Semiotica dei cani

Il cane come qualcosa di materialmente presente che rimanda a qualcos’altro di assente
4 Novembre, 2023
Tempo di lettura: 17 minuti

BIO – Medicina Costruzione Sociale nella Post-Modernità – Educational Papers • Anno XII • Numero 47 • Settembre 2023

Il cane come significazione

Dedicare tempo alla semiotica dei cani potrebbe essere considerato, da tanti, una perdita di energia quando incomberebbero argomenti più pressanti come, ad esempio, l’archetipo della donna moderna ed emancipata nella diffusione globale di immagini di gender oppure come il momento cruciale di sconvolgimenti economici e climatici, ossia politici, per essere mordace nell’utilizzo del linguaggio al riguardo. Purtroppo, sono uno convinto dell’idea che l’uomo non parli che di sé stesso, innanzitutto di tutto ciò che gli è, intimamente, sconosciuto, oppure misconosciuto, riguardo sé stesso, sebbene, in apparenza, parli di clima, politica, economia oppure di cani o dell’Asia orientale. In effetti, in questa breve esposizione, la questione, anziché il cane, riguarda noi in quanto abitanti di un mondo di segni, significazioni e sensi.

Realmente, in questa disquisizione il cane verrebbe considerato come qualcosa di materialmente presente che rimanda a qualcos’altro di assente, che riguarderebbe proprio noi umani. Per facilitare la comprensione di questo testo si rende utile ricordare cosa si intende per semiotica. Questa disciplina studia i segni e il modo in cui questi acquisiscono un senso, cioè una significazione. Nella tradizione degli studiosi della materia, il segno sarebbe, in generale, qualcosa che rinvia a qualcos’altro. La significazione sarebbe, bensì, ogni relazione che lega qualcosa di materialmente presente a qualcosa di assente. In questa loro prospettiva, ogni volta che si mette in pratica, o si usa, una relazione di significazione, si attiva un processo di comunicazione. L’esempio classico per illustrare il concetto è quello del semaforo. Se il semaforo è rosso, la luce rossa accesa, cioè il segno, comunica agli automobilisti di arrestare le auto. Dunque, nella semiotica le relazioni di significazione definiscono il sistema che viene ad essere presupposto dai concreti processi di comunicazione.

Pertanto, per parlare di noi, assenti, parliamo dei nostri cani, in mostra – assieme a noi. Prendiamo, seguendo la storica Katrina Gulliver,1 il film d’animazione di Walt Disney Lilli e il vagabondo (Lady and the Tramp, 1955). Il film racconta, attraverso i cani, una classica storia umana. La donna agiata che si innamora di un ragazzo dalla parte sbagliata dei binari, vale a dire la ragazza dei quartieri alti dai capelli d’oro e il ragazzo etnicamente ambiguo delle strade.

I cani, come suggerisce K. Gulliver,2 possono facilmente rappresentare questi tipi sociali a causa delle nostre nozioni culturali e sociali di purosangue e pedigree. Dopo millenni di addomesticamento, abbiamo dato ai nostri animali domestici alberi genealogici e li abbiamo classificati in razze. In effetti, avrebbero acquisito un’identità che rifletterebbe le nostre proiezioni umane e, così, simboleggerebbero la nostra maggiore attenzione al lignaggio e all’allevamento. Lady Lilli sarebbe di razza, Tramp, il vagabondo, sarebbe un bastardino.

Dipinto di Edward Landseer, noto per le sue scene con animali, cortesia di Wikipedia, che ritrae un illustre membro della Humane Society (1831). Si tratta di Bob un cane Terranova, che avrebbe salvato 23 persone dall’annegamento al porto di London e sarebbe stato nominato illustre membro della Royal Humane Society. La foto del dipinto sarebbe stata utilizzata come cover del saggio Dogs breeds are mere Victorian confections, neither pure nor ancient, apparso su AEON il 25 marzo 2019 e scritto dall’emerito professore Michael Worboys, come centro della storia della scienza, alla Tecnologia, e la Medicina all’University of Manchester, che sostiene che le razze canine sarebbero semplici confezioni vittoriane, né pure né antiche.

 

L’invenzione del cane moderno, della razza e del pedigree nell’era vittoriana

Queste identità, però, ci fa notare la storica Gulliver,3 costituirebbero invenzioni umane e dicono di più sul nostro uso dei cani anziché degli animali stessi. Il desiderio delle persone di avere animali domestici e animali da lavoro è vecchio e la linea si confonde più indietro nella storia.4 La nostra tendenza all’affetto verso gli animali addomesticati significherebbe che siamo in una zona grigia con animali, come cavalli e cani, che sono, in qualche modo, tra bestiame e animale domestico.

