Redazione

Le donne oncologhe sono sempre di più

Secondo i dati di FNOMCeO, tra i professionisti con un'età compresa tra i 40 e i 44 anni, le donne oncologhe rappresentano addirittura il 75%

NEWSLETTER

Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere tutti gli aggiornamenti.

17 Maggio, 2024
Tempo di lettura: 3 minuti

Se è vero che le donne nel mondo del lavoro medico sono sempre più numerose, la loro affermazione in alcuni settori risulta ancora più lenta e ardua rispetto ad altri. L’oncologia, ad esempio, è uno di questi. Eppure, anche in questo campo, qualcosa sembra stia cambiando. L’accesso a questa branca medica per le donne si presenta come un sentiero irto di difficoltà, come spesso accade quando si desidera intraprendere una carriera in campi tradizionalmente maschili. La differenza di genere si fa sentire in particolare nei settori considerati a maggior carico di fatica o di stress. Ciò avviene per un infondato preconcetto che vede le donne deboli e fragili.  Le prove che le cose non stanno in questo modo, però, sono tantissime, e pian piano anche in Italia ce ne stiamo rendendo conto.

La presenza di donne medico è in costante aumento, ed in oncologia il trend è particolarmente sostenuto. Secondo i dati della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (FNOMCeO), tra i professionisti con un’età compresa tra i 40 e i 44 anni, le donne oncologhe rappresentano addirittura il 75%. La media nazionale si attesta invece al 45%, ma il sorpasso sembra ormai vicino, anche se per ora è una realtà consolidata solo in Abruzzo (52%) e Sardegna (64%). I dati sono molto meno generosi per quanto riguarda le donne oncologhe sopra i 75 anni: 14% circa.

Creare una società che agevoli il lavoro femminile

Nonostante la loro crescente presenza, le donne oncologhe che ricoprono posizioni apicali sono ancora poche, e la loro percentuale non rispecchia la loro reale consistenza numerica. Il problema della presenza femminile ai vertici lavorativi non riguarda certo solo la medicina, ma la speranza è che il graduale cambiamento che sta avvenendo nella società in generale si ripercuota anche in questo ambito. Perché ciò avvenga è importante che vi siano i necessari strumenti di supporto perché quella familiare non sia più una responsabilità solo femminile, ma condivisa col coniuge sotto ogni aspetto.

Le donne nelle scuole di specializzazione sono in larga maggioranza

Tuttavia, la spinta propulsiva dei numeri e l’emergere di nuove leve potrebbero determinare un cambiamento significativo. Le iscrizioni alle scuole di specializzazione in Oncologia Medica vedono una netta predominanza femminile, con una percentuale che dal 2017 si attesta stabilmente al 70%. “L’associazione monitora le scelte di indirizzo che gli studenti inseriscono quando partecipano all’esame per accedere alle scuole di specializzazione in Medicina. Osservando i primi mille studenti della graduatoria nazionale, che per merito hanno maggiori probabilità di entrare nella specializzazione desiderata, si nota che ogni anno l’oncologia medica è tra le più ambite”, sottolinea Massimo Minerva, fondatore dell’Associazione liberi specializzandi. Una specializzazione ambita da tutti, ma conquistata principalmente dalle donne.

Donne che curano le donne

L’aumento della percentuale di donne oncologhe rappresenta una buona notizia non solo per il sistema sanitario in generale, ma anche e soprattutto per le pazienti. Uno studio pubblicato su Annals of Internal Medicine ha infatti rivelato che le donne curate da un medico donna presentano un minor rischio di ospedalizzazione e di morte. Lo studio, condotto su 700mila persone con oltre 65 anni curate negli Stati Uniti, ha evidenziato che le pazienti che maggiormente traggono beneficio dall’essere curate da una donna sono proprio le donne stesse. Diverse sono le possibili spiegazioni: la tendenza dei medici uomini a sottostimare i sintomi riportati dalle pazienti donne, la migliore capacità di comunicazione e di centralizzazione del paziente nel percorso terapeutico da parte delle donne medico rispetto ai colleghi maschi, e infine il minor imbarazzo da parte delle pazienti a confrontarsi con una dottoressa. Questi dati, che non sorprendono, si inseriscono in un filone di studi che hanno valutato la variabile genere all’interno della pratica medica. Sempre negli Stati Uniti è stato dimostrato che le donne che soffrono di infarto cardiaco, ad esempio, hanno maggiori probabilità di sopravvivere se curate da una cardiologa.

LEGGI ANCHE: L’Omeopatia amica delle donne

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


Share This