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20 Ottobre, 2024

Antibiotico resistenza: una sfida globale e climatica

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Nel panorama delle sfide globali, il cambiamento climatico è un problema multiforme, le cui ramificazioni si estendono ben oltre i confini dell’ecologia. Tra le sue conseguenze più insidiose e meno discusse figura l’impatto sulla salute pubblica, in particolare attraverso l’accelerazione della resistenza agli antibiotici. Con un aumento delle temperature globali di circa 1,1°C rispetto all’era preindustriale, e la prospettiva di raggiungere la soglia critica di 1,5°C entro il 2050 in assenza di interventi drastici, ci troviamo di fronte a uno scenario allarmante. Questo riscaldamento progressivo non solo altera gli equilibri ecosistemici, ma crea un ambiente ideale per la proliferazione di batteri patogeni e l’evoluzione di ceppi resistenti agli antibiotici. La convergenza di questi fenomeni rischia di riportarci a un’era in cui infezioni comuni potrebbero rivelarsi nuovamente pericolose.

L‘innalzamento delle temperature agisce come un catalizzatore metabolico per i microrganismi, accelerando drasticamente i loro cicli riproduttivi. Studi recenti hanno rivelato un dato allarmante: per ogni grado Celsius di aumento della temperatura, si registra un incremento del 4,2% nella diffusione di infezioni da patogeni resistenti come Escherichia coli e Klebsiella pneumoniae. 
L’impatto si estende anche agli ambienti acquatici, dove le conseguenze sono ancora più pronunciate. Nel caso del Vibrio cholerae, responsabile del colera, un aumento di appena 1°C nella temperatura dell’acqua può scatenare un’impennata del 30% nel suo tasso di sviluppo, amplificando significativamente il rischio di epidemie. Le coste europee offrono un esempio tangibile di questa tendenza: tra il 1980 e il 2010, si è assistito a un’esplosione del 200% nelle infezioni da Vibrio vulnificus, un patogeno che prospera nelle acque più calde.

Questo scenario di riscaldamento non solo accelera la crescita batterica, ma ridisegna anche la geografia delle infezioni. I batteri, favoriti dalle temperature più elevate, stanno colonizzando nuovi territori, alterando gli equilibri ecosistemici esistenti. Un esempio emblematico è la proliferazione delle alghe in acque sempre più calde, che crea veri e propri paradisi per i batteri patogeni, fornendo loro nutrimento e protezione. Questo intreccio di fattori sta trasformando radicalmente il panorama delle malattie infettive, ponendo sfide senza precedenti alla salute pubblica globale.

Eventi meteorologici estremi, migrazioni e il futuro della resistenza antimicrobica

I cambiamenti climatici stanno aumentando la frequenza e l’intensità di eventi meteorologici estremi come inondazioni, uragani e ondate di calore. Questi eventi non solo causano danni diretti, ma favoriscono anche la diffusione dei patogeni. Le inondazioni, ad esempio, contaminano le fonti d’acqua con feci animali e umane, aumentano significativamente il rischio di infezioni resistenti agli antibiotici. Un caso emblematico si è verificato in Bangladesh durante le inondazioni del 2017, dove si è registrato un allarmante aumento del 30% nei casi di diarrea causata da batteri resistenti. Similmente, l’uragano Katrina del 2005, ha scatenato un’epidemia di infezioni batteriche, con un preoccupante incremento del 50% nei casi di Staphylococcus aureus resistente alla meticillina. Le ondate di calore, d’altra parte, hanno provocato un aumento del 14% nei casi di legionellosi, basti ricordare l’ondata di calore che ha colpito l’Europa nel 2003. Questo dato evidenzia come gli eventi climatici estremi possano avere un impatto diretto e misurabile sulla diffusione di infezioni batteriche, incluse quelle resistenti agli antibiotici. Le migrazioni e la mobilità umana giocano anch’esse un ruolo cruciale. Le aree con elevati flussi migratori mostrano una maggiore prevalenza di infezioni resistenti. Anche il turismo e i viaggi di lavoro facilitano la diffusione dei batteri resistenti. Nel 2019, l’Europa ha accolto oltre 745 milioni di arrivi turistici internazionali, molti dei quali provenienti da regioni con alta prevalenza di resistenza antimicrobica.

Se le attuali tendenze climatiche continueranno, si stima che entro il 2050, le infezioni resistenti agli antibiotici potrebbero causare oltre 390.000 decessi all’anno in Europa, con un costo economico previsto di 1,5 trilioni di euro. 

Strategie di contrasto: un aiuto dall’Omeopatia

Per affrontare questa sfida in un contesto di cambiamento climatico, è cruciale adottare l’approccio One Health, che riconosce l’interconnessione tra salute umana, animale e ambientale. Favorire la collaborazione tra medici, veterinari, scienziati ambientali e altri professionisti può contribuire allo sviluppo di strategie integrate per affrontare la resistenza antimicrobica. Tra le strategie promettenti, l’uso di rimedi naturali è un’alternativa interessante agli antibiotici tradizionali. Questi rimedi, derivati da piante con proprietà antimicrobiche, hanno mostrato risultati incoraggianti. Ad esempio, l’impiego di estratti di aglio ha portato a una notevole diminuzione del 70% nella crescita di Escherichia coli, mentre l’estratto di tè verde ha evidenziato una significativa riduzione del 50% nella proliferazione di Staphylococcus aureus resistente alla meticillina. Parallelamente, l’impiego di farmaci omeopatici, utilizzati in modo complementare, sta dimostrando di poter contribuire a limitare l’uso eccessivo di antibiotici. Un caso emblematico è rappresentato da un programma di gestione agricola in Svizzera, dove l’integrazione di trattamenti omeopatici con pratiche sostenibili ha condotto a una sostanziale riduzione di più del 50% nell’uso di antibiotici (su questa pagina è possibile scaricare il piano d’azione con tutti i dati). Infine, la promozione di pratiche sostenibili e resilienti al cambiamento climatico si configura come una strategia fondamentale per attenuare l’impatto sulla salute pubblica, creando un ambiente meno favorevole alla proliferazione di batteri resistenti e riducendo la pressione sui sistemi sanitari.

La sfida è ormai ovvia, il nostro futuro dipende dalla rapidità e dalla portata della nostra risposta.

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