Stando alle interpretazioni sulla storia dell’evoluzione delle specie, i cani sono stati addomesticati per migliaia di anni, da quando i primi lupi si sarebbero avvicinati ad un falò, come suggeriscono Michael Worboys, Julie-Marie Strange e Neil Pemberton.5 Una delle caratteristiche degli animali domestici sarebbe che sviluppano caratteristiche distintive, come le orecchie flosce. La stessa cosa accadrebbe con le volpi addomesticate. Questo sembra accadere indipendentemente dall’intento umano, ma alcuni degli altri elementi dei cani moderni, quali taglia piccola o colori della pelliccia, sono il risultato della selezione degli allevatori. I cani si sono evoluti con la nostra assistenza per svolgere lavori diversi, per servirci in modi diversi.6

Nell’interpretazione storica, la crescente ricchezza dell’Europa mercantile all’inizio del periodo moderno consentiva, effettivamente, più animali domestici e persino i soldi per i dipinti che ci permettessero di vederli e il loro ruolo nella famiglia. Così, con la crescita dell’agiatezza, piccoli compagni pelosi iniziano ad apparire al fianco degli aristocratici nell’arte elisabettiana.7 Simboleggiavano la prosperità di tenere tali giocattoli. Concretamente, un cane troppo piccolo non può essere un animale da lavoro. Più tardi, le società dell’epoca vedranno piccoli spaniel marroni e bianchi che compaiono regolarmente negli Old Masters olandesi. La loro presenza mostra la loro visibilità in casa e la popolarità dei cani di piccola taglia il cui scopo principale sarebbe essere un compagno più che un lavoratore.8

Al riguardo, la storica Gulliver9 accenna che durante la Guerra Civile Inglese10 il principe Rupert del Reno11 andò in battaglia accompagnato dal suo cane, Boy. Indicato come un barboncino, questo è stato forse uno dei primi cani famosi. Il cane appariva nei manifesti annunciando eventi o proclami ed era considerato da alcuni dotato di poteri magici. Era altresì raffigurato con lunghi capelli fluenti, come il suo maestro Cavalier. Tuttavia, l’idea dei cani di razza sarebbe arrivata più tardi, nozione che, come quella di etnia, il linguaggio politicamente corretto contesta. In ogni modo, storicamente siamo passati dalla selezione delle abilità alla selezione del fenotipo. Questi, ovviamente, si sostituiscono l’un l’altro: conosciamo un segugio o cane da caccia dal suo aspetto e sappiamo a cosa servono i segugi.12

Da una prospettiva storica si potrebbe asserire che la passione per i cani e l’avvento dei pedigree arrivarono con l’inebriante mix di scienza e sentimentalismo che segnò l’era vittoriana, come osservano Worboys, Strange e Pemberton.13 Quando una classe media alta in ascesa avrebbe iniziato a concentrarsi sui propri alberi genealogici, creando una élite di nuovi ricchi, anche i cani avrebbero iniziato ad essere classificati.14 Il Kennel Club in Gran Bretagna fu fondato nel 1873, l’American Kennel Club (AKC) nel 1884. Crufts,15 la mostra canina, iniziò nel 1891. Una volta definita una razza, la linea di sangue sarebbe stata chiusa. Un cane risultava di razza solo se i suoi genitori erano in un registro di razza e i parallelismi con il registro sociale sarebbero, come riportano Worboys, Strange e Pemberton,16 piuttosto evidenti.

Stando a loro, alcuni fan della razza spererebbero ancora di trovare un lignaggio più antico, per credere che i loro cani provengano da una tradizione molto più antica di un gruppo di appassionati di animali vittoriani. Poiché le persone coinvolte in questo linguaggio simbolico sperano di trovare luminari nel proprio albero genealogico, vogliono che il loro cane simboleggi un legame con l’antichità. Oggi, le persone testano il DNA anche in cani di razza mista, per stabilire i loro antenati.17 Come riportano Worboys, Strange e Pemberton, questo uso del test del DNA per tracciare i lignaggi di razza è possibile, in particolare, a causa della stretta riproduzione di animali di razza.18 Per tutta la metà del XX secolo, alcuni allevamenti hanno perseguito il “line breeding”,19 incoraggiando l’accoppiamento tra parenti stretti, per rafforzare le caratteristiche ricercate. Ciò avrebbe avuto il risultato di creare molti animali fortemente consanguinei, con problemi genetici moltiplicati.20

