Covid 19: il virus archetipico

7 Maggio, 2020
Tempo di lettura: 3 minuti

Si parla molto di questi tempi.
Si parla molto di questo momento.
Si parla molto di questi giorni.
Si parla. Tanto. Troppo.

Chissà se invece qualcuno ha invertito la rotta ed ha cominciato a sentire. Perché forse è questo che la nostra Madre Terra vorrebbe: che sentissimo, che La sentissimo, questa frequenza diversa, questa frequenza d’amore. Abbiamo passato anni fuori da noi stessi. Abbiamo trascorso tempo prezioso lontano dai nostri valori, ed ora siamo qui, siamo tornati.

È stata Lei, la nostra grande Madre a ricondurci a casa. Forse era stanca del nostro rumore là fuori, quella mancanza impavida di rispetto verso il tutto.. il “suo” tutto, il suo creato.

 

Allora che fa una madre quando un figlio troppo disubbidiente non ascolta, non ritorna, crea disordine, sporca, distrugge, spreca.. Lo prende per un orecchio, lo trascina a casa e : ” Non uscirai più per due mesi, ed in base a come ti comporterai vedremo.”
La punizione più vecchia del mondo.

Ed eccoci qui, a dover trovare nuovamente gli stimoli tra le mura di casa, ad incrociare mille volte al giorno i nostri cari.. che poi, potevamo ancora definirli ”cari” se l’unica cosa alla quale pensavamo era allontanarci, uscire, distrarci, fare.. fare.. fare..
Ora siamo tutti qui. Ci guardiamo e poi ci osserviamo, poi anche ci parliamo.
Ci ri-conosciamo.
In una dimensione con altri confini.

I giorni passano. Cosa sta cambiando?

Inizialmente sembrava inaffrontabile l’idea di quel periodo a casa. Un buttare via tempo, occasioni.

Poi invece quel tempo lo ritrovi nel tuo  rimanere fermo, nell’opportunità di trascendere te stesso ed apprezzare ciò che ogni giorno davi per scontato, le tue fortune, come le persone.

Tu sei vivo, o meglio, ti senti vivo.

Ed ecco affiorare ricordi, talenti, passioni che non avevano più la possibilità di emergere.

Ma tutto era lì, ed un sintomo lo davano, ogni tanto, solo non avevamo tempo di leggerlo, ascoltarlo.
Che poi forse, nostra Madre, mica ci ha fatto questo grande torto nel tenerci un po’ a casa.

Con tutto quello che abbiamo combinato noi a Lei. L’abbiamo resa stanca, provata, delusa, triste e.. fortemente danneggiata, prosciugata dal nostro maleducato comportamento.
Una maleducazione anche verso noi stessi. Ciò che riflettevamo a nostra Madre non era altro che il frutto di ciò che eravamo diventati. Riconoscerlo quasi spaventa.

Finestre che si spalancano verso l’interno ed invitano a percorrere strade migliori.

La  consapevolezza però non è una via che si trova dietro l’angolo.

Ne dobbiamo vedere di cose, ne dobbiamo fare di esperienze per raggiungerla, e non sono piacevoli. Sono quelle che fanno crescere.

Ed in questa profonda gestazione ripercorriamo a ritroso la vita che avevamo imparato da bambini, da ragazzi: il pane con la marmellata, lo zabaione fatto in casa a merenda, il pranzo tutti insieme, le tisane calde, i rimedi naturali che non ci fanno male, un gioco di società per passare il pomeriggio, il rimanere in giardino a prendere il sole, la chiacchierata al telefono con la nonna, o con gli amici, il compleanno in famiglia e la torta fatta da mamma.

Solo così forse siamo riusciti a scoprire che tutti questi tecnologici dispositivi non appartengono agli organi di senso, profumano di niente, non scaldano, non hanno sapore, non confortano se non.. per forza. E quindi, magari, ogni tanto, alzare la testa e guardare il viso e gli occhi di qualcuno, coglierne l’espressione, prenderlo per mano, abbracciarlo, accarezzarlo, sussurrargli qualcosa, potrebbe cominciare ad avere un senso diverso.

Primavera. Tempo di rinascita.
La Natura ce l’abbiamo dentro.
Quello che l’organismo incontra di naturale lo trattiene, non lo scarta. Lo ama, come proprio, perché gli appartiene, è un patrimonio nostro, intrinseco.
Il pensiero antroposofico ce lo ha insegnato.

Primavera come ripresa di coscienza.
Ma la coscienza ripresa verrà poi mantenuta?
Anche noi racconteremo, come i nostri nonni, del tempo in cui non si poteva uscire e si godeva di ciò che si aveva?
Ora probabilmente quei racconti hanno una risonanza diversa.

Ma riusciremo ad apprezzare il nuovo momento, la nuova vita.. Anzi, risorgeremo davvero da questo momento a nuova vita?

“Niente se ne va prima di averci insegnato ciò che dobbiamo imparare” (Buddha)

Questa situazione così dolorosa ed impegnativa, dovrebbe riportare luce nelle nostre coscienze oscurate dal dinamismo, dal consumismo nonché dall’ego.

Lo psicoterapeuta Lowen padre dell‘analisi bioenergetica affermava che
“La respirazione non è un operazione meccanica. È un’espressione della spiritualità del corpo”.

Allora che tutti noi possiamo essere consapevoli del messaggio che questo virus archetipico ci ha voluto trasferire:

“Dove c’è amore c’è vita” (Ghandi)

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