Redazione

Angina pectoris: solite differenze di genere

Uno studio mostra la disparità tanto nell'accesso al trattamento quanto nella qualità dello stesso
11 Maggio, 2023
Tempo di lettura: 2 minuti

Uno degli obiettivi che noi di Generiamo Salute ci siamo sempre posti è quello di rendere la medicina democratica. Ma perché lo sia davvero, è necessario cancellare le differenze di genere che continuano a esistere. In passato vi abbiamo parlato di come i dosaggi dei farmaci siano quasi sempre tarati sugli uomini, e in occasione della festa della donna vi abbiamo promesso che avremmo continuato a batterci su questo fronte, e a segnalare ogni situazione discriminatoria. E dunque eccoci qui, a portare alla vostra attenzione l’ennesimo studio che mostra come l’accesso alle cure mediche sia tutt’altro che paritario. Questa volta la ricerca viene dall’Australia, e parla di Angina pectoris, o in termini meno scientifici di dolore toracico acuto.

Angina pectoris: solite differenze di genere

Un prospetto grafico dello studio australiano

Le patologie che colpiscono il sistema cardiovascolare mostrano notevoli differenze tra i generi, sia per quanto riguarda i fattori di rischio, come l’ipertensione, sia per quanto riguarda lo sviluppo e la terapia dell’infarto. È noto che le donne e gli uomini manifestano sintomi diversi e subiscono conseguenze differenti quando si tratta di malattie cardiache. Uno studio pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology da Luke P. Dawson e dai suoi collaboratori del Dipartimento di Cardiologia dell’Alfred Hospital di Melbourne (Australia) ha analizzato più di 200.000 pazienti con dolore toracico acuto, giunti nei dipartimenti di emergenza australiani tra il 2015 ed il 2019, al fine di valutare le differenze di genere nel percorso terapeutico completo.

 

 

 

Tutti gli aspetti sui quali l’uomo è favorito

Sebbene il tempo tra la chiamata e l’arrivo dell’ambulanza fosse (comprensibilmente) lo stesso per entrambi i sessi, le donne avevano mediamente un tempo di trasporto più lungo dopo l’accesso iniziale. È inoltre più raro che alle donne venga eseguito un elettrocardiogramma o messa una cannula venosa in ambulanza. Non è tutto, perché perfino la somministrazione degli antidolorifici, e addirittura dell’aspirina (farmaco di primo soccorso in questi casi) si è rivelata meno frequente.

L’importanza di un percorso terapeutico rapido

Una volta arrivate in ospedale, le donne venivano valutate più tardi rispetto agli uomini e venivano dimesse dai dipartimenti di emergenza più tardi. Anche se la diagnosi finale era sindrome coronarica acuta, il trattamento era inferiore del 29% rispetto agli uomini, con una minor percentuale di ricovero in terapia intensiva e di ricorso alla coronarografia. Inoltre, negli ospedali più piccoli, il trasferimento delle donne in ospedali maggiormente attrezzati avveniva nel 26% in meno dei casi. Ciò si è tradotto in una mortalità a 30 giorni superiore del 24% e in una maggiore percentuale di riammissioni in pronto soccorso rispetto agli uomini. Dal momento che la rapidità della risposta terapeutica in caso di problemi cardiaci può essere vitale, emerge chiaramente che una tale disparità di trattamento possa avere ripercussioni sulla prognosi tanto a breve quanto a lungo tempo.

 

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