Come referiscono Worboys, Strange e Pemberton,21 basandosi nella ricerca di Niels C. Pedersen, Lynn Brucker, Natalie Green Tessier e il loro gruppo,22 uno dei casi più evidenti di questo sarebbe stato il barboncino.23 Uno specifico collo di bottiglia genetico nella razza sarebbe riconducibile a un cane campione di nome Annsown Sir Gay, nato nel 1949, stallone prolifico che avrebbe generato 21 cucciolate, contenenti molti vincitori delle competizioni. Evidentemente, altri allevatori desideravano avere cani di questa linea, diffondendo la loro influenza genetica attraverso la razza. Un figlio, Gay Knight, generò una cucciolata al canile Wycliffe nel 1959, contenente cinque vincitori. I geni di questa cucciolata si troverebbero ancora oggi, identificati nell’analisi genetica24 come “x per cento Wycliffe” (dove Wycliffe sta per il nome dell’allevatrice Jacqueline) e i barboncini di razza nel Regno Unito, negli Stati Uniti e in Australia condividerebbero tutti questa eredità. Stando agli studi,25 negli anni ’90, i barboncini registrati avevano più del 40% dei loro geni da questo collo di bottiglia di Wycliffe e per i barboncini neri arrivava fino al 50%. Ciò era in parte dovuto alla crescente popolarità dei barboncini nel dopoguerra, con le registrazioni AKC che passarono da 2.165 nel 1949 a 58.000 nel 1959. Gli allevatori producevano più cucciolate per soddisfare la domanda. Oggi verrebbero registrati più di 250.000 barboncini solo negli Stati Uniti ogni anno.26

I barboncini, come documentano Ghirlanda, Acerbi, Herzog e Serpell,27 non sarebbero gli unici cani ad avere problemi genetici causati dall’allevamento selettivo. Ma il loro aspetto distintivo e la loro morfologia mostrerebbero chiaramente le mutevoli mode degli animali di razza. I barboncini hanno le loro origini come cani da caccia che recuperano selvaggina. Sono nuotatori intelligenti e bravi, con i loro capelli arricciati che offrono isolamento in acqua. La presentazione di pochi altri cani sarebbe cambiata tanto quanto il barboncino, rappresentando, oltre ai progressi tecnologici, anche un’estetica in evoluzione.28 All’inizio del XX secolo, era comune che i barboncini venissero mostrati con delle treccine. Il taglio continentale, quello che associamo ai barboncini, con i capelli sulla testa e sulle spalle, una parte centrale rasata, pompon alle caviglie e sulla punta della coda e cuscinetti di pelliccia su ciascun fianco, sembra disordinato nelle prime foto ma, con lo sviluppo delle tosatrici elettriche e dell’asciugatura, emerse per simboleggiare l’epitome di animali di razza effeminati. Il modello del barboncino spuntato è una silhouette talmente riconoscibile da diventare un motivo di moda negli anni ’50, e ricorre nei tessuti, nelle stampe e nei loghi.29

Il saggio, scritto dalla bioeticista Jessica Pierce, il cui lavoro si concentra sulle relazioni uomo-animale e sulle interconnessioni tra ecosistemi e salute, argomenta che gli stessi attributi che rendono i cani di piccola taglia carini e popolari stanno lentamente strangolando la loro capacità di funzionare come veri animali. La sua conclusione è che allevare cani affinché siano carini e antropomorfi sarebbe una pratica di crudeltà verso questi animali.

 

La neotenia nella semiotica dei cani

Anche l’estetica alla moda degli altri cani si è evoluta.30 Possiamo osservare la tendenza negli ultimi anni per i cani di tipo carlino, con i loro musi corti, uno stato noto come brachicefalo. Sono soggetti a problemi respiratori a causa di questa forma del cranio. Tuttavia, ciò che si realizza per gli umani sarebbe una rappresentazione della neotenia, come fanno intendere Worboys, Strange e Pemberton.31

La neotenia riguarda la conservazione dei tratti giovanili in un adulto, sia relativamente ai fenotipi che al comportamento,32 in realtà un fenomeno pervasivo nella società contemporanea, dalla cultura alla politica. Si tratta di una caratteristica che possiamo identificare in qualsiasi animale che ci suscita la risposta umana: carino! Occhi proporzionalmente grandi, rivolti in avanti e una faccia rotonda. Proprio come un bambino. Il cane sembra vulnerabile e ha bisogno delle nostre cure. Guardando le loro faccine si innesca la nostra risposta di accudimento. Come puntualizza la storica Gulliver,33 questi animali risultano anche più facili da antropomorfizzare per noi, e su di essi proiettiamo i nostri desideri. È probabile che l’animale domestico di oggi si chiami Bella o Jack, come i nomi popolari per i bambini, piuttosto che Diki o Lilli di ieri.

