Redazione

Se hai i nervi saldi potresti sviluppare disturbi psicologici…

Un nuovo studio mostra un collegamento assolutamente controintuitivo tra risposta allo stress e resistenza ai traumi
8 Settembre, 2020
Tempo di lettura: 2 minuti

A volte, quando interrogata, la Scienza ci dà risposte che non ci aspetteremmo. A volta queste risposte sono davvero controintuitive, rispetto a quelle che ci saremmo aspettate. È il caso di uno studio realizzato da un team di ricerca internazionale guidato dall’Università Baylor di Waco, Texas, in stretta collaborazione con il Dipartimento di Scienze Cognitive e Comportamentali e Programma di Neuroscienze delle Università Washington e Lee e con la Scuola di Scienze dello Sport e Riabilitative dell’Università di Birmingham (Regno Unito). Lo studio era volto a verificare il legame tra reazione biologica allo stress e rischio di sviluppare di sintomi di natura psicologica. Ed ecco la sorpresa: a quanto pare le persone cui non aumentano la frequenza cardiaca e la pressione in condizioni di stress sono più a rischio di sviluppare problemi di salute mentale quali il disturbo da stress post-traumatico (PTSD).  In altre parole coloro che si mostrano meno emotivi nel rispondere allo stress, sono in realtà più sensibili allo stesso, e hanno un rischio maggiore di sviluppare patologie collegate.

La prima parte della ricerca è stata effettuata a febbraio di quest’anno. I 120 ragazzi coinvolti sono stati messi in una condizione particolarmente stressante creata artificialmente. Durante la prova è stata loro misurata pressione sanguigna e frequenza cardiaca. Dovevano effettuare rapidi calcoli a mente, mentre erano davanti a uno specchio e venivano ripresi da una telecamera. In questo modo veniva fortemente stimolata la competizione tra loro e meccanismi di auto-valutazione e valutazione sociale, tutti fattori in grado di aumentare i livelli di stress, e in questo modo aumentare pressione e frequenza cardiaca.

La seconda parte si è tenuta tra marzo e aprile, in pieno periodo di emergenza pandemica, e quindi in una fase in cui il carico di stress di tutti noi, e dei partecipanti, era particolarmente alto. Una parte dei ragazzi è stata sottoposta a un test per valutare i sintomi del disturbo da stress post-traumatico. Ed è a questo punto che agli scienziati è balzato all’occhio un dato piuttosto singolare. Coloro che nel primo esame avevano prodotto meno cortisolo, l’ormone che regola lo stress e aumenta i battiti cardiaci, erano poi risultati più sensibili ai disturbi psicologici quali il PTSD. Coloro che invece avevano avuto una risposta più “emotiva” al primo esame, se la cavavano decisamente meglio nel secondo, evidenziando una migliore resilienza.

“Poiché i risultati suggeriscono che gli individui con una ridotta risposta allo stress attivo possono essere a maggior rischio di esiti negativi sulla salute mentale, potrebbe essere utile offrire loro un trattamento preventivo o risorse nelle prime fasi dello stress o quando sono esposti a traumi”, ha dichiarato la professoressa Annie Ginty, docente presso il Dipartimento di Psicologia e Neuroscienze dell’ateneo statunitense e coordinatrice del progetto di ricerca.

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