia, non esiste più la UE? 

Penso che noi vogliamo fare la figura dei più bravi per riscattarci da questo sensazione di essere sempre gli ultimi. Speriamo di diventare almeno penultimi anche se essere in fondo alla fila ti dà più visibilità.  Anche al Giro d’Italia la maglia nera viene data all’ultimo non al penultimo, come una specie di riconoscimento ad aver resistito fino in fondo senza ritirarsi. Ma forse ritirarsi non sarebbe così negativo: “la nostra nazione su consiglio della Corte Costituzionale, di tutte le presidenze e del Gran Visir, si ritira: esce dalla Nato, dalla Comunità Europea, esce dall’ONU, dall’OMS e diventa una isola felice e spensierata assecondando la vera natura degli italiani smarrita in questo decenni nei labirinti catastali.

La diffusione del virus

Intanto Burioni prende in mano la situazione. Le mascherine contro il coronavirus sono inutili. Lo dice in un’intervista a La Stampa. Le mascherine, chiarisce, «non forniscono alcuna protezione dal Coronavirus. Gli fa eco il Viceministro Sileri. Servono a non far diffondere il virus da parte di chi lo ha già contratto». E «i cinesi in Italia sono esposti come tutti gli altri al pericolo di contrarre il virus, che non bada a razza e colore della pelle e che comunque da noi non ha generato alcun focolaio di infezione»

Beh, almeno sulla carta non ce l’ha coi cinesi.

E invece no.

Il rissoso Burioni senza casco, ha ripreso e contestato il Presidente della Regione Toscana, secondo lui poco presente, per una nave che è rimasta in quarantena. Burloni dice che in Toscana ci sono troppi cinesi (mi sembrava, rettifico la notizie sulla sua imparzialità delle cittadinanze) e una nave affollata ne portava sicuramente qualcuno di troppo. Quindi hanno deciso di isolare la nave e così si sono ammalati tutti.

Tra chi invoca la quarantena obbligatoria e non quella volontaria e chi difende l’operato della Regione, spunta il leader della Lega Matteo Salvini: “state a casa!”. Tutti d’accordo. Tutte le sere Conte chiama a coorte tutta la nazione con lugubri e apocalittici messaggi.

Intanto i cinesi sono sempre più malvisti. Alcuni sono aggrediti per il solo fatto di essere cinesi. Sgomento!

Che dire? Tutta la comunità è attonita. 

Dare come imperituro il privilegio alla libertà come se si trattasse di un diritto scontato, può causare tristi sorprese. Lo stupore e il disorientamento prende forma. 

Da un giorno all’altro interi popoli sono agli arresti domiciliari. 

Arrivano notizie confuse, allarmanti e paralizzanti. Gli adulti sembrano bambini senza passato né volontà, in balia degli eventi, impotenti e sospesi in una dimensione angusta, ignorante del passato e cieca sul futuro.

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