Il bulldog francese, diventato estremamente popolare nell’ultimo decennio, soddisfa la caratteristica della neotenia, oltre ad essere un piccolo animale, quindi facile da tenere per gli abitanti degli appartamenti. I cani della cantante Lady Gaga, che sono stati rubati quando il suo dog sitter è stato ucciso nel 2021, sono bulldog francesi. I furti sono una tale minaccia che i proprietari si preoccupano di portare i loro cani in pubblico. La razza è così riconosciuta come simbolo di status che i cuccioli costano regolarmente migliaia di euro. Simboleggiano la carineria ma il valore in denaro li rende un bene di lusso. E questo è il punto riguardo la semiotica.

Sebbene i prezzi siano una novità, in parte a causa della domanda pandemica di cuccioli generata come un prodotto attorno al COVID-19, il sentimento non lo sarebbe. In effetti, come segnala Gulliver, l’economista Thorstein Veblen nella sua The Theory of the Leisure Class, pubblicata nel 1899, scrisse al riguardo di quelli che vedeva come cagnolini di razza: Il valore commerciale delle mostruosità canine, come gli stili prevalenti di cani da compagnia, sia per uomini che per donne, si basa sul loro alto costo di produzione, e il loro valore per i loro proprietari risiede principalmente nella loro utilità come articoli di consumo cospicuo.

La distorsione fisica causata dall’allevamento avrebbe portato agli estremi nel bulldog inglese, dove l’85% dei parti richiede un taglio cesareo,34 poiché le teste dei cuccioli sono troppo grandi per il bacino della madre. Questi cani non avrebbero mai potuto evolversi in questo modo in natura, sono interamente creati dall’uomo, rappresentando il nostro dominio sulla razza.35

 

Il turn over delle razze e i la semiotica della proprietà del cane

Come documenta Harold Herzog, razze diverse entrano ed escono di moda, come dimostrerebbe l’elenco delle razze popolari dell’AKC che tiene conto dei cani di razza (cioè con pedigree) registrati.36 Negli anni ’20, il chow chow era popolare, poi per decenni uscì dalla lista dei primi 10. Nelle stampe Art Déco, le immagini stilizzate mostrano, effettivamente, razze relativamente oscure come i borzoi (levriero russo) e i saluki (levriero persiano), con le loro strutture snelle e spigolose che si abbinavano alla silhouette alla moda. Uno forte della lista è il Labrador Retriever, che sarebbe arrivato al numero uno per più di 30 anni. Originariamente un cane da caccia, è stato eretto a un simbolo di lealtà e stabilità e, insieme al golden retriever, un animale domestico totemico.37 Anche i labrador sono, comunemente, animali da lavoro, come cani guida, ricerca e salvataggio della polizia e rilevamento di esplosivi e droghe, il che contribuisce ai numeri registrati. Ma anche loro soffrirebbero di alcuni problemi genetici legati alla consanguineità: la displasia dell’anca è comune nella razza, come in altri cani più grandi, addirittura i Labrador sarebbero particolarmente inclini al cancro, come documentato nella monografia di Pedersen, Brucker e Tessier.38

Stando agli studiosi di riferimento di quest’argomentazione, la popolarità delle razze sarebbe anche fortemente influenzata dalla cultura. Ad esempio, Rin Tin Tin avrebbe reso il pastore tedesco una scelta popolare come animale domestico dopo la sua prima apparizione in film muti negli anni ’20. I film e i programmi TV di Lassie portarono il collie nel salotto di tutti, e presto divenne più richiesto come animale domestico di famiglia. I vari film dei 101 Dalmati avrebbero causato una corsa a quei cuccioli, seguita da un aumento dei dalmati lasciati nei rifugi, man mano che il valore della novità svaniva. La scelta di ciascuno di questi cani sarebbe, dalla prospettiva della semiotica, un messaggio culturale da parte dei suoi proprietari. Le razze dei cani sarebbero diventate come i marchi in termini di preferenza dei consumatori.39

