Confesso un certo pudore nel provare a dire qualcosa di sensato a proposito dell’epidemia – o pandemia, poco importa come la vogliamo chiamare – da coronavirus.
Dialettica, clima emotivo e nevrosi
Troppo si è detto, letto e dichiarato, oltre tutto sovente in un clima emotivo che poco invita al ragionamento. Su un piano generale, a proposito di questo tema osservo la grande difficoltà di tutti noi nel mantenere un pensiero dialettico: il che, seguendo Jung, è un criterio diagnostico certo di nevrosi. Dal punto di vista junghiano, difatti, la conseguenza più vistosa di uno stato nevrotico è l’unilateralità; laddove la salute mentale consiste innanzitutto nella capacità di mantenere vivi – dentro di sé e con gli altri – i due corni di un dilemma. Insomma, saggio è colui che non risolve il conflitto buttandosi da una parte o dall’altra ma che esamina le posizioni, anche le più contraddittorie, riuscendo – ove possibile – a intravvederne la complementarietà.
La nevrosi dei governi
La questione delle differenze tra i vari governi nell’affrontare l’epidemia/pandemia ne è un esempio interessante. Da una parte la scelta cinese, poi, in salsa mediterranea, dell’Italia; dall’altra quella britannica. La prima ha puntato sull’isolamento progressivamente crescente della popolazione, nell’attesa che si attenui la carica virale; la seconda propone una sorveglianza attiva del virus, ad esempio senza chiudere le scuole, nella speranza che si diffonda una immunità di comunità (la cosiddetta “immunità di gregge”). Non importa se il diffondersi del contagio, dal momento in cui ho iniziato a scrivere questo articolo a quando l’ho portato a termine, ha modificato alcune delle posizioni indicate. Quel che voglio significare è la possibilità di pensare mantenendo vivi gli opposti, favorendo l’emersione di un pensiero creativo terzo, che trascenda gli estremi.
Negazione, fobia e paralogismo ovvero psicosi
Allo stesso modo, nei singoli hanno prevalso le opposte posizioni difensive della negazione e della fobia, non di rado condite con argomentazioni viziate da un accentuato paralogismo: ovvero da quello snodarsi di passaggi apparentemente inappuntabili ma derivanti da un premessa indimostrabile o palesemente errata. È interessante far notare che il paralogismo è una delle caratteristiche del pensiero psicotico. Quanto detto finora investe l’insieme delle riflessioni suscitate dall’epidemia in corso, tra le quali quelle che riguardano gli anziani. Sin dall’inizio, quasi a voler rassicurare la popolazione, si è insistito sul fatto che si trattasse di una forma parainfluenzale, certo piuttosto aggressiva, che “uccide prevalentemente gli anziani”.
Gli scongiuri degli anziani…
A parte il fatto che molti anziani si saranno prodotti in svariate forme di scongiuro – popolari o più raffinate poco importa –, anche se provvista di incontrovertibile evidenza epidemiologica tale affermazione rientra tra quelle difensive. Come dire: “Mi dispiace per il nonno ma anche stavolta io la faccio franca”. Va anche detto che alcuni anziani, al grido di “ho fatto la guerra! ho passato l’asiatica!”, hanno inizialmente sottovalutato la situazione. La conseguenza più “logica” di tali convinzioni è stata quella di far finta di niente (negazione, meccanismo di difesa arcaico e poco funzionale), con il risultato di favorire il contagio.
Riti parasociali
Un’ultima considerazione, in questa incompleta carrellata di atteggiamenti unilaterali, bisogna farla a proposito dell’oscillazione tra due atteggiamenti ideologici, non di rado incarnati in tempi diversi dalla stessa tipologia di persone: quello che esalta una presunta ritrovata solidarietà nazionale a base di flashmob rituali con evidente funzione apotropaica; e il parallelo spirito di delazione a carico dei presunti trasgressori delle norme sul distanziamento sociale, alla ricerca di potenziali untori da additare a responsabili della persistenza della pandemia.
La soluzione è nel terreno
Nessuno, tranne lodevoli eccezioni quasi tutte provenienti dal mondo dell’omeopatia e della medicina integrata, si è preoccupato di fare qualcosa, tanto meno per gli anziani, per mettere il “terreno” in condizioni di difendersi dal virus. Misure in tal senso non mancano: fitoterapia, omeopatia, diluizioni dinamizzate delle opportune citochine; senza trascurare un regime alimentare sano – come sarebbe da seguirsi anche in “tempo di pace” –, data la situazione di emergenza arricchito di vitamina C e Vitamina D: per grandi – e vecchi – e per piccini. Quando tutto questo sarà finito, dovremo anche considerare quanto ambienti urbani e agricoltura inquinati da tanti anni abbiano contribuito a rendere imbelle il sistema immunitario, per sua natura in grado di venire a patti con la maggior parte dei virus.