È possibile adeguare in nostro concetto di riproduzione biologica?

Il pantano metafisico di cosa intendiamo per riproduzione
2 Dicembre, 2023
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BIO – Medicina Costruzione Sociale nella Post-Modernità – Educational Papers • Anno XI • Numero 42 • Giugno 2022

 

I problemi del paradigma naturalistico settecentesco sulla riproduzione della vita

Nel suo recente saggio The split-body problem, Gunnar Babcock,1 studioso e ricercatore nel campo della filosofia e dell’epistemologia della biologia, ci spiega perché, dal suo punto di vista, dovremmo smettere di pensare a genitori, prole e sesso quando cerchiamo di capire come la vita si riproduce in quanto l’amplesso sessuale non è l’unico modo in cui avviene la maggior parte della riproduzione biologica.

Nella sua argomentazione, Badcock parte da una, a prima vista, semplice domanda che ci prende alla sprovvista: se ti dividessi a metà per diventare due persone, sopravviveresti al processo? E, se lo facessi, la tua altra metà sarebbe tuo figlio, il tuo clone o tuo fratello? E ancora continua a bruciapelo: questa divisione creerebbe due copie o esemplari2 dello stesso te, esistenti, simultaneamente, in due luoghi allo stesso tempo oppure creerebbe due persone completamente nuove, facendoti cessare improvvisamente di esistere? Mentre tale esperimento mentale3 di Badcock solleva domande sconcertanti sull’identità personale, c’è un problema fondamentale che possiamo considerare: la divisione in due sarebbe un caso di riproduzione o un tipo di processo completamente diverso?

Invero, quando pensiamo a come si riproducono gli organismi, non tendiamo a pensare alla scissione dei corpi. Pensiamo al sesso. Tendiamo a pensare ad animali come orsi panda, leopardi, corvi o qualsiasi altro grande organismo multicellulare che fanno sesso, rimangono incinte (o depongono uova fecondate) e partoriscono. Non sorprende che sia così che pensiamo che nascano nuovi organismi. La riproduzione sessuata è, tutto sommato, la forma di riproduzione che naturalmente si è sviluppata per creature come noi mammiferi. Ma, ripetiamo, l’amplesso sessuale non è il modo in cui avviene la maggior parte della riproduzione se consideriamo la questione alla luce delle conoscenze accumulate ad oggi in materia.

A questo proposito, perfino fonti di informazioni mainstream, come Wikipedia, forniscono dati che documentano che la maggior parte delle forme di vita su questo pianeta crea altri esseri viventi attraverso processi asessuati (agamia)4 e ci sono molti modi in cui ciò può accadere come citeremo in quest’esposizione. Alcune delle forme più comuni sono simili al processo suggerito dall’esperimento mentale di cui sopra: semplicemente un corpo si divide in due. Quasi tutti i microbi procarioti, come i batteri, si riproducono attraverso varie forme di questo processo, come la fissione binaria (quando un corpo si separa in due nuovi corpi)5. Tuttavia, non è sempre chiaro che tipo di relazione derivi dalla fissione, come si evince già dall’impossibilità di dare risposte precise nell’esperimento mentale di cui sopra.

In quanto filosofo della biologia, le ricerche di Gunnar O. Badcock,6 elucidano ciò che potrebbe contare come individuo biologico e come gli individui biologici siano collegati tra loro. Stando a lui, il nostro concetto di riproduzione spesso distorce il modo in cui pensiamo agli organismi che in effetti stanno nascendo.7 Questo, ribadiamo, non sorprende: si tratta di un concetto sviluppato da naturalisti settecenteschi che sapevano molto poco dei processi di fissione che possiamo osservare oggi.8 Cosa sarebbe necessario fare per adeguare il nostro concetto di riproduzione biologica con i processi di fissione visti in gran parte della vita? Da dove iniziamo?

Per pensare a questo, dobbiamo prima capire come intendiamo la riproduzione stessa. Può sembrare un esercizio teorico, ma c’è molto in gioco nel modo in cui definiamo il concetto. La nostra capacità di identificare specie, alieni e persino i rami dell’albero della vita, dipende dal concetto ideologico stesso di riproduzione che condividiamo socialmente attraverso la cultura in cui esistiamo.

