Ogni giorno è un dono

18 Luglio, 2021
Tempo di lettura: 5 minuti

Ci sono giorni di conoscenza, da vivere e nei quali semplicemente ringraziare.
Sono giorni che solitamente vanno collocandosi in periodi della vita più complessi di altri, dove quelli che sembrerebbero ostacoli o sofferenze, sono le cose migliori che ci potevano capitare.

Da non molto tempo dedico ampio spazio alla medicina dello Spirito. Ho conosciuto in questo ambito persone molto ricche e luminose interiormente, che con semplici messaggi quotidiani riferiti alla pace, all’amore, alla natura, mi hanno permesso di sintonizzarmi su frequenze diverse. Sento l’avvicinarsi di un altro grande bivio, quei cambi di direzione che si aprono verso panorami inaspettati, sublimi.

Le persone con le quali più mi confronto si chiamano Giovanni e Mario, persone  meravigliose, di lunga esperienza.

È una mattina come tante, di corsa. La dottoressa di una farmacia mi aveva chiamato giorni fa, chiedendomi se potevo incontrare un suo cliente che, prossimo ad un viaggio, avrebbe avuto l’esigenza di parlare con me quanto prima. Ovviamente non lo conosco. Le accordo l’appuntamento al quale se ne aggiungono immediatamente due prima di questo.

Ho lavorato in farmacia come responsabile del settore omeopatico naturale per 25 anni, e i miei colleghi mi dicevano che ero quella dei casi disperati, i casi che nessuno riusciva a risolvere. Questa cosa per me è sempre stata gratificante, nonostante la loro ironia nel dirmelo… Tornando a questa giornata.

Giovani in crisi

Il primo incontro, poi saltato, è degno di riflessione.
Si sarebbe trattato di un ragazzino in età scolare. Ne vedo molti ultimamente. Questa fascia d’età è profondamente in crisi. Abituati a crescere e ad interagire tra loro, la segregazione in casa degli ultimi tempi è risultata gravemente destabilizzante. Vivono paure che non riescono a descrivere rifiutandosi di uscire.
La mamma di questo ragazzino prende un appuntamento in farmacia nel desiderio di un trattamento omeopatico o con fiori di Bach, ma invece di essere sincera e dire al figlio che avrebbe visto una figura quale la mia, gli racconta che andranno a fare il vaccino. Il ragazzo risponde a quella notizia urlando e piangendo terrorizzato chiudendosi in bagno.
Ancora mi domando cosa possa portare una madre, che desidera un rimedio omeopatico per il bene del figlio, a dirgli che andranno a fare il vaccino. Buio.
L’ho sentita un attimo al telefono ma gli urli del figlio erano tali che ha dovuto riattaccare. Spero di avere nuovamente l’opportunità di conoscerlo a breve.

Secondo appuntamento una nonna che viene da me per i suoi quattro nipoti, chiusi in una stanza da tre anni, all’interno di un istituto di Venezia, insieme alla madre, perché i servizi sociali hanno ritenuto possa essere questa l’unica soluzione per proteggerli dalle violenze del padre, il quale, in modi diversi, non ha risparmiato nessuno di loro.
Anche questi ragazzi, cinque, otto, quattordici, diciassette anni, assumono rimedi omeopatici e fitoterapici da circa tre mesi, con risultati davvero sorprendenti, sia sul piano emozionale che psicofisico. Ma quanto dolore in queste povere anime.
Inizialmente ho temuto non mi avrebbero seguito correttamente con le terapie a distanza, date le età e il forte malessere che li accompagna ogni momento della loro giornata in quella situazione soffocante e priva di qualsiasi dignità.
Invece la sola idea che qualcosa o qualcuno si occupi di loro e dei loro disagi li fa sentire avvolti al punto tale da mandarmi messaggi, per mezzo della nonna, con richieste di aiuto, travestite da sintomi, sempre più forti. Riconoscono che la risposta ai rimedi omeopatici alleggerisce in modo importante la loro vita.

Ultimo caso della mattina, questo signore che aveva urgenza di incontrarmi.

Si chiama Mario ha settantacinque anni, da tempo segue l’Antroposofia, che mi dice subito averlo portato a fare importanti scelte nel lavoro e nello stile di vita e per questo arrivato a me.
Persona splendida.

