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L'impatto ambientale e sanitario di farmaci
3 Marzo, 2025

L’impatto ambientale e sanitario di farmaci

RedazioneRedazione
Il nuovo Position Paper di ISDE Italia evidenzia i rischi dei prodotti farmaceutici e per la cura della persona come inquinanti ambientali non regolamentati

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In un’epoca in cui la sostenibilità ambientale è diventata una priorità globale, l’Associazione Medici per l’Ambiente (ISDE Italia) lancia un importante allarme con il suo nuovo Position Paper intitolato “Farmaci e prodotti per la cura della persona: contaminanti di interesse emergente”. Questo documento, curato da esperti come Vitalia Murgia, Agostino Di Ciaula e Roberto Romizi, mette in luce una problematica spesso trascurata nel dibattito sull’inquinamento: la contaminazione ambientale causata dai prodotti farmaceutici e per la cura della persona (PPCP).

Cosa sono i PPCP e perché rappresentano un problema

I PPCP comprendono una vasta gamma di composti chimici che utilizziamo quotidianamente. Da un lato troviamo i principi attivi farmaceutici, dall’altro i prodotti per la cura personale come conservanti, battericidi, repellenti per insetti, fragranze e filtri solari. Ciò che rende questi composti particolarmente problematici è la loro natura di contaminanti non regolamentati e non sottoposti a monitoraggio di routine. Questi composti vengono dispersi attraverso le fognature domestiche, le attività ospedaliere, l’acquacoltura e gli allevamenti intensivi. Nonostante i trattamenti delle acque reflue, molti PPCP non vengono completamente rimossi, rimanendo per tempi lunghissimi negli ambienti acquatici.

L’impatto dei farmaci sugli ecosistemi e sulla salute umana

Questi prodotti chimici possono alterare il metabolismo cellulare, lo sviluppo e la fisiologia di vari organismi acquatici. Tendono ad accumularsi nella catena alimentare, rappresentando un rischio significativo non solo per la biodiversità ma anche per la salute umana. Particolarmente preoccupante è che, sebbene le concentrazioni di PPCP nelle matrici ambientali siano generalmente basse, questi composti possono esercitare effetti negativi anche a dosi minime. Questa caratteristica rende i PPCP particolarmente pericolosi per i soggetti più vulnerabili, come bambini, anziani e persone con patologie croniche.

Nonostante i progressi nella gestione delle acque reflue, ISDE Italia evidenzia che una parte significativa di questi farmaci rimane negli effluenti e finisce nelle acque sotterranee. La mobilità delle molecole chimiche gioca un ruolo cruciale nella loro diffusione ambientale, permettendo ai contaminanti di raggiungere ecosistemi lontani dalla fonte di emissione.

Il consumo crescente di farmaci contribuisce significativamente all’emissione di queste sostanze nell’ambiente. Le proiezioni indicano un aumento previsto del 38% entro il 2028, rendendo questa problematica sempre più urgente. Sebbene la legislazione europea riconosca l’inquinamento da residui farmaceutici come una questione emergente, la maggior parte dei farmaci non dispone ancora di una valutazione del rischio ambientale (ERA).

L’Omeopatia come modello di terapia ecosostenibile

I medicinali omeopatici rappresentano un esempio virtuoso di terapia ecosostenibile. Questi rimedi sono caratterizzati da una totale assenza di tossicità ambientale lungo l’intera filiera produttiva. Nel dibattito sull’inquinamento da PPCP, l’Omeopatia può proporsi come un modello alternativo di cura che concilia efficacia terapeutica e rispetto per l’ecosistema.

La produzione di medicinali omeopatici richiede materie prime di origine naturale, e genera scarti privi di impatto ambientale. Questi rimedi non rilasciano residui farmacologicamente attivi nell’ambiente attraverso le escrezioni dei pazienti, eliminando alla radice il problema della contaminazione delle acque. Questa caratteristica dell’Omeopatia la rende una disciplina medica naturalmente allineata con i principi della sostenibilità ambientale.

La situazione in Italia e nel mondo

Il documento di ISDE Italia riporta numerosi studi che evidenziano la contaminazione diffusa delle acque da vari farmaci e prodotti per la cura della persona. In Italia, residui di farmaci sono stati rilevati in fiumi, laghi e persino nelle acque potabili, con concentrazioni variabili a seconda delle aree geografiche e delle pressioni antropiche.

Gli effetti negativi dei PPCP sul biota sono molteplici e preoccupanti. Tra questi si segnalano alterazioni comportamentali nei pesci, fenomeni di femminilizzazione dei pesci maschi, tossicità cronica per organismi acquatici e impatti sulla biodiversità microbica. Particolarmente vulnerabili risultano essere gli uccelli, come dimostrato dal drastico declino delle popolazioni di avvoltoi in Asia a causa dell’esposizione ai farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS).

La contaminazione da farmaci e prodotti per la cura della persona richiede un impegno collettivo per essere affrontata efficacemente. La riduzione dell’uso di farmaci convenzionali, quando possibile e appropriato, e la promozione di terapie a basso impatto ambientale possono contribuire significativamente alla mitigazione di questo problema.

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