L’Endometriosi è una patologia caratterizzata dalla presenza di tessuto endometriale (la mucosa di rivestimento interno dell’utero) fuori dalla cavità uterina che conserva la sensibilità agli stimoli ormonali. Può localizzarsi in svariate sedi: nello spessore muscolare uterino (adenomiosi), ovaio (cisti siero – ematiche, c.d. “cioccolato”), sierose peritoneali pelviche e intestinali, persino nei polmoni (raro).
La sintomatologia è caratterizzata da dolore ovulatorio e mestruale (dismenorrea) con ingravescente intensità nello stesso ciclo e in quelli successivi, dolori pelvici cronici, dispareunia (coito doloroso), debolezza e ansia (paura delle mestruazioni). Nelle forme più avanzate irregolarità del ritmo mestruale e sterilità, spotting (perdita di piccole quantità di sangue proveniente dall’utero fuori dal contesto del normale ciclo mestruale), possibili disturbi urinari e rettali.
Le varie ipotesi patogenetiche tradizionali (reflusso tubarico mestruale, predisposizione genetica, pregressi parti cesarei, alterazioni immunitarie) non hanno trovato finora conferme e plausibilità.
La diagnosi si effettua con la visita ginecologica, l’ecografia pelvica, il dosaggio plasmatico del Ca 12.5, eventuale RMN (Risonanza Magnetica Nucleare) e laparoscopia.
Endometriosi: patogenesi psicobiologica
La maggior parte delle patologie ginecologiche derivano da articolati squilibri “psico neuro endocrini” che coinvolgono le aree ormonali perinsulari destra (maschile, androgeni) e sinistra (femminile, estrogeni) della corteccia cerebrale (schema corporeo della sessualità – riproduzione).
Queste due aree, speculari dei due emisferi della corteccia cerebrale, interagiscono continuamente tra loro e con tutto il cervello. Rappresentano la “bilancia ormonale”, schema corporeo cerebrale guida di tutti gli assi endocrini. Stanno alla base delle relazioni all’interno del “clan- famiglia- socialità”, della gestione e difesa del “territorio”, della procreazione – sopravvivenza e dell’evoluzione della specie umana.
La parte interna dell’utero (cavità uterina, endometrio) deriva, in particolare, dal foglietto embrionario dell’endoderma e sta in relazione alla problematica umana della “riproduzione – sopravvivenza”.
L’endometriosi è proprio la conseguenza di un profondo, drammatico e cronico vissuto di “conflitto di riproduzione – sopravvivenza” dell’endometrio. Tale percezione è generata dalla sensazione (o illusione – falsa percezione) di “non poter, non essere in grado, abilitata ad accogliere nel proprio ambiente ordinario (casa-famiglia-società) un figlio fortemente desiderato e per analogia psicobiologica nella propria “cavità uterina”. Si vive un dramma interiore in relazione al proprio “territorio – spazio esistenziale”: casa, ambiente di lavoro, condizione sentimentale e psicologica, economica, capacità di accogliere – ospitare in generale.
Desiderare fortemente una gravidanza ma non avere le possibilità economiche, sociali, familiari per accogliere il bambino in modo usuale nel proprio nido protetto e accogliente.
Vorrei una gravidanza ma vivo in un ambiente familiare difficile, disorganizzato, inospitale, colmo di contrasti, amarezze… una situazione irreale, insostenibile. Pertanto sono costretta a “trovare un altro posto dove accogliere un bambino e poterlo crescerlo”.
In un rapporto di coppia critico, la donna prova inconsciamente la necessità di ampliare lo “spazio di accoglienza materno”, per avere più possibilità di gravidanze e “impedire di essere tradita” dal compagno che desidera a tutti i costi un figlio.
Vissuti rancorosi di frustrazione, amarezza per un pregresso aborto volontario “subito”, con successivo penoso pentimento e con associato timore di una cattiva prognosi per una gravidanza futura. L’utero diventa il “luogo del delitto” percepito con senso di colpa, paura, insicurezza, sfiducia e svalutazione.
Donne troppo scrupolose, con forte ansia di anticipazione, insicure: vorrei essere una mamma previdente e perfetta: costruisco un super nido con molte “stanze” per accogliere il bambino come un principino.
Tutte queste modalità percettive conflittuali possono essere vissute anche come “trasposizione”, “condivisione empatica conflittuale” per un’altra persona (una figlia, parente o amica sterile) come se ci si volesse sostituire ad esse per risolvere il loro problema.
Dualità sintomatologica
Ogni vissuto conflittuale psicobiologico può dissimulare il suo sentito opposto, l’altra “faccia della stessa medaglia”. L’apparente forte desiderio di una gravidanza può celare, in realtà, una finzione, un’avversione – paura inconscia e malcelata per la stessa.
Esempi:
- timore che la nascita di un bambino possa far precipitare una già flebile e incerta armonia di coppia faticosamente raggiunta di una donna succube di un marito arrogante ed egoista, che avversa i bambini,
- paura di far venire al mondo un bambino in un ambiente inadeguato, ostile, in una famiglia in cui non ci si sente completamente benvoluti e accettati.