 

I modi in cui intendiamo la riproduzione e le loro conseguenze

Composto da legami riproduttivi tra organismi, gran parte dell’albero della vita si basa sulla nostra umana e sociale comprensione della riproduzione. Il modo in cui culturalmente pensiamo alle linee verticali di discendenza (tra i genitori e la prole attraverso le generazioni) può avere enormi implicazioni per il disegno dei nostri modelli evolutivi. Supponiamo che un organismo sopravviva alla fissione riproduttiva e abbia una prole di 40 figli, per utilizzare ancora la visione settecentesca riguardo alle relazioni che deriverebbero dalla riproduzione. Tutta questa prole (figli) – 40 corpi che si sono separati nel tempo – sarebbe ad una generazione di distanza dai loro genitori. Si pensi, però, che un organismo non sopravviva alla fissione, allora gli organismi nati dopo 40 scissioni sarebbero 40 generazioni rimossi dal primo organismo a dividersi in due. Pertanto, che due organismi siano intesi come separati da poche generazioni o (potenzialmente) da milioni di generazioni, dipende da come si intende, culturalmente, la fissione riproduttiva.9

Gli astrobiologi sono conformemente molto coinvolti nel modo in cui viene definita la riproduzione. Se mai troveranno la vita al di fuori della Terra, dovranno sapere come distinguere i vivi dai non viventi, stando ancora, e inevitabilmente, alle nostre convenzioni. Una delle teorie più importanti su come farlo sarebbe determinare se un candidato extraterrestre può riprodursi o trasmettere i suoi geni. Secondo questa teoria, la capacità di riprodursi potrebbe essere una delle caratteristiche10 distintive della vita, come suggeriscono Levin e Dennett nel loro saggio Cognition all the way down. L’idea che abbiamo sulla riproduzione è centrale, addirittura, nel modo in cui definiamo le specie. Ad esempio, il concetto di specie biologica del biologo evoluzionista Ernst Mayr – il concetto più comune usato per definire una specie – le tratta come popolazioni incrociate (o potenzialmente incrociate). Aggiornare il modo in cui pensiamo alla riproduzione, di conseguenza, genera una serie di difficili problemi riguardo la definizione dell’identità che sfidano le basi di molte delle nostre idee sulla vita.

Perciò si potrebbe dire che non sorprende il fatto che il concetto di riproduzione biologica, alla base della nostra capacità di definire le specie, la ricerca della vita aliena e il concetto di evoluzione stessa, sia emerso appena intorno alla metà del XVIII secolo. I lavori del naturalista Georges-Louis Leclerc, del conte de Buffon e del filosofo Pierre-Louis Maupertuis segnano l’inizio dell’idea che oggi consideriamo come “riproduzione“. Prima del loro lavoro, si credeva che gli organismi si formassero attraverso la generazione, non la riproduzione. Il biologo Nobel Prize François Jacob nella sua opera “La logique du vivant, une histoire de “l’hérédité” (1970)11 illustra bene l’importanza del cambiamento storico tra questi concetti inerenti la nostra visione e interpretazione del fenomeno chiamato vita.

Prima dello sviluppo del concetto della riproduzione si credeva, abitualmente, che gli animali fossero generati in modo simile a qualsiasi altra cosa (anche case o statue, per esempio) attraverso la giusta combinazione di materia e forma. Pensatori fin da Platone e Aristotele credevano che la vita fosse creata da un insieme immutabile di forme o modelli che potevano ricombinarsi in materiali diversi o attraverso diverse combinazioni di “strutture visibili”. Le forme avrebbero dovuto funzionare, si potrebbe dire, come le formine per biscotti. Pensare agli organismi viventi in questo modo li rendeva simili ad altri oggetti fisici. Proprio come il bronzo di una statua potrebbe essere portato ad assumere forme diverse, così la vita, in quanto soggetto di sé stessa, avrebbe potuto farlo ugualmente. L’unica cosa che avrebbe distinto la vita da tutto il resto sarebbe che essa avrebbe avuto bisogno di una spinta in più per andare avanti. Alcuni credevano che questa spintarella fosse divina; per altri, nel seme o nel germe sarebbe stato contenuto uno slancio causale; oppure la spinta sarebbe stata inerente alla causa finale della forma nel modo in cui una statua viene generata prendendo la forma giusta.

Questa concettualizzazione arcaica può essere ritenuta il motivo per cui i discorsi su “mostri” abbondavano prima del XVIII secolo, come le storie di animali con deformità o di creature con amalgamazioni di diverse parti di animali. Nel XVI secolo, il chirurgo Ambroise Paré dedicò loro un intero libro intitolato Des monstres et prodiges12 in cui raccontava di ogni sorta di chimere non plausibili, come, ad esempio, un bambino umano con la faccia di una rana. Paré non sarebbe stato il primo. Millenni prima, anche Aristotele fornì un ampio resoconto dei “mostri” nella sua opera Sulla generazione degli animali.13 Da Aristotele a Paré e oltre, parlare di animali che possiedono strani miscugli di parti sembrava ragionevole perché il concetto di generazione non è vincolato dal passato: ogni istanza di generazione potrebbe ricombinare forma e materia in modi nuovi. L’idea alla base di questo è un po’ come costruire con i blocchi Lego. I blocchi si connettono in molti modi e sono limitati solo dalle loro forme e dal modo in cui possono collegarsi tra loro. Allo stesso modo, le forme che gli animali potevano assumere sarebbero state vincolate solo dal tipo di materia che li componeva – carne, sangue, ossa, piume, squame – e dai principi che governavano tutti gli oggetti fisici. Dal punto di vista della generazione, un bambino umano con la faccia di una rana sembra perfettamente ragionevole.