In termini di comunicazione sociale, specificamente nei termini della semiotica, noi umani segnaliamo la nostra classe o status sociale, le nostre preferenze e la nostra personalità attraverso la scelta del cane come animale domestico. Scegliendo un Labrador, un proprietario potrebbe segnalare il proprio stile di vita suburbano o i propri valori tradizionali. La semiotica della proprietà del cane riguarderebbe sia la nostra comunicazione con il cane, come lo chiamiamo e lo trattiamo, sia la nostra comunicazione al resto della società di ciò che significa il nostro possesso. E questo significato è cambiato attraverso la coevoluzione della nostra relazione con gli animali, proprio come a volte si ritiene che i cani stessi si siano addomesticati nella loro affiliazione con gli umani e come sostengono Jessica Pierce e Marc Bekoff,40 ciò non sarebbe stata una nostra scelta ma una loro.

Nell’interpretazione di Katrina Gulliver, la storia che noi umani ci raccontiamo secondo cui i cani scelgono il nostro stile di vita o preferiscono le cose che desideriamo (che fortuna avere un animale domestico che condivide le nostre preferenze!) si riflette anche nel modo in cui i cani vengono nutriti.41 Negli ultimi anni si è assistito ad una tendenza verso il cibo crudo per gli animali domestici. Alcuni nutrono i loro cani con prodotti biologici o addirittura tentano di far sì che i loro animali domestici seguano diete umane, come quella vegana. Questi proprietari con il loro comportamento, suggerisce Gulliver, mostrerebbero, sia un desiderio antropomorfico sia un’aspirazione ad uno status sociale elitario, così come un certo grado di delirio di status. Stando alle sue osservazioni, proprio per questo immaginario di classe, coloro che fornirebbero soltanto alimenti di base per i loro animali domestici si vergognerebbero di non prendersi cura dei propri animali nel modo socialmente stimato. Queste aspettative eccessive, ovviamente, si applicherebbero più in alcuni ambienti sociali che in altri.

Recentemente in certe cerchie si è parlato della puppy scam [truffa dei cuccioli].42 La puppy scam43 sarebbe una delle truffe via Internet fiorita in un mercato in cui era diventato normale per le persone acquistare animali su Internet. L’acquirente vede un annuncio online e invia il pagamento per il suo cucciolo. In molte truffe online, a questo punto il “venditore” scomparirebbe con i soldi. Ma la truffa dei cuccioli di solito andrebbe oltre. Un’altra e-mail. Il cucciolo avrebbe improvvisamente bisogno di cure mediche. Per favore mandare soldi. Una cassa speciale per il suo trasporto. Oh no, il cucciolo sarebbe bloccato sulla pista dell’aeroporto di Francoforte e l’aerolinea chiede un costo di trasporto aggiuntivo! La saga continua finché l’“acquirente” non si rende conto. Ma, come le truffe sugli appuntamenti, funziona perché le persone sono coinvolte emotivamente, oltre che finanziariamente, sostiene Katrina Gulliver.44

 

La semiotica di salvare i cani dai canili e del possesso di un cane di moda

Un nuovissimo cambiamento nell’ultimo quarto di secolo, aprendo le dernier cri della fashion, sarebbe stato il messaggio di “salvare” gli animali. La proposta sommaria è che sarebbe più virtuoso prendere un animale da un canile o rifugio-salvataggio che comprarlo da un allevatore. Il messaggio secondo cui gli animali vengono soppressi invano e che avrebbero potuto essere salvati si sarebbe rivelato molto efficace.45 Tuttavia, la tesi di moda secondo cui è meglio adottare un cane piuttosto che acquistarne uno da un allevatore trascurerebbe il fatto che la popolazione dei canili o rifugi-salvataggio sarebbe diminuita drasticamente negli USA a partire dagli anni ’70, stando al rapporto presentato a Basilea nel 2018 da Rowan e Kartal.46

Dalla società da dove provengono i dictamen dei simboli di status, vale a dire gli USA, non ci sarebbero abbastanza cani nei canili per soddisfare la domanda, se ogni aspirante proprietario andasse lì per prendere un animale domestico.47 Questo sarebbe il risultato di messaggi di sterilizzazione/castrazione altamente efficaci e sicuramente un risultato che i sostenitori del benessere degli animali dovrebbero celebrare.48 Il microchip significa che più cani smarriti ritrovano la strada di casa. Il cane di famiglia che abbia dei cuccioli a sorpresa non sarebbe più un evento regolare.49

