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21 Giugno, 2025

La medicina come costruzione sociale

La parabola della caduta del dott. Baselga

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BIO – Medicina Costruzione Sociale nella Post-Modernità – Educational Papers • Anno VII • Numero 28 • Dicembre 2018


Contaminazione finanziaria della medicina

The New York Times pubblicò nel 2018 un editoriale intitolato “Medicine’s Financial Contamination”. L’analisi, firmata dal comitato editoriale, faceva riferimento alle dimissioni del direttore scientifico del Memorial Sloan Kattering Cancer Center di New York, dott. José Baselga, ritenuto uno degli oncologi più prominenti al mondo e una figura centrale nella ricerca sul cancro. Il dott. Baselga rassegnò le sue dimissioni giovedì 6 settembre 2018 dopo che lo stesso New York Times e ProPublica1 avevano riferito che lui avesse ripetutamente omesso di dichiarare le informazioni sui versamenti milionari da lui ricevuti dall’industria farmaceutica.

L’assenza di risonanza mediatica a seguito della vicenda potrebbe significare che svelare la contaminazione finanziaria della medicina in un ospedale oncologico, simbolo nel mondo, non fa notizia. Di conseguenza, si potrebbe asserire che Orwell lo sapeva già: acquistiamo volentieri gli schermi che vengono usati contro di noi. L’evento, però, costituisce un esempio perfetto per illustrare, in modo semplice ma comprensibile a tutti, cosa si intende dire quando si asserisce che la medicina non è qualcosa che esiste nella natura ma una costruzione sociale. Dunque, lo scopo di questo articolo, redatto quasi con una certa insofferenza per la auto-referenzialità narcisistica dell’argomento, non è affatto quello di additare l’industria farmaceutica né la pratica medica ma quello di rendere comprensibile l’interpretazione della medicina come una costruzione sociale.

La caduta in disgrazia del dott. José Baselga ha riacceso la luce su un problema di vecchia data nella medicina moderna, cioè che “il potenziale corruttivo dei contributi economici elargiti dai produttori di farmaci e dispositivi medici ai personaggi influenti negli ospedali di ricerca è più comune di ciò che entrambi gruppi di interessi riconoscano pubblicamente.2 Decenni di ricerche e di esempi del mondo reale avrebbero dimostrato, riporta l’Editoriale in questione, che tali intrecci possono distorcere la pratica della medicina.3

La ricerca avrebbe documentato, per di più, che piccoli doni sarebbero in grado di influenzare le abitudini di prescrizione dei medici e le loro percezioni dei prodotti di una determinata azienda.4 Da quanto riferito, sarebbe stato documentato, addirittura, come le grandi donazioni influenzino la progettazione di studi clinici[Efn_note]Transparency Hasn’t Stopped Drug Companies From Corrupting Medical Research. The outrage over an influential doctor’s hidden millions ismisplaced. By Marcia Angell. New York Times, Sept. 14, 2018.[/efn_note] e la segnalazione dei risultati degli stessi.5 L’Editoriale riferisce, inoltre, che tali “metodologie” finanziarie si sarebbero rivelate devastanti per singoli pazienti e per la società in generale. L’epidemia di oppioidi, per fare un esempio recente riguardo gli USA, sarebbe stata in parte diffusa da medici che sarebbero stati persuasi ad ignorare le campane di avvertimento e a prescrivere con libertà questi farmaci prodotti da corporazioni che offrivano doni e spese di consulenza.6

Le evidenti omissioni del conflitto d’interessi7 del dott. Baselga, certamente, non possono essere omologate alla prescrizione di oppioidi ma, forse, hanno danneggiato la reputazione di un ospedale oncologico simbolo nel mondo al quale, ogni anno, decine di migliaia di pazienti si affidano. A dire del comitato editoriale del New York Times, le istituzioni mediche dovrebbero premiare tale fiducia almeno tanto quanto premiano il profitto e dovrebbero tenere i leader della caratura di un dott. Beselga ad un livello particolarmente alto, perché i leader, più delle istruzioni scritte, danno l’esempio che altri seguiranno.