Mi riporta il suo caso ed incuriosita mi faccio raccontare di più della sua storia. Originario della Sicilia, si occupa di agricoltura omeodinamica.
Approfondiamo l’argomento piuttosto interessante, promettendoci di rivederci a fine estate per scrivere qualcosa insieme sull’argomento. Durante la nostra conversazione muoviamo parecchie energie, non sempre questo risulta poi piacevole e va considerato. 

Ci confrontiamo su argomenti attuali, interessi economici, sanità.
Parliamo di pensiero, di nuova conoscenza e una nuova volontà in ogni campo, del pensiero antroposofico, delle forze cosmiche, di Steiner e la Divina Sophia, espressione del femminile, e di tutto ciò che di peggio sta accadendo in questa epoca in ambito sociale.

Un vero confronto a riassunto dei casi precedenti, dei quali Mario non poteva sapere.

Trovo il tutto non casuale.

Accompagno Mario dalla mia collega per la sua terapia.

Fino a poco tempo fa, dopo una mattina come questa, avrei probabilmente deciso di saltare il pasto proseguendo a lavorare, ma non oggi.

Decido di fare due passi e concedermi di mangiare all’aria aperta, in un bistrot di cucina naturale che conosco. Ho poco tempo e solitamente il personale è veloce e gentile. 

Ma oggi è un altro giorno.

Quando arrivo ci sono solo due tavoli occupati, con il mio fanno tre.
Mi siedo e subito mi raggiunge un collaboratore che in modo squisitamente simpatico, descrivendo il menù con entusiasmo, prende l’ordine. Il solito riso nero integrale con verdure ed un estratto depurativo allo zenzero.

Nel frattempo si aggiungono altri sette tavoli. Dopo mezz’ora tutti stanno mangiando mentre io ancora attendo. I piatti sono gli stessi.
Non dico nulla e aspetto.
Intanto osservo il ragazzo che mi ha preso l’ordine e capisco sia stato aiutato con quel tipo di lavoro a correggere un problema di balbuzie e ci stia riuscendo molto bene, quindi decido di non metterlo in difficoltà per la mia attesa. Aspetto ancora.

Arriva una coppia di ragazzi molto giovani con uno strano passeggino. Si siedono di fianco al mio tavolo. Sono molto attenti con questo passeggino, cercano una posizione che non disturbi il bambino e lo girano verso di me. Lo guardo, è infermo, occhi grandi, bellissimi, impossibile non sorridergli ogni attimo.
La responsabile del bistrot sembra non conoscere quelle persone, ugualmente si preoccupa amorevolmente di far avere tutto il necessario a quel bambino affinché possa mangiare ciò che i genitori hanno preparato di adatto per lui a casa e farlo sentire bene. Il bambino immobile mi guarda. Avrà circa quattro anni. Si chiama Giovanni. Penso sarà dura pranzare serenamente in compagnia di quello sguardo, gli unici occhi che sembrano vedermi, perché per il personale del bistrot invece come non ci fossi.
Una volta occupatasi del bambino, nota il mio tavolo ancora vuoto la responsabile del bistrot, non mi chiede nulla.

Mi porta due estratti anziché uno e capisco si sta preoccupando del mio riso venere. Pochi minuti e finalmente vengo servita anch’io. In realtà pranzo molto serenamente, quasi coinvolta dall’amore con il quale quei due teneri e giovani genitori si occupano del loro silenzioso bambino.

Si è fatto tardi. Vedo che la responsabile del bistrot si è cambiata, e presa la sua borsa, prima di andarsene, si avvicina ai nostri tavoli. Saluta dolcemente il bambino e, avvicinandosi al mio tavolo, mi ringrazia scusandosi per la lunga attesa.

Uscendo, noto una libreria nel locale con libretti di preghiera dedicati alle madri ed ai bambini scritti da Steiner.
Capisco il messaggio e ne acquisto uno.

Le giornate che arrivano come dono.

Cerchiamo di essere attenti ai segnali, invece di farci distrarre da pensieri disturbanti ed inutili.
Tutti, nella nostra semplice quotidianità, possiamo essere di aiuto a qualcuno.
Basta farlo sempre e ovunque ci troviamo. Con quell’amore incondizionato di cui siamo capaci, nessuno escluso.

 

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