Il fatto che esista un mercato online per i cani dimostrerebbe, stando a Katrina Gulliver, quanto facciano parte del mercato, anche se la nostra retorica di “membri della famiglia” e “bambini pelosi” farebbe sembrare che siano qualcosa di diverso da un bene di consumo.50 Ma esisterebbe una zona grigia tra salvataggio e commercio. Ad esempio, negli Stati Uniti, è noto che i soccorsi nel nord-est, dove la domanda di animali domestici è elevata, acquistano animali dai rifugi o canili del sud e li trasportano dove si trovano gli acquirenti. Il fatto che si verificherebbe sarebbe che i salvataggi (o adozioni) essenzialmente “ripuliscano” i rifugi o canili in modo che altri non riescono a trovare animali domestici è un effetto a catena. Il messaggio “adotta, non fare acquisti” implica che sia abbastanza facile adottare un cane, anche se molti potenziali proprietari si sarebbero trovati ostacolati dalle crescenti richieste imposte dai gruppi di soccorso (controlli della casa, referenze, persino rapporti di credito). I soccorsi possono avanzare queste richieste proprio perché ci sono più persone che chiedono a gran voce di adottare i relativamente pochi cani disponibili. E tutto ciò va collegato al fatto che il possesso di una razza alla moda, dalla prospettiva della semiotica, invia il messaggio che sei alla moda e puoi permetterti un bene di lusso.51

Il simbolismo del “cane dal canile” sarebbe che i proprietari possono sentirsi virtuosi per aver allontanato questo cane dall’inferno nel canile o dalla terribile vita di un randagio e della sua esposizione alla morte.52 In effetti, come documenta Kin Kavin nel suo The Dog Merchants, poiché al canile non ci sarebbero abbastanza cani per soddisfare il mercato, alcune organizzazioni di salvataggio acquistano persino cani dagli allevatori, effettuando, in particolare, salvataggi di razze specifiche.53 Anche se potrebbero presentare le loro attività come “salvare” la vita ad un cane dal recinto dell’allevatore, in realtà starebbero contribuendo ad alzare il prezzo per i cani all’asta e come chiunque con una nozione minima di economia si aspetterebbe, starebbero incentivando più persone ad allevare cani. Il prezzo che i soccorsi chiedono per i cani (sia che lo etichettino come “tassa di reinserimento” o altro, sarebbe un prezzo di vendita) e, in effetti, aumenta con la domanda, con alcuni che chiederebbero quattro cifre per questi cani presumibilmente indesiderati.54

Tuttavia, per il proprietario finale (o consumatore) del cane, avere l’espediente del salvataggio, che fungerebbe da intermediario, significherebbe risparmiarsi la sensazione di averlo acquistato da un allevamento di cuccioli. Costituirebbe un vantaggio per il proprietario salvatore del cane: otterrebbe la razza particolare che desidera rivolgendosi a un soccorso specializzato, ricevendo il valore morale di “non aver acquistato da un allevatore”, come puntualizza Kavin.55 Il possesso di una razza alla moda invia il messaggio che sei alla moda e puoi permetterti un bene di lusso. Affermare che il cane sarebbe un salvataggio costituisce anche un modo per segnalare la nostra bontà, ribadisce ancora la storica Katrina Gulliver.56

Un lato oscuro dell’aumento dei prezzi e dell’elevata domanda di cani sarebbe il furto di cani e il commercio nel mercato grigio. Ciò si sarebbe accelerato con la pandemia e ci sarebbe un traffico internazionale di animali, che consente di oscurarne la provenienza. A causa dell’elevata domanda di cani nelle nazioni più ricche, è diventato normale “salvare” (ovvero acquistare e spedire) un cane dalla Romania, Cipro o da qualche altra parte. La spinta a chiudere gli allevamenti di cuccioli e le vendite di negozi di animali nel ricco Occidente avrebbe semplicemente esternalizzato la produzione verso nazioni più povere, con leggi più permissive, dove gli animali vengono importati come “salvataggio”, sostengono Charlotte Norman, Jenny Stavisky e Carri Westgarth. Come per altri settori, il processo di produzione viene spostato da qualche altra parte nel mondo.57

