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29 Novembre, 2025

Le priorità distorte nel finanziamento della scienza

La nozione che l’uso massiccio di antiparassitari è essenziale per l’agricoltura è un mito

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BIO – Medicina Costruzione Sociale nella Post-Modernità – Educational Papers • Anno VI • Numero 24 • Dicembre 2017

Scritto in collaborazione con Eugenia D’Alterio – biologa

Il crollo scioccante delle popolazioni di insetti suggerisce una catastrofe ecologica globale: l’Armageddon1 degli insetti. Questo collasso di specie mette in rilievo che gran parte degli insetti sono impollinatori e senza questi un vasto tratto del regno vegetale, sia selvaggio che coltivato, non può sopravvivere. Di contro, l’allevamento animale è catastrofico per il surriscaldamento globale. Di conseguenza, quale potremmo definire la questione ambientale più urgente al mondo? La risposta potrebbe elencare varie urgenze: il surriscaldamento globale, la moria di insetti, e, ancora, la diminuzione di acqua disponibile, o la massiccia produzione di materiali plastici2 e l’espansione urbana. Ma la risposta non dovrebbe essere nessuna di queste che non includa due temi che ricevono poca attenzione.3

Questo non significa minimizzare le problematiche citate ma è opportuno valutare che altri fattori hanno impatti enormi , immediati e devastanti. Il primo è la pesca industriale  che, in tutto il pianeta, sta causando un collasso ecologico sistematico.4 L’altro è, paradossalmente, la cancellazione della vita non umana, con danni incontestabili anche all’umana, a causa di una agricoltura aggressiva e sfrenata.5 Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura, con i livelli attuali di perdita del suolo coltivabile, dovuto in gran parte a pratiche di agricoltura inadeguate, abbiamo solo 60 anni di raccolti davanti a noi.6 E questo è risultato prima che il rapporto “Global Land Outlook”, pubblicato a settembre scorso, abbia scoperto che la produttività sta già diminuendo del 20% di terreno coltivabile a livello mondiale.

L’impatto sulla fauna e flora selvatica dei cambiamenti industriali nella pratica agricola (e l’espansione dell’area agricola stessa) è così rapida e dura che è difficile tenere testa alla scala di ciò che sta accadendo. Uno studio pubblicato lo scorso ottobre nella rivista Plos One7 rivela che gli insetti volanti, esaminati nelle riserve naturali in Germania, sono diminuiti del 76%, in 27 anni. La causa più probabile di questo Insectageddon è che la terra che circonda queste riserve è diventata ostile a essi: il volume di pesticidi e la distruzione dell’habitat hanno trasformato il terreno agricolo in un deserto per la fauna selvatica.

È curioso che si debba fare affidamento ad uno studio fatto in Germania per vedere cosa, probabilmente, sta avvenendo in tutto il mondo, ma le indagini a lungo termine di questo tipo non esistono altrove. Questo fallimento riflette le priorità distorte nel finanziamento della scienza. Non c’è un limite di sovvenzioni per la ricerca su come uccidere gli insetti, ma quasi nessun apporto per scoprire cosa potrebbero essere gli impatti di queste soppressioni. Al contrario, il lavoro è stato lasciato – come nel caso tedesco – alle documentazioni raccolte da naturalisti appassionati.

Ma chiunque, delle generazioni sui 50 anni, può vedere e sentire il cambiamento. Ricordiamo la “tempesta delle falene” che riempivano i fanali delle macchine dei nostri genitori nelle notti estive. Ogni anno potevamo raccogliere dozzine di specie di bruchi e guardarli crescere, svilupparsi in pupa, schiudersi. Se, oggi, cerchiamo di trovare alcuni bruchi per i nostri figli in modo che possano vederli crescere e riprodursi, ci si può trascorrere tutta l’estate a guardare e, a parte la cavolaia minore8 sulle piante di broccoli, nei nostri orti e giardini si trova poco di più di una qualche larva di Arctia caja.9 Ma quando diventa consueto vedere un solo bruco in un anno, risulta inevitabile chiedersi cosa stia accadendo.

Gli insetti, naturalmente, sono fondamentali per la sopravvivenza del resto del mondo vivente. Conoscendo ciò che ora sappiamo, non c’è nulla di sorprendente sul calamitoso declino degli uccelli che si cibano di insetti.10 Molti insetti, non solo le api e i Sirfidi11 ma specie di molte famiglie differenti, sono impollinatori e senza di essi un vasto tratto del regno vegetale selvatico non può sopravvivere. Complessi ecosistemi viventi stanno scomparendo davanti ai nostri occhi.

