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3 Dicembre, 2024

Georg Simmel: la vita e le forme

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Il 1900, anno spartiacque di due secoli, è l’anno della pubblicazione, oltre che dell’Interpretazione dei sogni di Freud, anche della Filosofia del denaro di George Simmel (Berlino 1858, Starsburgo 1918), sociologo e filosofo tedesco, acuto interprete delle contraddizioni che l’età moderna stava dischiudendo.

 

Filosofia del denaro

La Modernità è per Simmel una prodigiosa Wechselwirkung, una continua interazione dinamica di cose anche molto differenti, ed il denaro ne stava diventando l’elemento catalizzatore universale. Con ciò emergendo subito il tragico dilemma della moderna razionalità: il denaro ha uno straordinario potere di liberazione dai rapporti personali di subordinazione, ma diviene anche il tramite di un inesorabile asservimento all’oggettività delle cose.

La creatività delle analisi di Simmel derivano da un paradosso metodologico: fare del relativismo assoluto l’apriori di ogni comprensione. Così in economia non c’è valore che non sia scambio: è lo scambio economico a produrre valore. Come si legge nella introduzione all’edizione italiana della Filosofia del denaro: “il valore non è più una qualità dell’essere, ma esprime soltanto i rapporti di reciprocità che si manifestano nello scambio.”

La cornice metodologica più ampia, di derivazione neokantiana, è quella che attribuisce alla filosofia il compito di indagine sulle condizione di possibilità di ciò che viene analizzato. “Se deve esserci una filosofia del denaro, questa si può collocare soltanto al di qua e al di là della scienza economica della moneta. Essa può da un lato individuare i presupposti, insiti nella struttura psichica, nelle relazioni sociali e nella struttura logica della realtà e dei valori, che attribuiscono al denaro un senso e una funzione pratica. Non si tratta del problema dell’origine del denaro, che appartiene alla storia e non alla filosofia.”

Il denaro dunque crea valore attraverso lo scambio, ed al tempo stesso proietta i sentimenti soggettivi in un ordine rigorosamente oggettivo. Si costituisce attraverso di esso una oggettività come relazione tra elementi soggettivi. C’è un’oggettività che è costituita non da fatti, ma da relazioni. Il denaro può essere visto come realizzazione della forma generale dell’ esistenza in base alla quale le cose trovano il loro significato nel rapporto di reciprocità.

Il denaro è un potente agente simbolico, grazie alla sua capacità di quantificare ogni cosa. La sua giusta natura sarebbe di essere un puro simbolo di scambio, e tuttavia esso può divenire il principale vettore della volontà di potenza. “Il denaro svolge nel migliore dei modi le proprie funzioni, se non è soltanto denaro, cioè se non rappresenta unicamente in pura astrazione l’aspetto di valore delle cose.”

C’è una vena monetarista nella filosofia di Simmel: la circolazione della moneta è di per sé virtuosa. Il denaro dovrebbe costituire l’apice di quel cambiamento di paradigma che Cassirer aveva già considerato alla base della modernità: dal concetto di sostanza al concetto di funzione. L’abbandono nel secolo scorso della parità aurea sancirà questo processo di funzionalizzazione del denaro.

Il denaro contiene in sé infinite possibilità. E d’altronde ricade nella psicologia umana trasformare quel mezzo in un fine. Il denaro può essere uno strumento di libertà individuale, ma rappresenta anche il culmine di una visione mercantilista della società. È un requisito delle rivoluzioni della modernità, declinandole d’altronde come trionfo della borghesia. Il possibile significato negativo della libertà creata dal denaro risiede nel possibile sradicamento della personalità che ne deriva.

Non sfugge a Simmel una fine analisi psicologica dei cambiamenti introdotti dal denaro sullo stile di vita. L’economia monetaria favorisce il predominio delle funzioni intellettuali sulle funzioni emotive. L’oggettività del denaro è quella di un calcolo disincantato se non cinico. Al denaro si devono dei cambiamenti epocali nella visione del mondo: “il peculiare appiattimento della vita emotiva, che si imputa all’epoca contemporanea quando la si confronta con la forza unilaterale e la durezza di epoche precedenti; la facilità dell’intesa sul piano intellettuale, che esiste persino tra uomini che hanno la più diversa natura e occupano le più divergenti posizioni”. “Il denaro e l’intellettualità” hanno in comune “il tratto della spregiudicatezza o della assenza di carattere”. L’epoca del denaro è anche quella del dominio della Tecnica.

