Circa la metà dei bambini nel mondo è fortemente minacciata dagli effetti dei cambiamenti climatici. Non siamo “ancora” riusciti a risolvere il problema della denutrizione e della fame che continua a falcidiare vite che un’altra tegola cade su quella parte di popolazione mondiale già così tanto esposta e fragile. Per un quadro aggiornato sullo stato della denutrizione cronica consulta il rapporto FAO sull’alimentazione del 2020.
I numeri del rapporto sui cambiamenti climatici sono agghiaccianti! Un miliardo di bambini in tutto il mondo, su una popolazione totale di 2.2 miliardi (poco meno del 50%) è fortemente minacciata dalle conseguenze del cambiamento climatico. A rendere noti questi dati a dir poco allarmanti è il rapporto dell’UNICEF sulle crisi climatiche pubblicato il 20 Agosto 2021.
Il rapporto, lanciato insieme a Fridays for future (questo è il sito italiano di Fridays for Future) in occasione del terzo anniversario del movimento di protesta globale per il clima guidato dai giovani, dichiara che questi bambini affrontano una combinazione letale di esposizione a molteplici shock climatici e ambientali insieme a un’alta vulnerabilità dovuta a servizi essenziali inadeguati, come acqua e servizi igienici, assistenza sanitaria e istruzione. I risultati mostrano il numero di bambini colpiti oggi – cifre che probabilmente peggioreranno con l’accelerazione degli impatti del cambiamento climatico.
Il Children’s Climate Risk Index (CCRI) mostra che:
- • 240 milioni di bambini sono fortemente esposti alle inondazioni costiere;
- • 330 milioni di bambini sono fortemente esposti alle inondazioni fluviali;
- • 400 milioni di bambini sono fortemente esposti ai cicloni;
- • 600 milioni di bambini sono fortemente esposti alle malattie trasmesse da vettori;
- • 815 milioni di bambini sono fortemente esposti all’inquinamento da piombo;
- • 820 milioni di bambini sono fortemente esposti alle ondate di calore;
- • 920 milioni di bambini sono fortemente esposti alla scarsità d’acqua;
- • 1 miliardo di bambini sono fortemente esposti a livelli estremamente elevati di inquinamento atmosferico.
L’Africa il continente più esposto
Almeno 850 milioni di bambini (1 su 3) è esposto contemporaneamente a 4 di questi shock climatici e ambientali, mentre più di 330 milioni (1 bambino su 7) vive in aree esposte a 5 di questi eventi. Dal testo si evince una stretta relazione tra la variazione climatiche e le condizioni generali di assistenza nei diversi paesi del mondo. Minore è la qualità dei servizi (a cominciare da quelli sanitari) presenti in un paese, maggiore sarà il rischio a cui vanno in contro le popolazioni di questi paesi. Così la storia si ripete: le regioni dell’Africa centrale sono quelle con i più alti indici di rischio. In tutto i paesi fortemente a rischio sono 33, dove condizioni di assistenza precari e profondi cambiamenti climatici rischiano (o forse dovremmo dire promettono) i danni maggiori.
Una profonda diseguaglianza alla base degli effetti sui bambini
La direttrice generale dell’agenzia delle Nazioni Unite, Henrietta Fore ha commentato il rapporto dicendo che: “È la prima volta che abbiamo a disposizione dati così precisi sulla vulnerabilità dei bambini di fronte ai cambiamenti climatici.” Continua dicendo: “Questo quadro è terribile, in modo quasi inimmaginabile. Gli shock climatici e ambientali stanno minando l’intero spettro dei diritti dei bambini, dall’accesso all’aria pulita, al cibo e all’acqua sicura, all’istruzione, all’alloggio, alla libertà dallo sfruttamento e persino al loro diritto di sopravvivere. Praticamente la vita di nessun bambino ne sarà immune”
Grazie agli sforzi di Friday for future e dell’Unicef è ormai è palese che non si tratta più di un mero fatto climatico, ma investe pienamente i diritti fondamentali degli individui, la distribuzione e lo sfruttamento delle risorse, la deriva senza controllo che il sistema del consumo ha imposto alla specie umana. E’ lo stesso rapporto a porre in evidenza una profonda distorsione: i 33 paesi più a rischio emettono tutti insieme solo il 9% delle emissioni di CO2, contro il 70% emesso da solo 10 paesi, di cui solo uno è classificato come ad alto rischio.