“Lo scandalo del dott. Baselga segna un triste fallimento nel soddisfare questi ideali”, deplora il comitato editoriale. In alcune dichiarazioni rilasciate agli analisti del settore e all’American Association for Cancer Research, il dott. Baselga avrebbe elogiato due studi clinici [drug trials] che molti dei suoi colleghi avevano considerato dei veri fallimenti, omettendo che lo sponsor, ROCHE, lo aveva “sostenuto”, pagando milioni di dollari. Egli avrebbe ugualmente nascosto i suoi conflitti di interessi finanziari in dozzine di pubblicazioni, finanche una rivista da lui editata.

Quei conflitti di interesse toccarono, direttamente, la sua stessa istituzione. Infatti, molte delle corporazioni per le quali il dott. Baselga era consulente intrattengono rapporti con il Memorial Sloan Kettering. Sia Varian Medical Systems, che vende apparecchiature per le radiazioni dell’ospedale, sia Bristol-Meyers Squibb, che vende farmaci, avrebbero pagato diverse centinaia di migliaia di dollari l’anno per il suo ruolo nei loro consigli di amministrazione.8 Allo stesso modo, Juno Therapeutics e Paige. AI, si sarebbero entrambe servite del dott. Baselga come consulente principale dopo aver ottenuto diritti esclusivi sui dati e sulla tecnologia sviluppati dall’ospedale. Se quei pagamenti fossero conformi all’ammontare che egli riceveva da altre società, così come argomentato dagli editorialisti, essi ammonterebbero a centinaia di migliaia di dollari per ciascuna delle due società. Se il suo compenso, da parte di queste società, includesse azioni, lui trarrà profitti personali ed economici profumatamente dalla proprietà intellettuale accumulata col suo lavoro allo Sloan Kettering.

A quanto riferito nell’Editoriale, altri leader dello Sloan Kettering erano ben consapevoli di queste relazioni.9 L’ospedale avrebbe dichiarato al riguardo che ci voleva molto tempo per bloccare qualsiasi dipendente coinvolto con una determinata società esterna dai rapporti dell’ospedale con quella società.

Sorprendentemente, visto che entrambe le testate giornalistiche che hanno denunciato questo caso di contaminazione finanziaria della medicina sono tribune simbolo dell’establishment, gli editorialisti lanciano diversi efferati attacchi alle modalità in cui oggi si costruisce socialmente la medicina, arrivando ad asserire in modo disinvolto che è difficile credere che i conflitti della portata dello scandalo delle omissioni di dichiarazione di conflitto di interessi da parte del dott. Baselga possano essere davvero risolti, “visto quanti dei top leader sono presenti nei consigli di amministrazione”. Secondo il comitato editoriale del New York Times non vi sono i presupposti per credere che il conflitto di interesse non sia sparso in modo generalizzato.10 Infatti, gli ospedali di ricerca sono ricchi di proprietà intellettuale e di osservazioni per l’innovazione.

I conflitti finanziari nella medicina non si limiterebbero allo Sloan Kettering. Uno studio del 2015 su The British Medical Journal avrebbe rivelato che un “numero sostanziale” di leader accademici deterrebbe incarichi dirigenziali che sarebbero pagati tanto e anche di più dei loro stipendi come medici clinici. Secondo una ricerca pubblicata da PLOSMEDICINE nel 2012 avrebbero legami finanziari con le industrie farmaceutiche e dei dispositivi medici quasi il 70% degli oncologi che parlano nei convegni nazionali negli USA e quasi il 70% degli psichiatri sulla task force che decide negli USA quali trattamenti dovrebbero essere raccomandati per quali malattie mentali. Similmente, secondo il Hasting Center Report del 2018 avrebbero legami finanziari con le industrie farmaceutiche e dei dispositivi medici un numero significativo di medici nelle commissioni consultive in materia di alimenti e farmaci.11

