Equilibrio emotivo in emergenza sanitaria: un aiuto dai fiori

9 Aprile, 2020
Tempo di lettura: 5 minuti

Le tante sfumature della paura

Solo paura? Quale tipo di paura? In questa emergenza sanitaria la prima emozione da riequilibrare è la paura nelle sue varie manifestazioni. Paura di essere contagiati, della malattia, della mancanza di una terapia specifica, paura per i propri cari, bambini e anziani. Queste paure si possono manifestare sotto forma di panico, terrore, oppure con la perdita del controllo, avere reazioni smodate, esagerate e impulsive, compreso atti lesivi per sé e gli altri. O ancora la paura indefinita, inspiegabile, quella legata all’imponderabile, sensazione di timore fievole e subdolo che ci dà la sensazione di non avere la situazione in pugno.
Gli italiani stanno vivendo l’emergenza in condizioni di distanziamento sociale, un habitus vitae inconsueto per il nostro popolo, che in gran parte ha una vita dinamica, ad alta socialità che si sviluppa, per quasi l’intero anno, fuori casa.

Modalità individuali di adattamento

Vediamo le diverse modalità caratteriali: per le persone avvezze alla vita riservata, particolarmente sensibili al rispetto degli spazi vitali altrui, il “rifugio” in casa rappresenta la giusta soluzione, è la dimensione più favorevole, la più sicura. Diventa il tempo per la lettura, magari qualche attività artistica, per seguire il proprio hobby, o per i più “evoluti” la meditazione. Ma probabilmente per la gran parte delle persone il “distanziamento sociale” rappresenta una limitazione, a vari gradi penalizzante. C’è chi soffre per la “solitudine” e non ha la calma per dedicare tempo alla lettura o alla musica. Altri soffrono la restrizione degli spazi di vita, magari perché vivono dinamiche familiari conflittuali, con poco dialogo e quindi maggiori momenti di alterchi in questa convivenza forzata full-time.

Le emozioni si amplificano

Proviamo a valutare come si estrinsecano queste emozioni amplificate in tali nuove condizioni di vita domestica. I soggetti prevaricanti possono esercitare il loro dominio in modalità crescente. Per contro quelli più pacati tendono a subire, mortificando ulteriormente la loro personalità. Insomma uno spazio relazionale e temporale che amplifica caratteri, personalità, ansie, frustrazioni, repressioni, dinamiche interiori e relazionali in una sorta di grande proscenio in un contesto chiuso quale può essere il nucleo familiare. Gli elementi culturali, i modelli di vita individuali e sociali acquisiti, possono fare la differenza per vivere in modo pacifico o addirittura edificante questa esperienza. Oppure possono essere distruttive ove prevalgano dinamiche conflittuali, di prevaricazione o frustrazione, fino alle violenze implicite, esplicite, verbali e fisiche, che purtroppo spesso si verificano.

I mass media ed i social ci portano informazioni, ma anche disinformazione, diseducazione. Possono essere fonte di squilibri ansiogeni, favorendo modalità relazionali a volte decontestualizzate e surreali, di scarsa maturità individuale e di gruppo. I bambini, per fortuna ancora poco condizionati e con meno sovrastrutture, hanno spesso modalità comportamentali molto più consone, essendo spontanei e orientati da regole di vita archetipiche. Basta dare un’occhiata ai social per scoprire una vasta gamma di dinamiche attivate dai post condivisi, che esprimono emozioni e stati mentali tra i più disparati. Questi diventano la cartina di tornasole per individuare i vari stati psico-emotivi che si stanno attivando.

Una mappa dei risvolti emotivi

Ma facciamo un passo indietro, partiamo dalle persone che hanno un disequilibrio caratteriale e un vissuto di scarso controllo della sfera emotiva. Difronte a questa inedita condizione di incertezza e paure, spesso non facili da metabolizzare, è verosimile che reazioni come quelle elencate si possano verificare. Complice anche il fatto che la medicina non ha in questi casi una terapia specifica e vincente. Dal punto di vista antropologico i comportamenti di salvaguardia individuali e del nucleo familiare sono ancestrali, basilari ed automatici. In questa nuova situazione genera uno stress adattivo, definito mismatching, cioè difficoltà di ricercare nuovi comportamenti di comportamento. Una nuova situazione che non avendo corrispondenza su processi di riconoscimento e apprendimento per associazione su esperienze già note, si palesa come ignoto.

Emozioni e pandemia

Per il coronavirus COVID -19 stiamo vivendo lo stato di pandemia che diverse generazioni non avevano personalmente sperimentato in passato. Una delle dinamiche prevalenti oltre la paura è l’esacerbazione dell’igiene per paura della contaminazione. Questo, in persone di per sé ansiose potrà generare vere e proprie manie o fobie che potranno protrarsi per molto tempo. Con l’emergenza coronavirus, quando sarà finita, il 50% degli italiani avrà disturbi emotivi e sintomi psicologici come depressione, stress, disturbi dell’umore, irritabilità, insonnia e segnali di stress post-traumatico”; così gli anziani e i cittadini con malattie croniche e quelli che già soffrono di disturbi mentali.

