Se vi è capitato di provocarvi un piccolo taglio mentre preparavate la cena, o qualche altro piccolo incidente durante le vostre attività e siete ancora qui a leggere, avete sicuramente sperimentato con successo la forza guaritrice della natura. E’ strano di questi tempi parlare di potenti forze della natura che regolano la vita ed hanno il potere di guarire, sembra di sentir parlare invasati appartenenti a sette che si preparano alla fine del mondo, con i cappucci che brandiscono incensieri…
Ma fatto sta che quella ferita che ci siamo procurati ha messo in moto un processo complesso ed articolato che si è occupato prima di tutto di arrestare la fuoriuscita di sangue, che grazie all’aumento di piastrine e fibrina lo ha reso denso e vischioso, rioccupando lo spazio lasciato vuoto, ciò ha provocato una disidratazione utile a costruire la crosta, una protezione dall’aggressione degli agenti esterni, sotto la quale il nostro corpo continua il lavoro, prima combattendo con i batteri indesiderati grazie all’intervento dei globuli bianchi (macrofagi), il liquido bianco intorno alle ferite è il segno di questo lavoro; poi una volta reso sicuro l’ambiente inizia il lavoro di ricostruzione dei tessuti, dei capillari e dell’epidermide, fino alla completa e perfetta ricostruzione, o nei casi più gravi alla migliore ricostruzione possibile, in questi casi conserveremo le nostre amate ed odiate cicatrici. E’ un’opera affascinante e grandiosa, ma cosa mette in sintonia questo complesso meccanismo? Sicuramente la chimica e la fisica ci spiegano bene il come ma evidentemente alla base c’è qualcosa di più capace di organizzare il sistema, andiamo e vedere più da vicino.
Questo complesso processo, anche se messo in atto per un piccolo incidente, che non costituisce un pericolo immediato per la nostra vita, ha come fine ultimo la conservazione prima, ed il ripristino poi delle migliori condizioni vitali possibili. Qualunque sia la condizione vitale questo processo “intelligente” opererà sempre per garantire e conservare la vita dell’organismo. Questa è la forza risanatrice della natura, quella che Ippocrate ed i suoi successori chiamavano Vis Medicatrix Naturae. Ancora oggi, per fortuna, molte strategie terapeutiche, tra cui l’Omeopatia, mettono questa forza al centro della loro azione, non sostituendosi in alcun modo al suo lavoro con farmaci di sintesi per esempio, ma attraverso quegli interventi che possono stimolarla o rafforzarla, nel rispetto della sua essenziale e insostituibile legge di funzionamento.
Forse ti chiedi che differenza c’è tra raggiungere la guarigione attraverso l’azione di questa capacità del corpo e raggiungerla attraverso la somministrazione di un farmaco di sintesi, che per sua natura si preoccupa di fare tutto da solo, al nostro posto? Beh forse non c’è nessuna differenza, a patto che questa guarigione sia stata raggiunta senza provocare alcun danno o effetto indesiderato di altro genere, cosa che purtroppo ancora oggi, nonostante tutti gli sforzi, non si è ancora riusciti ad annullare del tutto in questi farmaci; a patto che porti ad uno stato di salute prolungato se non addirittura permanente, e aggiungo anche che si sia rivelata un’esperienza per il nostro organismo, cosa di cui porterà memoria, e di cui saprà fare tesoro ove dovesse tornargli necessario per il ristabilimento della buona salute, pensa per esempio alla capacità che il nostro sistema immunitario ha di apprendere dalle passate infezioni.
Ma a dire il vero ci sono anche altre motivazioni, forse di natura direi culturale, che a parità di risultato mi fa preferire un intervento medico che agisce in sintonia con la natura umana, che si serve di preparati derivanti direttamente dalla natura, la stessa natura alla quale apparteniamo, questo senza mai chiudere le porte ad altre strategie terapeutiche che in alcuni sono e rimangono indispensabili… infondo il fine ultimo della medicina, di tutte le diverse strategie terapeutiche, non è il come si arriva alla guarigione, ma la guarigione stessa dell’uomo malato.