L’obbligo di dichiarazione della non esistenza di conflitto di interesse non ha impedito la contaminazione finanziaria della ricerca medica

Sebbene il caso del dott. Baselga sia estremo, questi tipi di conflitti di interesse sembrano essere virtualmente universali nell’élite della medicina accademica e ospedaliera. L’intenzione di fare una “parabola” della caduta in disgrazia del dott. Baselga non è, come già dichiarato, quella di additare l’industria farmaceutica e nemmeno la pratica medica ma, unicamente, quella di illustrare, cosa si intende per costruzione sociale della medicina. A questo scopo illustrativo sono utili, ugualmente, le considerazioni della dott.ssa Marcia Angell12, membro della Harvard Medical School, autrice di “The truth about the drugs companies”13 ed ex-caporedattore del New England Journal of Medicine, circa il conflitto di interessi nel mondo medico.

Secondo la dott.ssa Angell, quando lei era capo della redazione del New England Journal of Medicine, prima rivista medica a istituire una politica di obbligo di dichiarazione di non legami finanziari dei medici con le aziende farmaceutiche, si erano resi conto che i ricercatori accademici ricevevano ingenti pagamenti dalle compagnie farmaceutiche e che ciò distorceva il loro lavoro.14

Per illustrare meglio la questione, la dott.ssa Angell riferisce che, al fine di ottenere l’autorizzazione di un farmaco da prescrizione dalla Food and Drug Administration, le aziende devono concludere studi clinici per dimostrare che i farmaci siano sicuri ed efficaci. Le aziende farmaceutiche, però, non hanno accesso diretto a soggetti umani per la sperimentazione dei loro farmaci, perciò hanno sempre contratti con ricercatori accademici e ospedalieri per condurre gli studi sui pazienti nel contesto dell’insegnamento in ospedale e della clinica.15 Tradizionalmente, ci ricorda la dott.ssa Angell, le aziende farmaceutiche davano sovvenzioni alle istituzioni per i ricercatori interessati a testare i loro farmaci, aspettavano i risultati e speravano che i loro prodotti sembrassero buoni per l’autorizzazione alla loro commercializzazione.16 Le borse di studio o ricerca, aggiunge la dott.ssa Angell, “erano allora a portata di mano, le aziende farmaceutiche non progettavano né analizzavano gli studi, loro non possedevano nemmeno i dati e benché meno hanno mai scritti i documenti o le pubblicazioni di controllo”.17

Questi brevissimi accenni della dott.ssa Angell, circa gli studi clinici sulla validità e sicurezza dei farmaci, valgono di più di ogni tentativo di spiegazione epistemologica su ciò che si intendere dire quando si afferma che la medicina è una costruzione sociale, cioè una serie di predicati che ha come soggetti gruppi che detengono potere finanziario, culturale e politico, di solito utilizzando, addirittura, denaro dai contribuenti.
 
Tale situazione tradizionale di intreccio tra ricerca e finanza negli USA fu, ancora, ulteriormente deregolamentata negli anni ’80, in parte come conseguenza di una nuova legge che consentiva ai ricercatori e alle loro istituzioni, anche se finanziati dai National Institutes of Health, cioè dai contribuenti, di brevettare le loro scoperte e di concederle in licenza esclusiva alle case farmaceutiche in cambio di royalties. Ciò, asserisce la dott. ssa Angell, “ha reso i ricercatori e medici ospedalieri soci in affari” e gli sponsor sono stati intimamente coinvolti in tutti gli aspetti delle sperimentazioni cliniche.18
 