Particolarmente delicata è la condizione per le persone sintomatiche Covid 19, con livelli di stress ai limiti della tollerabilità. Questi, vengono totalmente isolate dal loro contesto, divenendo facile preda di sensi di colpa per la paura del contagio dei propri cari. Per questi, prima di altri, andrebbero verificate e sostenute le condizioni psicologiche. La stessa loro depressione immunitaria di tipo psicosomatico andrebbe gestita con particolare attenzione.

Ma anche il burnout del personale sanitario in prima linea in questa emergenza necessita trattamenti di sostegno adeguati.Altri effetti secondari possono essere disturbi del comportamento alimentare adattivo, come utilizzo eccessivo del comfort food per combattere lo stress, ma anche quelli severi per persone già con disturbi acclarati.

La paura del futuro

In ultimo, ma non per importanza, l’ansia per il futuro conseguente alla possibile e probabile crisi socioeconomica. Le emozioni primarie generate dalla paura per la nostra stessa sopravvivenza e per il nostro benessere futuro, inducono un’allerta fisiologica dell’organismo per far fronte al pericolo incombente. Diverse sono le risposte più ricorrenti: quelle di attacco-o-fuga, con modalità comportamentali “responsivi” che ci rendono cauti; oppure “irresponsivi” con comportamenti irrazionali, impulsivi, che diminuiscono la capacità di concentrazione e riducono le nostre decisioni appropriate, con disubbidienza sfiducia e rabbia verso le istituzioni.

Altre dinamiche si innescano in chi si lascia andare al pensiero fatalista, al senso di impotenza e coloro che rischiano una compromissione disfunzionale della propria vita presi da fobia e panico. I sintomi dello stress post-traumatico perdureranno a lungo, anche a quarantena finita. Si potranno manifestare anche con sintomi secondari somatici. Infatti secondo la psico-neuro-endocrino-immunologia stati di stress, ansia e depressione generano infiammazione organica e dis-regolazione omeostatica, oltre che immunodepressione e patologie secondarie. Condizioni queste, con conseguenze a breve, medio e lungo termine in grado di alterare la condizione psicofisica dell’individuo ed aggravare prognosi ed insorgenza di malattia.

Curarsi con i fiori

La Floriterapia del Dr. E. Bach può essere una valida cura per l’equilibrio psico-emotivo, utilizzata a sé stante o integrata con percorsi psicoterapici. Rappresenta un metodo di cura che, attraverso i rimedi floreali, riequilibra la sfera emotiva del paziente, attivando una risposta spontanea di elaborazione dei vari stress vissuti. Il dott. Bach studiò lungamente i fiori di queste piante, per il riequilibrio dei traumi emotivi. Attraverso la “personalità” del fiore che dialoga con il nostro inconscio.

Aveva individuato sette macro aree emotive: paura, incertezza, disinteresse, solitudine, ipersensibilità, scoraggiamento, preoccupazione. Queste le tracce per dei risultati a volte veloci, evidenti e profondi, ma anche stabili. Il tutto in un percorso di integrazione ed elaborazione del proprio vissuto che può migliorare la qualità della vita individuale e relazionale. Uno dei suoi grandi pregi è l’assenza di effetti indesiderati e collaterali E’ priva di controindicazioni o interazioni farmacologiche con altre terapie mediche in atto. La Floriterapia del Dr E. Bach con i suoi 38 rimedi, da essenze floreali, può dare risposte alla complessità psico-emozionale.

Floriterapia un aiuto a gestire la paura

Può aiutare nella gestione della paura nelle sue varie forme, l’eccesso maniacale della pulizia derivante dal timore di contagio, gli stati depressivi, le ansia, la sensazione di fallimento, di scoramento e di abbandono. Si rivela una strategia terapeutica efficacissima anche nei casi di: perdita del senso di realtà, modalità conflittuali e aggressive, stati anergici psicosomatici, sensi di colpa. O ancora contro lo stress post-traumatico, la perdita delle motivazioni e capacità decisionali, il pessimismo, il vittimismo o la sensazione di onnipotenza.

I consulenti di Floriterapia possono offrire validi percorsi di riequilibrio attraverso combinazioni personalizzate dei rimedi floriterapici.

Ad onore del Dr. E. Bach la Floriterapia è una cura economica, accessibile a tutti, che migliora la consapevolezza e la maturità individuale caratteriale e di personalità.

2 Commenti

  1. Complimenti !
    Utile ed un raggio di luce in questo buio momento della storia umana !
    Grazie !

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  2. Ciao sono perfettamente d’accordo che i fiori di Bach possono aiutare tutti a non avere problemi dopo questa quarantena forzata….si dovrebbe diffondere tutto ciò soprattutto fra gli operatori sanitari, che a loro volta dovrebbe cercare di permettere a tutti di curarsi.

    Rispondi

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