Si sente dire che dobbiamo nutrire il mondo. Sì, ma non in questo modo. Come spiega una relazione dell’ONU pubblicata a marzo di quest’anno,12 la nozione che l’uso di antiparassitari è essenziale per nutrire una popolazione in crescita è un mito. Un recente studio sulle piante naturali13 rivela che la maggior parte delle aziende agricole aumenterebbe la produzione se si tagliasse l’uso di pesticidi. Uno studio della rivista Arthropod-Plant Interactions14 mostra che più pesticidi neonicotinoidi sono utilizzati per il trattamento delle colture di colza, più la loro resa diminuisce. Perché? Perché i pesticidi danneggiano o uccidono gli impollinatori da cui dipende il raccolto.

Gli agricoltori e i governi sono stati ampiamente truffati dall’industria globale dei pesticidi. Essa ha assicurato che i suoi prodotti non andassero debitamente regolamentati o valutati.15 Un massiccio attacco mediatico da questo settore ci ha disorientato circa la loro utilità e sui loro impatti sulla salute di noi, esseri umani, e del mondo naturale. I profitti di queste aziende dipendono dall’ecocidio. Lasciamo ad esse di tenere il mondo in pugno o riconosciamo che la sopravvivenza del mondo vivente è più importante dei ritorni finanziari ai propri azionisti? Al momento, il valore degli azionisti viene prima. E questi profitti non contano nulla se il prezzo sociale da pagare è la perdita di sistemi viventi da cui dipende la nostra sopravvivenza stessa.

Per limitare i rischi degli impatti su noi stessi e sul resto del mondo vivente, ecco alcune proposte che secondo George Monbiot16 dovremmo attuare:

  • un trattato globale per regolamentare l’uso dei pesticidi
  • valutazione dell’impatto ambientale delle industrie agricole e della pesca.17
  • regole ferme basate sui risultati di queste valutazioni, obbligando coloro che utilizzano la terra a proteggere e ripristinare gli ecosistemi da cui dipendiamo tutti.
  • ridurre la quantità di terreni utilizzati dall’agricoltura, supportando, con pratiche sostenibili, la produzione di cibo. Il modo più ovvio è ridurre notevolmente l’allevamento del bestiame: molti dei raccolti che produciamo e dei terreni di pascolo che utilizziamo vengono utilizzati per nutrirli.18 Uno studio in Gran Bretagna19 suggerisce che, se si smettesse di utilizzare prodotti animali, tutti in Gran Bretagna potrebbero essere nutriti utilizzando soli 3 milioni dei 18.5 milioni di ettari dei terreni agricoli attuali (o su 7 milioni di ettari se tutte le loro coltivazioni fossero biologiche). Questo ci permetterebbe di crescere enormi quantità di animali selvatici e terreni rifugio: un investimento straordinario nel futuro.
  • smettere di utilizzare terreni in cui si dovrebbe coltivare cibo per gli umani invece di coltivare granturco per il biogas e carburante per le automobili.20

Proteggere e curare le nostre risorse naturali è una priorità, ma noi umani abbiamo, anche, un’altra priorità: cooperare ad uno sviluppo sostenibile di tutte le popolazioni globali.

 