Questa partnership ha dato alle aziende farmaceutiche l’accesso diretto a medici molto influenti, come il dott. Baselga, noto al settore come opinion leader. Queste sono persone che scrivono libri di testo e articoli di riviste mediche, emettono linee guida pratiche, siedono alla F.D.A e in altri gruppi di consulenza governativa, negli ordini di professionisti e parlano alle innumerevoli riunioni e cene in cui i medici vengono istruiti sulle “malattie” e sui farmaci da prescrizione. “Avere key opinion leader a libro paga vale ogni centesimo speso da un’azienda farmaceutica”, afferma, dalla sua posizione alla Harvard School of Medicine, la dott.ssa Marcia Angell.19

Secondo la dott.ssa Angell, le aziende farmaceutiche ottengono con i loro soldi dei benefici intangibili. Per esempio, è nella natura umana sentirsi riconoscenti nei confronti delle persone con cui si collabora strettamente, in particolare quando sono generosi. È come risultato di questa simpatia che gli opinion leader pubblici diventano una sorta di potente forza di vendita informale.20

La dott.ssa Angell sostiene che ci sarebbero buone prove che il coinvolgimento delle aziende farmaceutiche pregiudichi la ricerca in modi che non sarebbero sempre ovvi, spesso sopprimendo i risultati negativi.21 Lei riferisce che da una revisione di 74 studi clinici su antidepressivi, per esempio, si sarebbe evidenziato che 37 dei 38 studi positivi erano stati pubblicati, ovvero studi che dimostrerebbero che un farmaco era efficace. Ma 33 dei 36 studi negativi non sono stati mai pubblicati o pubblicati in una forma che dava esito positivo.22

Nella costruzione sociale della medicina, il pregiudizio o BIAS, potrebbe anche essere introdotto attraverso la progettazione di una sperimentazione clinica. Per esempio, come ci illustra la dott.ssa Angell, il farmaco dello sponsor può essere confrontato con un altro farmaco, somministrato a una dose così bassa, che il farmaco dello sponsor sembra più potente. Oppure può essere confrontato con un placebo, quando la domanda rilevante sarebbe come si confronta con un farmaco esistente. In breve, è spesso possibile che le sperimentazioni cliniche emergano come il ricercatore e il suo sponsor desiderano.

Certamente, l’obbligo di dichiarazione della non esistenza di conflitto di interessi da parte dei medici è migliore di nessuna normativa ma non elimina la loro sussistenza. È, semplicemente, un modo di dire caveat emptor [stia in guardia il compratore], lasciando ai lettori decidere se la ricerca sia di parte. Ma la maggior parte delle persone – anche i medici e i giornalisti scientifici – non sono realmente in grado di formulare tali giudizi, in particolare, quando i dati vengono soppressi. Infatti, anche gli esperti che leggono questi studi dovrebbero rimanere scettici su di loro fino a quando diverse prove non raggiungeranno lo stesso risultato.


Per i gruppi di potere che hanno rivelato, verosimilmente non soltanto nell’interesse pubblico, lo scandalo del dott. Baselga, cioè The New York Times e ProPublica, l’indignazione è giustificata. Ma il fatto che i medici rivelino la loro piuttosto strutturale miriade di conflitti di interessi non risolve il problema di fondo. In una sorta di miopia cognitiva o in una sorta di spudorata ipocrisia moralistica, la dott.ssa Angell considera che “la collaborazione con l’industria farmaceutica potrebbe portare a importanti contributi scientifici, ma non si dovrebbe permettere alle aziende farmaceutiche di comperare i cuori e le menti dei ricercatori. Il costo di questo è alto, e non solo nei prezzi dei farmaci. Significa che sia medici che pazienti ritengono [credono] che i farmaci con obbligo di prescrizione medica siano migliori e più sicuri di quanto in realtà sono.”23
 
 

La parabola della caduta del dott. Baselga

“Se fai scienza (e non solo buona parte di questa è finanziata con i soldi dei contribuenti ma è, ugualmente, influenzata dalle decisioni discrezionali delle agenzie di regolamentazione), se dirigi un’istituzione accademica, allora dover informare il mondo dei tuoi interessi finanziari è il prezzo da pagare per il privilegio di essere autorizzato a mantenere tali interessi in primo luogo”, ha twittato Steven Joffe, professore di etica medica e politica sanitaria della University of Pennsylvania, in relazione alla situazione del dott. Baselga.