Anche la nostra vita quotidiana con i cani appare cambiata, riflettendo il loro maggiore valore monetario ed emotivo. Ritualità e brand relativi al guinzaglio così come la raccolta delle feci servono a sottolineare l’idea che siano animali domestici coccolati.58 L’espansione della classe media nel corso del XX secolo con un modello di famiglia nucleare con il cane come animale domestico simbolo dello status sociale e dei valori condivisi avrebbe portato perfino all’espansione dell’industria intorno ai cani. Cibo, giocattoli, abbigliamento, tutto per animali domestici è diventato un colosso del mercato.59 Il costo dei cani ci porterebbe anche a trattarli più come amati membri della famiglia che come animali. Gli animali domestici di oggi vengono tenuti vicino ai loro proprietari. Al giorno d’oggi Snoopy non avrebbe una cuccia in cortile, ma un letto in soggiorno se non fosse rannicchiato sul cuscino di Charlie Brown.

I cani sarebbero, nei termini del semiologo Roland Barthes, il significante e il significato. Si troverebbero a cavallo di una linea tra sé e l’altro, nel modo in cui li abbiamo “umanizzati”, eppure li usiamo come oggetti. Se uno dicesse che qualcuno ha un pitbull come animale domestico, quella persona potrebbe fare delle ipotesi su chi sia quel qualcuno, molto diverse da quelle che farebbe riguardo ad uno Yorkshire terrier. Le razze avrebbero accumulato associazioni, dalla loro presenza nella cultura popolare, al loro fenotipo, alla nostra familiarità con loro nella vita quotidiana. Possedere semplicemente un cane costituisce un esercizio per esprimere i nostri valori culturali, poiché il nostro totem peloso li riflette nel mondo. In tutte le forme epocali, barocche e talvolta crudelmente ibride che siano, il possesso del cane rimane un simbolo fondamentale, sia delle speranze che delle debolezze umane.

 

1 Katrina Gulliver. Semiotics of dogs. AEON, 4 August 2022

2 Ibidem

3 Ibidem

4 Ibidem

5 Michael Worboys, Julie-Marie Strange, and Neil Pemberton. The Invention of the Modern Dog, Breed and Blood in Victorian Britain. Johns Hopkins University Press, March 15, 2022

6 Ibidem

7 Ibidem

8 Ibidem

9 Katrina Gulliver, op. cit. AEON, 4 August 2022

10 La guerra civile inglese conosciuta anche come rivoluzione inglese o prima rivoluzione inglese fu un conflitto civile combattuto in Gran Bretagna tra il 1642 e il 1651, nell’ambito delle cosiddette guerre dei tre regni. Essa fu il frutto di una serie di macchinazioni politiche tra la fazione dei Parlamentari (“Roundheads”) e i Realisti (“Cavaliers”), le quali si scontrarono principalmente col modo di dirigere il governo dell’Inghilterra e sulla questione religiosa che affliggeva il regno dal secolo precedente.

11 Ruperto, conte palatino del Reno, duca di Baviera, comunemente chiamato principe Ruperto del Reno (Ruprecht Pfalzgraf bei Rhein, Herzog von Bayern, 17 dicembre 1619 – 29 novembre 1683), è stato un generale e ammiraglio tedesco nonché nipote prediletto di Carlo I d’Inghilterra che lo creò duca di Cumberland e conte di Holderness.

12Michael Worboys, Julie-Marie Strange, and Neil Pemberton, op. cit. March 15, 2022

13 Ibidem

14 Katrina Gulliver, op. cit. 4 August 2022

15 Il Crufts è una mostra canina internazionale che si tiene ogni anno nel Regno Unito, tenutasi per la prima volta nel 1891. Organizzata e ospitata dal The Kennel Club inglese, è la più grande mostra del suo genere al mondo.

16 Michael Worboys, Julie-Marie Strange, and Neil Pemberton, op. cit. March 15, 2022

17 Ibidem

18 Ibidem

19 Line-breeding: forma di accoppiamento in consanguineità meno stretta rispetto all’in-breeding. Consiste nell’accoppiamento di parenti con un grado di parentela di terzo/quarto grado)..