L’antica idea di generazione contrasta apertamente con la moderna nozione di riproduzione. Dal punto di vista odierno, la comprensione di un organismo richiede la comprensione della sua storia evolutiva, del lignaggio degli antenati da cui discende. I naturalisti del XVIII secolo iniziarono a notare l’importanza della storia biologica quando cominciarono a sperimentare gli ibridi allevando specie diverse. Quando ebbero testato quali animali potevano incrociare, osservarono che era raro che animali appartenenti a specie diverse si incrociassero con successo e, anche quando lo facevano, pochissimi ibridi risultanti erano fertili. Ciò avrebbe iniziato a rendere l’idea dei “mostri” creati attraverso la generazione piuttosto poco plausibile, se non impossibile. Armati di tali osservazioni, naturalisti e filosofi arrivarono a vedere che l’idea della generazione non era brava a spiegare come nascevano nuovi organismi.14

 

Distinzione tra generazione e riproduzione. L’idea della storia evolutiva dei naturalisti del XVIII secolo

Con l’euristica accumulata in materia nel XVIII secolo si è potuto ipotizzare che gli organismi non sarebbero come case o statue né sarebbero “generati” nello stesso modo in cui un costruttore poteva costruire una casa con il legno (la materia) e un progetto (la forma) come si supponeva nell’antica visione aristotelica. A quella epoca, si attesta l’idea che l’anatomia e la fisiologia di un organismo fossero vincolate da ciò che avevano ereditato dai loro antenati.15 La comprensione di un animale specifico, da questa nuova prospettiva, richiedeva la comprensione della sua storia o del suo lignaggio. Una casa o una statua può essere compresa dalla sua struttura fisica ma, per comprendere, propriamente, la vita, i naturalisti del XVIII secolo si resero conto che avevano bisogno di andare oltre la struttura fisica dell’organismo. In questo modo, la differenza tra generazione e riproduzione implicava distinzioni tra spazio e tempo. La generazione riguardava lo spazio (forma, struttura fisica) ma la riproduzione introduceva il tempo (una componente storica). Il passaggio concettuale dalla generazione alla riproduzione segnava una delle transizioni più importanti nella storia della biologia. Fu uno dei fattori che condussero alla teoria epocale dell’evoluzione di Charles Darwin.16

Naturalmente, dal XVIII secolo in poi, i biologi hanno imparato molto di più di questa distinzione tra generazione e riproduzione riguardo la vita. A questo proposito, la filosofa della conoscenza biologica Maureen O’Malley documentò17 che, secondo la maggior parte delle misure metodologiche in uso nella ricerca, la stragrande maggioranza della vita sulla Terra sia microbica e, di conseguenza, la sua riproduzione è asessuata. Entro circa una tonnellata di suolo ci sarebbero 1016 organismi procarioti, significativamente più delle “semplici” 1011 stelle della Via Lattea tradizionalmente considerate dall’astronomia osservativa. Stime prudenti suggerirebbero che metà della biomassa totale della Terra sia costituita da questi minuscoli microbi procarioti. Negli oceani della Terra, costituirebbero più del 90% della biomassa18 e tutta questa immensità di vita sarebbe a riproduzione asessuata.

 

La vita microbica asessuata della Terra

Parafrasando Babcock19 possiamo dire che in termini di numero di specie, i microbi fanno vergognare il resto della vita del pianeta. A seconda dello studioso con cui si interloquisca, ci sono almeno un trilione di specie diverse di microbi sulla Terra (sì, un trilione di specie, non microbi). Non costituisce un’esagerazione dire pertanto che la vita sulla Terra sia microbica, con l’eccezione, relativamente rara, dello strano macro-organismo.20 Stando al punto dell’argomentazione la domanda pertinente sarebbe: in che modo questi microbi sarebbero rilevanti per il nostro concetto di riproduzione? La loro sbalorditiva presenza significa che la vita come la conosciamo è, in modo schiacciante, per molti ordini di grandezza, asessuale. E questo si estende ben oltre il mondo dei microbi. Ci sono, di fatto, una moltitudine di specie vegetali che si riproducono asessuatamente o attraverso una combinazione di processi sia sessuati che asessuati. Forse a casa nostra abbiamo almeno una di queste piante asessuate. Un germoglio tagliato dalla pianta, più che comune nelle nostre case, cioè l’Epipremnum aureum, ordinariamente chiamata Pot(h)os, continuerà a crescere quando viene ripiantato in un altro vaso. Questa è una forma di riproduzione asessuata. Alcuni animali – afidi, vermi piatti e persino alcune lucertole – si riproducono ugualmente attraverso altri tipi di processi asessuati. Quindi, la domanda ardita da porsi a questo punto sarebbe: oltre a dare vita a nuovi organismi, cosa avrebbero in comune questi processi di riproduzione asessuata con la riproduzione sessuata?