Per quanto riguarda l’obiettivo di questa relazione, che è quello di illustrare la modalità finanziaria con cui oggi si costruisce socialmente la medicina, il messaggio della parabola della caduta del dott. Baselga è che la maggior parte della popolazione non si rende conto che ai medici possono essere pagati ingenti somme di denaro dalle compagnie farmaceutiche per l’intero business dei farmaci da prescrizione e che assicurarsi che queste somme siano divulgate è indispensabile per rendere pubblici i gruppi di interesse che costruiscono la medicina. Rendere pubblica la contaminazione finanziaria della medicina consentirebbe l’esposizione dell’opinione pubblica ad una necessaria dose di “realtà.

Immagini: Wikimedia common – Pikryl – Summerhall,  Edinburgh  Festival Fringe, Agosto, 2018

  1. ProPublica è un’organizzazione non profit con sede a New York che produce cosiddetto giornalismo investigativo nell’interesse pubblico. È considerata il frutto dell’inge- gno di miliardari e donatori democratici e vincolata alla Golden West Financial Corporation.
  2. Medicine’s Financial Contamination. Op-Ed. The Editorial Board, New York Times, Sept. 14 2018.
  3. Ibidem.
  4. The More Lavish the Gifts to Doctors, the Costlier the Drugs They By Nicholas Bakalar. New York Times, Oct. 25, 2017.
  5. Paul M Ridker, MD; Jose Torres, BA Reported Outcomes in Major Cardiovascular Clinical Trials Funded by For-Profit and Not-for-Profit Organizations:2000-2005, JAMA. 2006;295(19):2270-2274. May 17, 2006.
  6. Medicine’s Financial Contamination. Op-Ed. The Editorial Board, New York Times, Sept. 14 2018
  7. Conflitto di interesse – Condizione giuridica che si verifica quando viene affidata un’alta responsabilità decisionale a un soggetto che ha interessipersonali o professionali in contrasto con l’imparzialità richiesta da tale responsabilità, che può venire meno a causa degli interessi in causa.
  8. Top Cancer Researcher Fails to Disclose Corporate Financial Ties in Major Research Journals. New York Times, Sept. 8, 2018.
  9. Medicine’s Financial Contamination. Op-Ed. The Editorial Board, New York Times, Sept. 14 2018.
  10. Ibidem.
  11. Michael J. Hayes, Vinay Prasad. Financial Conflicts of Interest at FDA Drug Advisory Committee Meetings. The Hastings Center Report. 28 March 2018.
  12. Marcia Angell. Transparency Hasn’t Stopped Drug Companies From Corrupting Medical Research. The outrage over an influential doctor’s hidden millions is misplaced. The New York Times, Sept. 2018.
  13. Marcia Angell. The truth about the drugs companies: how they deceive us and what to do about it. Random House, New York, 2005.
  14. Ibidem.
  15. Ibidem.
  16. Ibidem.
  17. Ibidem.
  18. Ibidem.
  19. Ibidem.
  20. Ibidem.
  21. Ibidem.
  22. Turner EH, Matthews AM, Linartos E, Tell RA, Rosenthal R. Selective publication of antidepressant trials and its influence on apparent efficacy. In“The New England Journal of Medicine”. 358 (3): 252-60, Jan. 17, 2008.
  23. Marcia Angell. Transparency Hasn’t Stopped Drug Companies From Corrupting Medical Research. The outrage over an influential doctor’s hidden millions is misplaced. The New York Times, Sept. 2018.

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