  1. Con Armageddon s’indica un luogo dove, secondo il Nuovo Testamento (Apocalisse 16,16), tre spiriti immondi radunerebbero, alla fine dei tempi, tutti i re della terra. L’interpretazione immediata della metafora, dato il contesto, è che si tratti, anch’essa, di una catastrofe.
  2. Matthew Taylor. Plastic pollution risks ‘near permanent contamination of natural environment. First global analysis of all mass–produced plastics has found humans have produced 8.3bn tones since the 1950s with the majority ending up in landfill or oceans. The Guardian, 19 July 2017.
  3. Damian Carrington Warning of ‘ecological Armageddon’ after dramatic plunge in insect numbers. Three-quarters of flying insects in nature reserves across Germany have vanished in 25 years, with serious implications for all life on Earth, scientists say. The Guardian, 18 October 2017.
  4. Fiona Harvey. Nine of world’s biggest fishing firms sign up to protect oceans Voluntary initiative marks first time companies from Asia, Europe and US have joined together to stop overfishing, illegal catch and use of slave labour. The Guardian, 9 June 2017.
  5. Laura Kehoe, Alfredo Romero-Muñoz, Ester Polaina, Lyndon Estes, Holger Kreft & Tobias Kuemmerle. Biodiversity at risk under future cropland expansion and intensification. In Nature Ecology & Evolution, 1, pp. 1129-1135, 2017.
  6. George Monbiot. We’re treating soil like dirt. It’s a fatal mistake, as our lives depend on it. The Guardian, 25 March 2015.
  7. Caspar A. Hallmann, Martin Sorg, Eelke Jongejans, Henk Siepel , Nick Hofland , Heinz Schwan , Werner Stenmans , Andreas Müller, Hubert Sumser, Thomas Hörren, Dave Goulson , Hans de Kroon. More than 75 percent decline over 27 years in total flying insect biomass in protected areas. PLOS ONE October 18, 2017 1 / 21.
  8. Lepidottero appartenente alla famiglia Pieridae simile alla Pieride del biancospino ma contraddistinta da dimensioni minori. La fascia apicale è estesa verso il basso fino alla VI venatura. La femmina presenta sfumatura giallastra e due macchie nere sull’ala anteriore. L’apertura in genere è di 50 – 60,5 mm. Le generazioni dei mesi estivi presentano una colorazione più scura sulle parti superiori e sulle parti inferiori dell’ala posteriore, mentre le generazioni primaverili risultano più grigiastre. Le uova di Pieris rapae si trovano, da marzo a ottobre, sulla pagina superiore o inferiore delle foglie. Le larve, di colorazione verde-giallognola, sono presenti tutto l’anno, ma solitamente da marzo a novembre, isolate e ben mimetizzate nella vegetazione. Il bruco risulta molto simile a quello di Pieris napi (Pieride del navone), da cui può essere distinto per la presenza di una linea gialla lungo il dorso, segnatamente nelle ultime deposizioni. Le pupe sono succinte e si possono trovare tutto l’anno, su ogni tipo di supporto verticale. La specie trascorre l’inverno sotto forma di pupa, ma se la stagione non è molto rigida, si possono trovare anche larve.
  9. Arctia caja: lepidottero appartenente alla famiglia Erebidae, diffuso in Eurasia e America Settentrionale, in molte parti del globo ed anche in Italia. Il caratteristico disegno delle ali con forti contrasti chiari e scuri serve per distrarre i possibili predatori che quando si avvicinano vengono ulteriormente distratti dalla rapida apertura delle ali nascoste che mostrano un acceso colore rossastro.
  10. Nebel, S., A. Mills, J. D. McCracken, and P. D. Taylor. Declines of aerial insectivores in North America follow a geographic gradient. Avian Conservation and Ecology – Écologie et conservation des oiseaux 5(2): 1. 2010.
  11. Sirfidi: vasta cosmopolita famiglia di insetti dell’ordine dei Ditteri (Brachycera: Cyclorrhapha) comprendente oltre 6000 specie, caratterizzata da una spiccata eterogeneità, sia nella morfologia di tutti gli stadi, sia nell’etologia degli stadi giovanili. L’importanza di questa famiglia è dovuta a due distinti aspetti: gli adulti sono tra i più comuni e diffusi insetti impollinatori, secondi per importanza solo agli Imenotteri Apoidei; inoltre, le larve di molte delle sue specie sono predatrici attivissime di insetti fitofagi, in particolare degli Afidi. Nella loro generalità, i Sirfidi rientrano perciò fra gli insetti ausiliari di maggiore importanza. Va tuttavia detto che nell’ambito della famiglia si riscontra una marcata eterogeneità nella biologia delle larve, per quanto l’aspetto accennato sia fondamentalmente il più importante nell’ambito dell’Entomologia applicata.
  12. Human Rights Council Thirty-fourth session 27 February-24 March 2017 Agenda item 3 Promotion and protection of all human rights, civil, political, economic, social and cultural rights, including the right to development Report of the Special Rapporteur on the right to food. Distr.: General 24 January 2017 Original: English. General Assembly A/HRC/34/48.
  13. Martin Lechenet, Fabrice Dessaint, Guillaume Py, David Makowski & Nicolas Munier-Jolain. Reducing pesticide use while preserving crop productivity and profit- ability on arable farms. In “Nature Olants 3, article number 17008, March 2017.
  14. Heikki M. T. Hokkanen, Ingeborg Menzler-Hokkanen, Maaria Keva. Long-term yield trends of insect-pollinated crops vary regionally and are linked to neonicotinoid use, landscape complexity, and availability of pollinators. Arthropod-Plant Interactions. June 2017, Volume 11, Issue 3, pp 449–461.
  15. 16 Alice M. Milner, Ian L. Boyd. Toward pesticidovigilance. Science 22 Sep 2017: Vol. 357, Issue 6357, pp. 1232-1234.
  16. 17 George Monbiot. Insectageddon: farming is more catastrophic than climate break down. The schocking collapse of insect populations hints at the global ecological meltdown. The Guardian, 20 October 2017.
  17. È sorprendente che, sebbene questi settori rappresentino le maggiori minacce al mondo vivente, sono, in modo univoco, in molte nazioni, non soggetti a tale sorveglianza.
  18. THE STATE OF FOOD AND AGRICULTURE Livestock in the balance ISSN 0081-4539 FOOD AND AGRICULTURE ORGANIZATION OF THE UNITED NATIONS Rome, 2009.
  19. Can Britain Feed Itself? The Land 4 Winter 2007-8 pp. 18-26.
  20. 21 George Monbiot. The western appetite for biofuels is causing starvation in the poor world. Developing nations are being pushed to grow crops for ethanol, rather than food – thanks to political expediency. The Guardian, 6 November 2007.

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