Un blog ideato da CeMON

Agricoltura biodinamica e cornoletame: le basi scientifiche
bio self-sufficiency fresh organic
6 Agosto, 2022

Agricoltura biodinamica e cornoletame: le basi scientifiche

RedazioneRedazione
Uno studio del 2013 mostra come il preparato 500 migliora la composizione dei suoli

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Ogni lunedì riceverai una ricca newsletter che propone gli articoli più interessanti della settimana e molto altro.
Tempo di lettura: 2 minuti

Il dibattito attorno all’agricoltura biodinamica, e in particolare quello che riguarda il cornoletame, ha spesso deragliato dai corretti binari. A lungo si è discusso dei suoi aspetti allegorici, tralasciando l’aspetto biologico che in fin dei conti è l’unico che interessa a coloro che la terra la lavorano ogni giorno. Eppure esistono studi dettagliati sull’efficacia del cornoletame – o più propriamente preparato 500 – nel trattamento dei terreni. Studi che i molti detrattori non sembrano proprio voler prendere in considerazione. Proviamo quindi a riassumerli qui, sperando che possano tornare centrali nel dibattito sull’argomento.

Agricoltura biodinamica e cornoletame: le basi scientifiche

Come già in passato spiegò sulle pagine di Generiamo Salute Alessandro Piccolo, professore di Chimica agraria ed ecologia presso l’università Federico II di Napoli, la biodinamica si fonda su conoscenze ancestrali riguardo la trasformazione della sostanza organica naturale, ma ha riscontri obiettivi. Migliora cioè la qualità dei suoli agricoli e dei relativi prodotti agroalimentari, in modo (aggiungiamo noi) scientificamente quantificabile. Secondo uno studio pubblicato sul Journal of Biotechnology and Microbiology nel 2013, nel “preparato 500” sono state rilevate le seguenti comunità batteriche:

  • Bacillus megaterium (Firmicutes) 46.83%
  • Bacillus safensis (Firmicutes) 44.99%
  • Rhodococcus coprophilus (Actinobacteria) 3.65%
  • Pseudoxanthomonas dajeon. (Gammaproteobacteria) 1.42%
  • Microbacterium sp. (Actinobacteria) 1.06%
  • Aeromonas rivuli (Gammaproteobacteria) 0.74%
  • Bacillus pumilus (Firmicutes) 0.46%
  • Nocardia globerula (Actinobacteria) 0.39%
  • Agromyces fucosus (Actinobacteria) 0.32%
  • Sphingopyxis macrogoltabida (Alphaproteobacteria) 0.11%
  • Pseudomonas fulva (Gammaproteobacteria) 0.04%

I risultati di uno studio scientifico

Questi batteri svolgono una funzione fondamentale per ravvivare vitalità e biodiversità del suolo. Attraverso la stimolazione microbiologica del terreno e delle radici è possibile incrementare notevolmente la fertitlità del terreno. Ciò nonostante non si ricorra a fertilizzanti chimici o farmaci di sintesi. Il periodo che il “preparato 500” trascorre interrato aiuta a ridurre l’apporto di ossigeno e a favorire la trasformazione del materiale biologico in un humus altamente bioattivo. Questo agisce innescando un processo virtuoso per il quale la proliferazione batterica continuerà nel terreno, rendendo quindi sufficiente una piccolissima quantità di preparato (e aiutando in questo modo a mantenere basso il prezzo del raccolto).

Riattivare un processo virtuoso per la cura del suolo

Il meccanismo che il preparato 500 tende a riattivare consiste in una sinergia tra regno vegetale, animale e umano, che possa modificare il graduale processo di inaridimento del suolo per ricondurlo verso un processo di auto-equilibrio. In questo modo sarà possibile “curare” i suoli dall’avvelenamento continuo da parte degli agenti chimici che ormai subiscono da più di un secolo.

LEGGI ANCHE: Agricoltura Biodinamica: perché non è una pratica magica

1 commento

Lascia il tuo commento