20 Michael Worboys, Julie-Marie Strange, and Neil Pemberton, op. cit. March 15, 2022

21 Ibidem

22 Pedersen, N.C., Brucker, L., Tessier, N.G. et al. The effect of genetic bottlenecks and inbreeding on the incidence of two major autoimmune diseases in standard poodles, sebaceous adenitis and Addison’s disease. Canine Genetics and Epidemiology 2, 14, 2015

23 Il barbone è una razza canina di origine francese. In passato, grazie al suo fiuto e alla sua disposizione a stare in acqua, il barbone era impiegato nella caccia alle anatre come cane da riporto in acqua. In difformità a quello che era stato per secoli il suo utilizzo prevalente, il barbone viene oggi posto nel IX gruppo della classificazione FCI (Federation cynologique internationale), cioè nella categoria dei cani da compagnia. Una delle prime testimonianze scritte riguardo al barbone in Germania ci viene riportata da Eliot Warburton riguardo al Principe Rupert del Palatinato, nipote di Carlo I d’Inghilterra. Il principe fatto prigioniero durante la battaglia di Lemgo nel 1638 fu confinato a Linz fino al 1641. Durante questo periodo Lord Arundel, ambasciatore inglese a Vienna, consegnò un barbone di nome Boy al principe. Alla fine di questo racconto, Warburton aggiungeva aridamente: È curioso osservare questo uomo audace e irrequieto mentre si diverte ad insegnare a un cane quella disciplina che lui non potrebbe mai imparare. Il barbone fu il fedele compagno del principe Rupert del Palatinato fino alla morte del cane durante la battaglia di Marston Moor.

24 Pedersen, N.C., Brucker, L., Tessier, N.G. et al. op. cit. 2, 14, 2015

25 Ibidem

26 Katrina Gulliver, op. cit. 4 August 2022

27 Ghirlanda S, Acerbi A, Herzog H, Serpell JA. Fashion vs. Function in Cultural Evolution: The Case of Dog Breed Popularity. PLoS ONE 8(9), 2013

28 Katrina Gulliver, op. cit. 4 August 2022

29 Katrina Gulliver, op. cit. 4 August 2022

30 Emily Anthes. Beauteous beasts. AEON, 25 March 2013

31 Michael Worboys, Julie-Marie Strange, and Neil Pemberton, op. cit. March 15, 2022

32 Katrina Gulliver, op. cit. 4 August 2022

33 Ibidem

34 Tetyda P. Dobak, George Voorhout, Jahannes C.M. Vernooij, Susanne Boroffka. Computed tomographic pelvimetry in English bulldogs. Theriogenology, Vol. 118, pages 144-149, 15 Sept. 2018

35 Michael Worboys, Julie-Marie Strange, and Neil Pemberton, op. cit. March 15, 2022

36 Harold Herzog. Forty-two Thousand and One Dalmatians: Fads, Social Contagion, and Dog Breed Popularity. In Society & Animals. Vol. 14, Issue 4, Jan. 2006

37 Ibidem

38 Pedersen, N.C., Brucker, L., Tessier, N.G. et al. op. cit. 2, 14, 2015

39 Katrina Gulliver, op. cit. 4 August 2022

40 Jessica Pierce and Marc Bekoff. A Dog’s World: Imagining the Lives of Dogs in a World without Humans. Princeton University Press, 2012

41 Katrina Gulliver, op. cit. 4 August 2022

42 https://ieeexplore.ieee.org/document/9493253

43 La truffa degli animali domestici è una forma di frode online in cui i truffatori sfruttano l’attaccamento emotivo delle vittime ad animali domestici fittizi come mezzo per estorcere denaro.

44 Katrina Gulliver, op. cit. 4 August 2022

45 Ibidem

46 Rowan A, Kartal T. Dog Population & Dog Sheltering Trends in the United States of America. Animals (Basel). 2018 Apr 28;8(5):68.

47 Ibidem

48 Gary L. Francione. Why Veganism Matters. The Moral Value of Animals. Columbia University Press, 2021

49 Rowan A, Kartal T. op. cit. 2018

50 Katrina Gulliver, op. cit. 4 August 2022

51 Ibidem

52 Ibidem

53 Kim Kavin. The Dog Merchants. Inside the Big Business of Breeders, Pet Stores, and Rescuers. Pegasus Books, 2017

54 Ibidem

55 Ibidem

56 Katrina Gulliver, op. cit. 4 August 2022

57 Charlotte Norman, Jenny Stavisky, Carri Westgarth. Importing rescue dogs into the UK: reasons, methods and welfare considerations. VetRecord, Vol. 186, Issue 8, pages 248-248, 2020

58 Katrina Gulliver, op. cit. 4 August 2022

59 Ibidem

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