Stando a Badcock,21 attualmente, forse il miglior candidato per un resoconto generale della riproduzione sarebbe quello offerto dal filosofo James Griesemer.22 Lui suggerisce che i processi riproduttivi, generalmente, condividono due caratteristiche: in primo luogo, deve esserci una sovrapposizione di parti materiali (cioè il materiale fisico che costituisce un organismo) tra i genitori e la prole; e, secondo, quelle parti devono continuare a svilupparsi. E mentre ci sono, in effetti, altri resoconti sulla riproduzione, Griesemer presenta un caso convincente. Il suo primo criterio, la sovrapposizione materiale, richiede che una parte materiale di una prole sia stata una parte del genitore. Questo criterio stando a Griesemer è fondamentale perché, senza di esso, tutti i tipi di processi che, ovviamente, non sono istanze di riproduzione biologica potrebbero qualificarsi come riproduzione. Ad esempio, una fotocopiatrice che esegue copie di un foglio di carta non è un esempio di riproduzione perché nessun materiale dalla carta originale viene trasferito sulla copia. Ecco perché la fotocopiatura andrebbe ritenuta mera produzione piuttosto che riproduzione.

Il secondo criterio, lo sviluppo, è importante anche per bloccare altri casi di produzione che, ovviamente, non sono nemmeno casi di riproduzione. Ad esempio, tagliando a metà un foglio di carta si ottengono due fogli di carta da un originale. In questo caso, parte del materiale dell’originale viene utilizzato per produrre un nuovo foglio di carta, ma non vorremmo, evidentemente, nemmeno chiamare questo un caso di riproduzione. Per questo il criterio dello sviluppo si rende necessario. Affinché un processo sia di riproduzione genuina, non solo il materiale deve essere trasferito dal genitore alla prole, ma anche la prole deve essere in grado di sviluppare la capacità di riprodursi. Il foglio di carta non supera questo test. Pertanto, Griesemer ci offre alcune buone ragioni per pensare che ciò che sta accadendo con la riproduzione sessuata e la riproduzione asessuata condivida importanti somiglianze che non possono essere ignorate, somiglianze che rendono questi processi abbastanza diversi dalla produzione di case o statue.

 

Forse la fissione non è solo riproduzione ma perfino un tipo molto strano di morte

Ora pensiamo a questo resoconto della riproduzione nei termini della fissione o scissione. Dopotutto, i processi simili alla fissione cellulare sono il modo in cui si riproducono la maggior parte delle forme di vita. Cosa succede quando un microbo, come un batterio E coli, subisce la fissione binaria23, cioè la divisione della cellula in due cellule figlie uguali? Proprio come il foglio di carta tagliato a metà, durante la fissione binaria un singolo batterio si divide in due batteri. E quando un batterio E coli si divide, i due batteri risultanti sono quasi perfettamente identici l’uno all’altro. La riproduzione attraverso questo tipo di processi di fissione soddisfa i due criteri di Griesemer in quanto vi è sia una sovrapposizione materiale tra genitori e prole, sia che i due batteri che emergono da un batterio diviso possono sviluppare la capacità di avere una propria prole.

Ma ancora si impone un’altra domanda temeraria: come pensiamo all’identità di questi due batteri? Il ragionamento che impone la logica di questa prospettiva sulla riproduzione sarebbe simile all’esperimento mentale accennato all’inizio di una persona che si divide a metà per diventare due persone. Sarebbe, fuori dall’ambito della fisica, roba da fantascienza, per non parlare dei dibattiti filosofici sulla natura dell’identità personale. Prendiamo, ad esempio, il filosofo David Lewis24 che nel suo saggio Survival and Identity ha affermato che se qualcuno si dividesse per diventare altre due persone, entrambi sarebbero casi o esemplari di quella singola persona perché una persona, in ogni caso, possiede una moltitudine di identità, alcune delle quali potrebbero frantumarsi in futuro.25 Nel sostenere questo, non sta suggerendo che siamo tutti affetti da qualcosa come il disturbo di personalità multipla. Piuttosto, sta enunciando che è abbastanza comune che una cosa possieda identità multiple. Pensiamo, semplicemente, a una strada che si biforca. Immaginiamo di guidare lungo una strada che è sia Via Aurelia e anche Via Domiziana. Raggiunti il bivio, la strada si divide e continua come Via Aurelia. Prima del bivio, l’unica strada aveva due identità.

