Delle 102 città italiane prese in esame, neanche una ha valori di polveri sottili nella norma. Alcune di queste, poi, superano il limite di 4 volte. Il rapporto stilato da Legambiente “Mal’aria di città. Quanto manca alle città italiane per diventare clean cities” mostra un quadro inquietante sullo stato di salute dei nostri centri urbani. I dati sullo smog delle città prese in esame sono stati confrontati con quelli suggeriti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. È venuta alla luce una situazione drammatica, soprattutto per le città del Nord, con ripercussioni dirette sulla salute dei cittadini.
Le città italiane hanno polveri sottili 4 volte sopra il limite
17 città sforano i valori consigliati di PM10. La peggiore in assoluto è Alessandria: se il valore suggerito è di 15 microgrammi per metro cubo (μg/mc), la città piemontese arriva alla media annuale di 33 µg/mc. Immediatamente dietro milano con 32 µg/mc, poi Brescia, Lodi, Mantova, Modena e Torino con 31. Per il PM2.5 la situazione è ancora peggiore: 11 città superano di 4 volte (quasi 5 in realtà) il valore auspicato dall’OMS. Se l’Organizzazione internazionale suggerisce di tenersi entro i 5 µg/mc, Venezia e Cremona arrivano addirittura a 24 microgrammi per metro cubo. Il biossido di azoto (NO2), infine: il limite sarebbe a 10, ma 13 città superano il valore più di 3 volte.
Il risultato dell’indagine di Legambiente
Secondo Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, “L’Italia deve uscire al più presto dalla logica dell’emergenza. È tempo di mettere fine alle scuse che hanno caratterizzato gli ultimi decenni fatti di piani, parole, promesse per non prendere decisioni, anche impopolari, per cambiare faccia alle nostre città e abitudini alle persone”. Il responsabile scientifico di Legambiente Andrea Minutolo aggiunge che “Il problema dell’inquinamento atmosferico non è un problema esclusivamente ambientale ma anche, e soprattutto, sanitario. La revisione della direttiva europea sulla qualità dell’aria, che si appresta ad essere avviata nei prossimi mesi, rivedrà i limiti normativi in funzione dei nuovi limiti OMS”.
Le procedure d’infrazione che pendono sull’Italia
La speranza è quindi che i valori sopra indicati diventino vincolanti. Sull’Italia, fra l’altro, pendono già tre procedure di infrazione per PM10, PM2,5 e il biossido di azoto. Le trasgressioni riguardano agglomerati concentrati di solito al Nord. “Si va dalla valle del Sacco al territorio ricadente tra Napoli e Caserta, dalla zona di Pianura ovest e Pianura Est in Emilia Romagna all’agglomerato di Milano, Bergamo, Brescia, Roma, Venezia, Treviso, Padova, Vicenza, Verona, Torino, Palermo, dalle zone di Prato-Pistoia, Valdarno Pisano e Piana Lucchese, Conca Ternana, zona costiera collinare di Benevento all’area industriale della Puglia”.
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