Osare per sopravvivere
La trascrizione psico biologica attiverebbe il meccanismo metaplasico delle cellule totipotenti basali (ovariche, miometriali, peritoneali, etc.) a evolvere in cellule endometriali – uterine. “Costruire” un nuovo endometrio, una nuova cavità uterina per accogliere l’embrione, in una qualunque area, purché capace di essere una valida alternativa all’utero.
Endo- metri – osi : ENDO (qui, dentro) METRI (mettere) OSI (osare). “Osé y mettre dedans” : osa metterci dentro” (un bambino qui).
L’endometriosi può raffigurare il tentativo supremo della ribellione, “osare la sfida estrema” a uno “status quo” percepito come dittatoriale che nega l’aspirazione fisiologica primaria della donna: la gioia di diventare madre.
Il senso “bio – logico” dell’endometriosi è quello di tentare di modificare il corpo, per renderlo più fertile, adeguato a criticità ambientali rivelatesi non coerenti con la legge della riproduzione – sopravvivenza. È necessario disporre di “ospitalità alternative” per offrire più opportunità alla fecondità oltre quella uterina, organo fisiologicamente preposto ad accogliere l’embrione.
Conflitto Esistenziale
Le radici delle sofferenze umane originano molto spesso dalle vicissitudini sofferte nell’età prenatale, prima infanzia e pubertà, allorché si delinea il personale Conflitto Esistenziale che predispone e disegna le disreattività patologiche nell’età adulta.
La nostra anima rimane “ostaggio” di una fragile e falsa identità, conseguenza e vittima di paure, “lavate di capo”, umiliazioni, pregiudizi e false credenze inculcate e tramandate transgenealogicamente, mancanza di fiducia, cronicità psico – fisiche ulteriormente aggravate da reiterate terapie allopatiche soppressive che tarpano le ali e impediscono all’essenza umana di evolvere e manifestarsi nella sua innata straordinarietà.
L’endometriosi rappresenta una delle patologie che hanno la loro radice primaria nel Conflitto Esistenziale “costituzionale” generatosi nell’età infantile. Bambine vittime di un ambiente familiare reazionario, dispotico, drammatico, cattivo, rissoso, volgare, con genitori incolti e frustrati che litigavano e avversavano la nascita dei figli, a esempio per motivi economici. Bambine che non hanno mai sperimentato l’amore “incondizionato” che solo un genitore benevolo può regalare.
L’endometriosi può rappresentare la dualità fenomenologica del “volere o non volere”: desiderare incondizionatamente una gravidanza (osare) o temerla in assoluto (rinunciare).
Come epifenomeno della negazione, l’endometriosi rivela la sofferenza inconscia di una femminilità (gravidanza) temuta, del sentito di inadeguatezza, del non sapersi assumere responsabilità materne. Personalità rinunciataria. Negazione – paura come scudo di protezione per non essere disposti a cambiare. Donne che non aspirano a guarire veramente e richiedono solo “terapie sedative” (antidolorifici e pillola contraccettiva) per diventare insensibili alle proprie sofferenze. Rifugiarsi nel dolore (dismenorrea), nascondere nella “soffitta dell’anima” i ricordi penosi del dramma infantile vissuto e relegare il bambino “fuori” dall’utero, vissuto come estraneo (endometriosi).
La cura per l’endometriosi
La terapia allopatica classica ha solo obiettivi palliativi – sintomatici: si basa sulla somministrazione di progestinici o estro-progestinici (la pillola contraccettiva), antinfiammatori e antidolorifici. Nelle fasi più avanzate si ricorre agli analoghi del GnRh per “bloccare” l’ovulazione e la produzione ormonale e alla terapia chirurgica (generalmente laparoscopica) per asportare cisti fibrotiche (endometriomi) e rimuovere eventuali aderenze cause di dolore e sterilità.
La vera terapia dell’endometriosi è incentrata sull’analisi biopatografica secondo le modalità di studio della scienza omeopatica classica e sulla somministrazione del rimedio simillimum per promuovere l’emersione e la successiva rielaborazione del Conflitto Esistenziale della donna che sta alla base della conflittualità patologica endometriosica.
Il rimedio simillimum è la chiave per dischiudere la porta dell’inconscio per la comprensione del Sé, per liberare l’anima prigioniera della gabbia percettiva limitante e incoerente dei pregiudizi e falsità in cui si è precipitati e ritrovare l’armonia vibrazionale col Tutto. Un invito a capire la dinamica fisiopatologica del dramma personale: perché succede? Chi sono io? Dove va la mia esistenzialità? Voglio veramente guarire, avere una gravidanza? Perché ho paura della maternità?
La guarigione consiste nel comprendere l’endometriosi come disagio della “volontà” di procreare.
Con la sinergia tra psicobiologia e “simillimum omeopatico” è possibile curare anche gravi e apparentemente inguaribili malattie, ripristinando la libera circolazione e funzione della Sostanza Vitale che permea e guida la dinamica della vita “verso gli “alti fini dell’esistenza”.
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