Ma non tutti sono d’accordo con Lewis. Il filosofo Derek Parfit26 sostiene che una persona che si divida in due porterebbe la propria identità a cessare di esistere, qualcosa che sarebbe molto diverso dalla morte biologica, ma in cui non sarebbe del tutto chiaro se la persona originale sopravviva. Parfit immagina che qualsiasi persona, dopo una scissione, possa conservare le stesse convinzioni, desideri e obiettivi. Tuttavia, visto che piante e microbi, ovviamente, non sembrano avere convinzioni, desideri e obiettivi, non sarebbe chiaro cosa sopravviva di loro in quanto esenti della soggettività umana.

Queste curiose domande sull’identità, stando a Badcock,27 non trovano ancora risposte ovvie e non è chiaro che tipo di relazione ancestrale crei la fissione o riproduzione cellulare asessuata. Molto dipenderebbe, probabilmente, secondo Badcock dai particolari della fissione che coinvolgono l’invecchiamento, la crescita e, in particolare, la simmetria.28 Se ci fosse una perfetta simmetria durante la fissione, allora forse Parfit sarebbe corretto e alcuni organismi scompaiono, effettivamente, dall’esistenza, il che significherebbe che la fissione non sarebbe unicamente “riproduzione” ma anche un tipo particolare di “morte”. Tuttavia, se la fissione non fosse simmetrica, alcuni organismi potrebbero essere più simili alle strade di Lewis. Se questo fosse il caso, forse le colonie di batteri sarebbero realmente composte da molti individui che condividono un’unica identità. È chiaro che questi tipi di fissione soddisfano i criteri di riproduzione di Griesemer. Ma il problema è che la fissione non crea legami chiari tra genitore e prole, vale a dire un chiaro lignaggio verticale di discendenza. Quest’ambiguità parentale crea difficoltà ad una nozione di riproduzione che implica lo sviluppo storico e, per di più, mette in imbarazzo la dominante ideologia dell’establishment di una riproduzione che stabilisce chiari legami di genitorialità e progenie. Tornando alla domanda che pervade quest’argomentazione, come si possono definire allora le relazioni tra organismi creati dalla fissione? Il processo di fissione cellulare produce cloni, fratelli o solo due copie o esemplari (individui caratteristici di una specie animale) dell’originale? Per capire meglio la questione, torniamo al Poto o Epipremnum aureum.

Supponiamo che qualcuno tagli un germoglio da una pianta matura di Poto e ripianti il ​​germoglio in un altro vaso, dove si sviluppa in una pianta matura. Secondo il criterio di Griesemer, questo conta come un individuo o esemplare della riproduzione della specie di riferimento. Ma la pianta si è davvero riprodotta nel senso di una riproduzione in stile ancora settecentesco? La pianta originale sarebbe, davvero, un genitore e il germoglio la sua progenie? La questione risulta tutt’altro che ovvia. Innanzitutto, va ricordato che, teoricamente, il germoglio e la pianta originale sarebbero cloni geneticamente identici. Tutto ciò che cambia sarebbe la connessione fisica, ma tagliare e ripiantare un germoglio non assomiglia per niente a qualcosa come la nascita umana. Altre creature sono anche in grado di persistere attraverso la disconnessione fisica, come la medusa “immortale” Turritopsis dohrnii che, a seconda delle sue condizioni ambientali, si sposta dall’essere una medusa matura fisicamente connessa a uno stadio immaturo di polipi disconnessi. Quando il cibo, in qualche modo, viene inteso come non certo, questa medusa può rompersi in una colonia di polipi e poi ricombinarsi di nuovo quando le condizioni migliorano (le muffe melmose fanno qualcosa di abbastanza simile).29 Le trasformazioni corporee di una Turritopsis dohrnii fanno sembrare docili le creature della fantascienza.

 

E poi ci sono casi nell’altra direzione, in cui due organismi fisicamente disconnessi diventano fisicamente continui. Ad esempio, alberi separati (a volte anche specie diverse di alberi) possono crescere insieme in un processo noto come inosculazione.30 Questo accade quando i tronchi, i rami o le radici di alberi separati entrano in contatto e poi, nel tempo, finiscono per innestarsi l’uno nell’altro. Quando due alberi fisicamente separati crescono l’uno nell’altro, diventano un nuovo organismo singolare? Filosofi della biologia e biologi teorici sono alle prese con tali domande, trascinando la questione di ciò che conta come individuo biologico in un pantano metafisico a cui non esistono soluzioni empiriche ovvie. Capire quando è avvenuta la riproduzione in questi casi dipende spesso da intuizioni sulla connessione fisica: quanto fisicamente connesso deve essere un organismo per essere ancora tale? Nel caso dell’inosculazione, non esiste un test che un biologo potrebbe condurre che ci dirà se la pianta originaria sia un genitore o meno. Il problema è e rimane concettuale.