 

La moda. Estetica e Sociologia

È del 1910 un piccolo saggio che Simmel dedica alla moda. Altro simulacro della modernità, nel quale libertà e costrizione si sovrappongono paradossalmente. “La moda è imitazione di un modello dato e appaga il bisogno di appoggio sociale, conduce il singolo sulla via che tutti percorrono, dà un universale che fa del comportamento di ogni singolo un mero esempio. Nondimeno appaga il bisogno di diversità, la tendenza alla differenziazione, al cambiamento, al distinguersi.” Ciascuno può ritenersi libero in un sistema dato di forme estetiche. La moda può essere al tempo stesso inclusiva e settaria. Nella moda l’uomo ritrova al tempo stesso la sua natura mimetica ed il suo bisogno di separarsi dagli altri.

Né a Simmel sfugge il meccanismo sociale di questa separazione. “Se le forme sociali, i vestiti, i giudizi estetici, tutto lo stile in cui l’uomo si esprime, si trasformano continuamente attraverso la moda, allora la moda, cioè la nuova moda, appartiene soltanto alle classi sociali superiori.” Non però tanto a Simmel interessa la discriminazione di classe che nella moda si cristallizza, quanto appunto la dialettica tra vita e forma.

“Il caratteristico ritmo «impaziente» della vita moderna significa non soltanto il desiderio di un rapido cambiamento dei contenuti qualitativi della vita, ma anche la potenza del fascino formale del confine, dell’inizio e della fine, del venire e dell’andare.” Il tempo della moda è quello effimero di un presente in perpetuo mutamento. Ciò che è di moda è oggetto al tempo stesso di invidia e di approvazione.

“La moda innalza l’insignificante facendone il rappresentante di una collettività, l’incarnazione particolare di uno spirito collettivo. Poiché secondo il suo concetto non può mai essere una norma che tutti adempiono, la moda ha la proprietà di rendere possibile un’obbedienza sociale che è nello stesso tempo differenziazione individuale.”

Questo suo essere la ricerca di un’identità che sfugge, è ciò che secondo Simmel rende la moda un fenomeno preminentemente femminile. “In generale la storia delle donne, nella loro vita esteriore come in quella interiore, individuale e collettiva, dimostra una tale uniformità, un tale livellamento, una tale omogeneità che esse, perlomeno nel campo delle mode, il campo dei cambiamenti per eccellenza, hanno bisogno di un’attività più intensa per conferire un fascino a se stesse e alla loro vita, tanto per il proprio sentimento quanto per l’altrui.”

Nella moda c’è la libertà e la costrizione di una maschera. Quasi il gioco di un’imitazione di se stessi. “Abbiamo visto che nella moda le diverse dimensioni della vita trovano in un certo senso una particolare convergenza, che la moda è una forma complessa nella quale tutte le fondamentali tendenze opposte dell’anima sono rappresentate.”

La moda, eterno ritorno dell’effimero, rimanda a pulsioni fondamentali. “Così la moda, pur presentando particolari caratteristiche, dimostra di essere solo una di quelle forme nelle quali la finalità sociale e quella individuale hanno oggettivato con gli stessi diritti le correnti opposte della vita.”

La comprensione estetica dell’esperienza moderna della realtà scopre dietro di essa la dialettica irresolubile tra vita e forma.

 

Intuizione della vita

È del 1918, anno della sua morte, lo scritto Lebensanschaung (tradotto in italiano come Intuizione della vita), epilogo e testamento spirituale della sua complessa e coraggiosa attività di saggista.

Dietro un infinito processo di forme cangianti, si deve riconoscere la realtà assoluta della Vita, che in sé trascende se stessa come Idea.

“La posizione dell’uomo nel mondo è caratterizzata dal trovarsi in ogni momento tra due limiti”. La Vita “afferma la concretezza delle sue forme individuali solo per trascenderle in un eterno fluire”.

Nella felicità, nell’amore, nell’arte, nell’agire, la vita trascende se stessa, va oltre le sue forme precedenti e si rinnova. “Questa esaltazione della vita oltre se stessa non è qualcosa che le si aggiunga, bensì la sua essenza immediata”.

Ed in primo luogo l’educazione deve tener conto di questo tratto inafferrabile, irreversibile e sempre nuovo dell’esperienza vissuta. “Nessuna materia deve essere insegnata ai fini del puro sapere, o perché qualcosa che già si trova in un libro venga inciso in una coscienza nella stessa forma irrigidita. Non deve essere studiato nulla che al di là del suo contenuto sostanziale non offra un contributo alla vita dello scolaro – sia esso un potenziamento dell’energia, che sostiene funzionalmente questo studio, o attraverso il senso ulteriore operante che questo contenuto acquisisce per l’approfondimento e la chiarezza, l’ampiezza e la moralità dello scolaro”.