Per decenni è stato ripetuto come un mantra inscalfibile: i vaccini non causano l’autismo. Una verità presentata come assoluta, granitica, diffusa dalle autorità sanitarie mondiali per rassicurare i genitori e mantenere alte le coperture vaccinali. Oggi, però, quella certezza sembra essersi sgretolata proprio alla fonte. In un aggiornamento che ha del clamoroso, i Centers for Disease Control and Prevention (CDC) degli Stati Uniti hanno modificato radicalmente la loro comunicazione ufficiale, ammettendo nero su bianco che l’affermazione “i vaccini non causano l’autismo” non è supportata da solide basi scientifiche.
Un aggiornamento storico e inquietante
Basta visitare la pagina ufficiale del CDC dedicata alla sicurezza dei vaccini per notare un cambiamento che segna uno spartiacque nella storia della medicina pubblica. Laddove fino a poco tempo fa campeggiava la rassicurazione che “studi hanno dimostrato che non c’è alcun legame”, ora si legge una smentita della stessa autorità: l’affermazione precedente non è “basata sull’evidenza” perché gli studi condotti finora non hanno escluso la possibilità che i vaccini infantili possano contribuire allo sviluppo dell’autismo.
Il testo attuale specifica che tale dichiarazione è stata storicamente disseminata dal CDC e da altre agenzie federali con l’intento principale di prevenire l’esitazione vaccinale, piuttosto che per riflettere una conclusione scientifica definitiva. Un’ammissione che getta un’ombra pesante sulla trasparenza delle istituzioni sanitarie: la priorità è stata la politica sanitaria o la verità scientifica?
Il vuoto di studi sui vaccini infantili
L’analisi pubblicata sulla nuova pagina del CDC entra nel dettaglio, evidenziando lacune nella ricerca che per anni sono state ignorate o minimizzate. L’ente afferma che non esistono ancora studi in grado di supportare la tesi che i vaccini somministrati nel primo anno di vita — tra cui quelli per difterite, tetano, pertosse (DTaP), epatite B e polio — non causino l’autismo.
Vengono citati rapporti dell’Institute of Medicine del 1991 e del 2012, i quali concludevano che l’evidenza era “inadeguata per accettare o rifiutare una relazione causale”. In sostanza, la scienza non aveva mai assolto definitivamente questi farmaci, eppure il messaggio pubblico è stato per anni di totale e incondizionata sicurezza.
La questione dell’alluminio e gli studi ignorati
Un altro passaggio cruciale del nuovo documento riguarda gli adiuvanti, in particolare l’alluminio, presente in molti vaccini pediatrici. Il CDC riporta che la correlazione tra l’aumento della prevalenza dell’autismo dagli anni ’80 e l’aumento del numero di vaccini somministrati richiede ulteriori approfondimenti. Viene citato uno studio che ha riscontrato una correlazione statistica tra gli adiuvanti di alluminio e l’aumento dei casi di autismo, sottolineando come, sebbene la correlazione non provi la causalità, l’argomento meriti di essere studiato e non scartato a priori.
Il testo ammette inoltre che studi che supportavano un possibile legame sono stati in passato “ignorati dalle autorità sanitarie”. Questa frase rappresenta forse l’accusa più grave verso la gestione precedente: l’idea che segnali di allarme possano essere stati deliberatamente trascurati per non disturbare la narrazione ufficiale.
Una certezza infondata che potrebbe aver fatto danni
Da sempre, chi si occupa di salute in modo olistico o attraverso l’Omeopatia invita alla prudenza e alla personalizzazione delle cure, rifiutando i dogmi “taglia unica”. La posizione di Generiamo Salute non è quella di affermare con certezza che i vaccini causino l’autismo — la scienza, come ammette ora lo stesso CDC, deve ancora indagare a fondo — ma di denunciare la pericolosità dell’atteggiamento tenuto finora.
La certezza granitica con cui è stata negata ogni correlazione si è rivelata infondata. Questo dogmatismo potrebbe aver impedito per anni la ricerca della verità e, fatto ancora più tragico, potrebbe aver messo a rischio la salute e la vita di molti bambini, privati della necessaria cautela in nome di una “scienza” che, a quanto pare, scientifica non lo era del tutto. Se le istituzioni avessero ammesso fin da subito i limiti delle loro conoscenze, quanti genitori avrebbero potuto fare scelte diverse e più consapevoli?
La speranza è che questo cambio di rotta porti finalmente a studi indipendenti, privi di conflitti di interesse e volti unicamente a tutelare la salute dei più piccoli, senza la paura di scoprire verità scomode.
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Redazione