Una possibile soluzione a questo problema concettuale può essere trovata nel lavoro di alcuni botanici e biologi degli anni ’70 che introdussero i concetti di ramet e genet31 per distinguere tra i diversi tipi di individui che si trovano tra alcune piante (e alcuni animali).32 Questi concetti sono stati sviluppati per risolvere il puzzle di come comprendere la relazione tra piante geneticamente identiche che sembravano essere individui separati, come il dente di leone. Questi studiosi, tra cui Daniel Janzen, introdussero l’idea che un insieme di individui geneticamente identici formi un unico “genet” spazialmente discontinuo. Allo stesso tempo, ciascuno di questi singoli individui, nel caso dell’esempio proposto, ciascun dente di leone, fisicamente separato dal resto, sarebbe da considerare come un “ramet“. In questa prospettiva, un gruppo di ramet costituirebbe un genet. Questo lavoro pionieristico mostra i limiti biologici molto reali che possono derivare da ipotesi sulla riproduzione. Vedere la vita attraverso l’obiettivo dei naturalisti del XVIII secolo distorce il nostro senso dell’aspetto di un individuo perché presume un mondo che ci somiglia. Invece, i concetti di ramet e genet rivelano che ciò che conta come individuo può variare e che le relazioni genitore-figlio sono una delle tante possibilità.

 

Ci sono momenti in cui la distinzione tra riproduzione e sviluppo crolla, cessando di essere una divisione significativa

Sebbene ci siano alcune buone ragioni per pensare che la soluzione di ramet e genet aiuti a dare un senso ad alcuni curiosi problemi riguardanti l’individualità biologica, non risolve completamente il problema di come comprendere la riproduzione. Ad esempio, non ci dice come si riproducono i genet. I criteri di Griesemer per la riproduzione funzionano per i ramet: c’è sia sovrapposizione di materiale che sviluppo storico. Le parti materiali di un ramet vengono trasferite alla loro “progenie” e quelle parti continuano a svilupparsi. Ma il processo riproduttivo di un ramet (un dente di leone individuale, ad esempio,) costituisce la crescita e lo sviluppo di una genet (un gruppo diverso di denti di leone geneticamente identici)? Se fosse vero, allora come si riproducono i genet? Dal punto di vista dell’ipotesi del genet, questo processo sembra sviluppo e crescita, non riproduzione.

Griesemer sembra essere d’accordo su questo fronte. Riconosce, come riferiscono Minelli e Pradeu,33 che ci sono momenti in cui la distinzione tra riproduzione e sviluppo crolla, cessando di essere una divisione significativa. In ogni modo, è importante ricordare che questi casi non sarebbero isolati o rari.34 I processi in cui la divisione tra riproduzione e sviluppo si ingarbuglia sono tra i processi biologici più comuni, molto più comuni dei processi sessuati a cui normalmente congetturiamo quando pensiamo alla riproduzione. Proprio come abbiamo scoperto che esistono tipi molto diversi di individui biologici (ad esempio, ramet e genet), esistono anche tipi molto diversi di processi riproduttivi che potrebbero non creare sempre relazioni genitore-figlio. Come iniziamo a descrivere questi processi riproduttivi? Quando si taglia un germoglio da qualche Poto e lo si ripianta altrove, è nata una nuova entità o la situazione sarebbe più simile alle strade di Lewis? Ogni stelo di Poto è un possibile bivio, ognuno con la propria identità, e tutto contenuto all’interno di un’unica pianta che, di per sé, sarebbe solo un’identità di qualche altra pianta a cui un tempo sarebbe stata collegata?

Se si pensa però che Lewis abbia torto – che una singola cosa non contenga identità multiple – forse ciò che guida questa intuizione sarebbe un senso di connettività spaziale. Intuitivamente, si potrebbe dire che questo Poto si riproduca quando un germoglio sia fisicamente disconnesso dal suo “genitore”. Ma la connessione spaziale sarebbe, davvero, il mezzo migliore per giudicare quando si è verificata la riproduzione, si chiede in modo audace Badcock? Stando a lui,35 una tale credenza, ricorda il pensiero pre-settecentesco. Sarebbe, semplicemente, un’intuizione radicata in una prospettiva molto umana del mondo, che dimentica che la riproduzione ha a che fare con il segnare la storia, non solo lo spazio. Quindi, cosa si potrebbe fare per aggiornare il modo in cui pensiamo alla riproduzione biologica?