“Il cambiamento climatico è profondamente iniquo: nessun bambino è responsabile dell’aumento delle temperature globali, ma saranno loro a pagare i costi più alti e i bambini dei paesi meno responsabili soffriranno più di tutti”, ha dichiarato Fore. “Ma c’è ancora tempo per agire. Migliorare l’accesso dei bambini ai servizi essenziali, come l’acqua e i servizi igienici, la salute e l’istruzione, può aumentare significativamente la loro capacità di sopravvivere a questi pericoli climatici. L’UNICEF esorta i governi e le imprese ad ascoltare i bambini e a dare priorità alle azioni che li proteggono dagli impatti, accelerando al contempo il lavoro per ridurre drasticamente le emissioni di gas serra.”
I bambini e le agenzie mondiali lavorano insieme! Ascoltare i bambini, diventare sensibili alle richieste, alle rivendicazioni e alle proposte che questi, con saggezza e senso di responsabilità, hanno la capacità di proporre è la strada migliore, più giusta per salvaguardare il futuro del pianeta e sopratutto il loro futuro, insieme a quello della stessa specie umana.
Dalla voce degli stessi giovani attivisti arriva la speranza: i movimenti continueranno a crescere, a battersi per ciò che è giusto… non hanno altra scelta- fanno dichiarato Farzana Faruk Jhumu (Bangladesh), Eric Njuguna (Kenya), Adriana Calderón (Messico) e Greta Thunberg (Svezia) di Fridays for Future, che hanno scritto la prefazione del rapporto e si uniscono per sostenerne il lancio. “Dobbiamo sapere a che punto siamo, affrontare il cambiamento climatico come una crisi, quale è, e agire con l’urgenza necessaria per assicurare che i bambini di oggi ereditino un pianeta vivibile”.
Nkosi from Zimbabwe, Mitzi from the Philippines, Tahsin from Bangladesh and @GretaThunberg from Sweden are calling for urgent climate action.
In their words, what the world is doing is not enough. The climate crisis is a child rights crisis. pic.twitter.com/l32wRocVZM
— UNICEF (@UNICEF) August 20, 2021
D’altra parte l’UNICEF chiede a tutti gli attori interessati di :
- • Aumentare gli investimenti per l’adattamento climatico e la resilienza nei servizi chiave per i bambini. Per proteggere i bambini, le comunità e i più vulnerabili dai peggiori impatti di un clima che sta già cambiando, i servizi fondamentali devono essere riadattati, inclusi l’acqua, i servizi igienico-sanitari, la salute e i servizi di istruzione.
- • Ridurre le emissioni di gas serra. Per evitare i peggiori impatti della crisi climatica, è necessaria un’azione completa e urgente. I paesi devono ridurre le loro emissioni di almeno il 45% (rispetto ai livelli del 2010) entro il 2030 per mantenere il riscaldamento a non più di 1,5 gradi Celsius.
- • Fornire ai bambini una formazione sul clima e “competenze verdi”, fondamentali per il loro adattamento e la loro preparazione agli effetti del cambiamento climatico. I bambini e i giovani affronteranno tutte le conseguenze devastanti della crisi climatica e dell’insicurezza idrica, eppure ne sono i meno responsabili. Abbiamo un dovere verso tutti i giovani e le generazioni future.
- • Includere i giovani in tutti i negoziati e le decisioni nazionali, regionali e internazionali sul clima, anche alla COP26. I bambini e i giovani devono essere inclusi in tutti i processi decisionali relativi al clima.
- • Assicurarsi che la ripresa dalla pandemia da COVID-19 sia green, a basse emissioni di carbonio e inclusiva, in modo che le capacità delle generazioni future di affrontare e rispondere alla crisi climatica non siano compromesse.