Il ripensamento dei concetti usati in biologia avrebbe portato a progressi che possono essere importanti quanto le scoperte empiriche. I filosofi e i naturalisti credevano che gli organismi si fossero formati attraverso il processo di generazione piuttosto che la riproduzione. Credevano anche che tutta la vita microbica fosse sessuata. I concetti di “riproduzione” e “asessualità” sono stati introdotti per aiutare a spiegare ciò che è stato osservato, ma ciò non corrispondeva ai quadri concettuali disponibili all’epoca. Questi cambiamenti hanno portato a importanti modificazioni nel modo in cui pensiamo alla vita. Sembra che potremmo essere in un momento simile oggi. Nel corso del XX e XXI secolo, l’euristica che costituisce la cosiddetta conoscenza del campo del sapere che denominiamo biologia avrebbe imparato molto di più su quanto il mondo biologico sia composto da organismi asessuati, la maggior parte dei quali esibisce vari tipi di processi di fissione.

Sfortunatamente, questa nuova visione della vita non sempre si adatta bene al concetto di riproduzione ereditato dai naturalisti e dai filosofi europei del XVIII secolo. Aggiornare il concetto di riproduzione richiede di ripensare se quella pianta nel nostro soggiorno o nel nostro giardino, in questo momento, è davvero completa e interamente lì. Il suo potrebbe essere un tipo di vita molto diverso dal nostro in questo senso. Potrebbe, come propone Babcock,36 essere molto più simile a una creatura difficile da capire da un’opera di narrativa speculativa.

Ripensare la riproduzione ci richiede l’accettazione del fatto ardito e polemico che la vita asessuata non si adatta alle nostre intuizioni sull’identità e l’individualità, né su dove una cosa inizi e un’altra finisca. Per lo meno, mostra che, con l’evoluzione della vita, alcuni dei suoi colpi di scena37 abbiano portato a processi di riproduzione e sviluppo nettamente diversi ma, in altri casi, riproduzione e sviluppo sarebbero, semplicemente, lo stesso processo. Di conseguenza, quando cerchiamo di identificare i confini delle specie, i rami dell’albero della vita, o anche ciò che conta come vita stessa, dovremmo stare attenti alle ipotesi che provengono dalla nostra prospettiva molto umana della biologia. Le nuove osservazioni fatte dai biologi non solo ci mostrano quanto sia sorprendente e affascinante la vita ma che queste osservazioni sfidano perfino alcuni dei concetti più elementari che usiamo per comprendere la vita. Il punto in cui un organismo finisce e ne inizia un altro può, semplicemente, dipendere dal fatto che lo si pensi come un oggetto nello spazio o un oggetto nel tempo.

______________Note _________________

1 Gunnar O Babcock. The split-body problem. In AEON, 28 April 2022

2 Individuo caratteristico di una specie animale.

3 Esperimento mentale: ragionamento volto a testare, corroborare o confutare un’ipotesi o teoria, che ha un carattere immaginario e non empirico perché limitazioni pratiche lo rendono irrealizzabile. In quanto esperimento concettuale è un esperimento che non si intende realizzare nella pratica, ma viene solo immaginato: i suoi risultati non vengono, quindi, misurati sulla base di un esperimento fisico in laboratorio, ma calcolati teoricamente applicando le leggi della fisica.

4 https://it.wikipedia.org/wiki/Riproduzione_asessuata

5 La fissione (binaria) in biologia è il processo di divisione della cellula “madre” nelle due cellule “figlie” di grandezza approssimativamente uguale. Più semplicemente, in biologia, la fissione cellulare consiste nella modalità di riproduzione asessuata.

6 Ricercatore della filosofia della biologia presso il Dipartimento di Biologia della Duke University in North Carolina.

7 Gunnar O Babcock, op. cit. 28 April 2022

8 Ibidem

9 Ibidem

10 Michael Levin and Daniel C Dennett. Cognition all the way down. In AEON, 13 October 2020

11 François Jacob. François Jacob, La logica del vivente, Torino, Einaudi, 1971

12 Mostri e prodigi, a cura di Massimo Ciavolella, Salerno, Roma 1996

13 Sulla generazione degli animali (De Generatione Animalium) è un trattato di zoologia scritto da Aristotele in greco antico; la sua stesura finale si colloca tra il 330 e il 322 a.C. J.-C. Questo lavoro è il terzo di una serie, che integra Parti degli animali che è seguito dalla molto popolare e più antica Histoire des Animaux. Dalla generazione degli animali ha cinque libbre. Il primo presenta le caratteristiche generali della riproduzione animale: genitali, sperma, ruolo di ciascuno dei sessi nella riproduzione. I libri II e III esaminano le modalità di riproduzione specifiche di ciascuna delle classi del regno animale (viviparo, oviparo e non sanguigno). Il libro IV studia la formazione dell’embrione e la differenziazione dei sessi. Il libro V studia i caratteri congeniti.

14 Gunnar O Babcock, op. cit. 28 April 2022

15 Ibidem

16 Ibidem

17 Maureen O’Malley. Philosophy of Microbiology. Cambridge University Press, 2014. I microbi e la microbiologia si incontrano raramente nei resoconti filosofici delle scienze della vita. Sebbene la microbiologia sia una scienza consolidata e i microbi siano la base della vita su questo pianeta, né gli organismi né la scienza sono stati visti come filosoficamente significativi.

18 Ibidem

19 Gunnar O Babcock, op. cit. 28 April 2022

20 Maureen O’Malley, op. cit. 2014

21 Gunnar O Babcock, op. cit. 28 April 2022

22 James Griesemer. Development, Culture, and the Units of Inheritance. In “Philosophy of Science”, Vol. 67, Sept. 2000, The University of Chicago Press Journals. La teoria dei sistemi di sviluppo (DST) espande l’unità di replicazione dai geni a interi sistemi di risorse dello sviluppo, che DST interpreta in termini di processi di sviluppo ciclici. L’espansione sembra richiesta dall’argomento di DST contro il privilegio dei geni nelle spiegazioni evoluzionistiche e evolutive dei tratti organici. La teoria dei sistemi di sviluppo (DST) e il replicatore espanso non tollerano distinzioni tra evoluzione biologica e culturale. Tuttavia, approvando una singola unità espansa di ereditarietà e lasciando intatta la classica nozione molecolare di gene, la teoria dei sistemi di sviluppo (DST) ottiene solo una riunificazione nominale di ereditarietà e sviluppo. Griesemer sostiene che una concettualizzazione alternativa dell’ereditarietà nega l’opposizione classica di genetica e sviluppo evitando la singolarità inerente al concetto di replicatore. Una tale concettualizzazione porta anche ad una nuova unità, il riproduttore, che integra genuinamente le prospettive genetiche e di sviluppo. Il concetto di riproduttore articola la non separabilità dei ruoli “genetici” e “sviluppo” nelle unità di ereditarietà, sviluppo ed evoluzione. La teoria dei sistemi di sviluppo (DST) riformulata in termini di riproduttori piuttosto che di replicatori conserva una distinzione empiricamente interessante tra evoluzione culturale e biologica.

23 Divisione della cellula in due cellule figlie uguali. Si ha nella riproduzione asessuata degli organismi unicellulari (batteri).

24 David Lewis. Survival and Identity. Philosophical Papers Volume I, Oxford University Press, 1983

25 Ibidem

26 Derek Parfit. Reasons and Persons. Oxford University Press, 1986

27 Gunnar O Babcock, op. cit. 28 April 2022

28 La divisione o fissione cellulare asimmetrica è un tipo di divisione cellulare che non porta alla formazione di due cellule figlie identiche, bensì alla formazione di due cellule figlie con proprietà differenti. Questo tipo di divisione cellulare è tipico della cellula staminale, la quale, dividendosi, può dare origine a: due cellule staminali, una cellula staminale e una cellula progenitrice oppure due cellule progenitrici.

29 Ibidem

30 In botanica, incontro o fusione di elementi conduttori o di fasci vascolari (nelle foglie, nel fusto), o di ramificazioni dei vasi laticiferi o di ife fungine.

31 Una colonia clonale o genet è un gruppo di individui geneticamente identici, come piante, funghi, o batteri, che sono cresciuti in un dato luogo, tutti originati vegetativamente, non sessualmente, da un singolo antenato. In ecologia, il genet è un organismo che inizia la propria vita come zigote unicellulare e che darà poi origine ad un organismo modulare (alghe, coralli, spugne, etc.), cioè un organismo che si accresce mediante la ripetuta produzione di moduli a formare una struttura ramificata, complessa e difficilmente prevedibile. Dunque, il modulo è un membro di una unità modulare di un clone, non avente la capacità di condurre un’esistenza indipendente se separato dall’organismo parentale. Invece, si parla di ramet quando si vuole identificare un membro di una unità modulare di un clone, avente però la capacità di condurre un’esistenza indipendente se separato dall’organismo parentale: è il caso della Lemna minor, o lenticchia d’acqua. Un ramet (individuo genetico come un ramoscello) è un clone naturale o artificiale di un ortet iniziale (la “testa del clone”). Deriva dalla riproduzione asessuata o clonale che consiste nella produzione, per embriogenesi somatica, di individui chiamati “moduli” o “ramets”, geneticamente identici e potenzialmente indipendenti. Un ramet corrisponde all’individuo come entità funzionale e morfologica, cioè una struttura autonoma che assicura tutte le funzioni vitali, che lo differenzia dal genet corrispondente all’individuo come entità genetica.

32 Gunnar O Babcock, op. cit. 28 April 2022

33 Alessandro Minelli and Thomas Pradeu. Towards a Theory of Development. Oxford University Press 2014

34 Ibidem

35 Gunnar O Babcock, op. cit. 28 April 2022

36 Ibidem

37 Juli Berwald. The web of life. In AEON, 28 April 2022. La teoria evolutiva classica sostiene che le specie si separano nel tempo. Ma è più sfocato di così: ora sappiamo che si fondono anche.

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